La democrazia dei creduloni

Vincenzo Pinto

di Gérald Bronner, Aracne, 252 pp., 16 euro

Le Ecclesiaste bibliche ci dicono che “chi accresce la conoscenza accresce il dolore”. Oggi si può tranquillamente dire che la conoscenza accresce la frustrazione. L’uomo contemporaneo è frustrato perché avverte tutta la propria inadeguatezza di fronte a processi storici incontrollabili. Eppure siamo immersi da notizie, da informazioni, da visioni delle cose più o meno veritiere, più o meno manipolate. La frustrazione derivante dall’impossibilità di capire le cose può sì produrre una certa arrendevolezza di fronte all’enormità dell’universo (come succedeva col sublime kantiano). Più probabile è che essa produca il contrario: l’autoglorificazione del proprio labirinto mentale. Il testo del sociologo Gérald Bronner, già autore di lavori dedicati alla forbice tra conoscenza e ignoranza, è un importante tassello per chiunque voglia cercare di capire (e di capirsi) senza affondare nelle sabbie mobili dell’ironia, del fatalismo o del risentimento. Il titolo è chiaro: la democrazia massmediatica di oggi tende a creare creduloni per via della liberalizzazione incontrollata dell’informazione e della stessa “personalità democratica”. Ebbene sì, mentre fino a pochi decenni fa sociologi, filosofi, psicologi e quant’altro si arrovellavano sulla “personalità autoritaria”, oggi invece si cerca di capire dove stia conducendo la libertà di parola quasi incontrollata che regna nelle democrazie occidentali. La risposta di Bronner è semplice: alla dabbenaggine. Intendiamoci, se in passato le colpe erano imputate ai poteri tradizionali (alle chiese), oggi l’oscurità è imputabile alla razionalità umana. Ed ecco che le Ecclesiaste rientrano prepotentemente in gioco: se è vero che la conoscenza umana cresce in termini geometrici, mentre quella individuale in termini aritmetici (giusto per rievocare un vecchio distinguo malthusiano), lo è altrettanto che la mente umana, checché ne pensassero gli illuministi (Kant in primis), non ha una razionalità universale e universalizzabile. Ha molti coni d’ombra, come peraltro faceva notare Bacone con gli idola fori. Le teorie cospirazionistiche non sono l’espressione di qualche mente diabolica e isolata oppure di imbecilli patentati, semmai di un sentire individuale piuttosto diffuso che porta l’uomo democratico a congetturare collegamenti inesistenti, a cercare un nemico, un capro espiatorio sulla base della propria “ignoranza”. Un nemico incarnato nell’ebreo oppure in zio Sam, nel finanziere avido o nel politico corrotto. Che fare? Bronner propone metodo e umiltà. Ciò che manca oggi è la fiducia nella conoscenza degli esperti. Bisogna fidarsi del proprio prossimo. Ma l’uomo democratico del XXI secolo sarà in grado di farlo?

 

LA DEMOCRAZIA DEI CREDULONI
Gérald Bronner
Aracne, 252 pp., 16 euro

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