I Balcani dopo i Balcani

Matteo Matzuzzi
Egidio Ivetic
Salerno, 110 pp., 8,90 euro

    Capire di cosa si stia parlando quando si dice “Balcani” può risultare affare assai complicato, tant’è che ormai ben pochi lo fanno. Si preferisce discorrere di Europa sud-orientale, e non solo su un piano prettamente geografico, ma anche nel discorso politico, sociologico e storico. Tuttavia – ed è questa la grande novità –  lo si fa pure “nella presentazione che di se stessa si dà quest’area europea”. Forse, scrive Egidio Ivetic, “è un tornare con i piedi per terra; rendere il sud-est europeo non solo geografia; e rifuggire l’alone di mito che sembra pervadere i Balcani”. Anche perché questi, “se pronunciati, evocano più immaginari che realtà”, visto che l’Europa sud-orientale “appare come qualcosa di neutro e quindi libero da preconcetti e da aspettative”. In otto brevi capitoli, l’autore spiega con chiarezza cosa siano i Balcani dopo i Balcani: non è un gioco di parole, ma è l’immagine più appropriata per descrivere e indagare come quell’area tormentata e (perché no?) misteriosa sia cambiata. Il sottotitolo, “eredità e identità”, certifica che un mutamento c’è stato e attende solo d’essere chiarito. Si parte da lontano, da Bisanzio, tappa fondamentale per comprendere l’evoluzione successiva nel corso dei secoli, quando quella regione diverrà terra di conquista per tanti, caratterizzandone ineluttabilmente la cultura, la società, la storia. “C’è molta storia che condiziona il presente e l’identità. E se c’è un senso di comunanza”, osserva l’autore, “esso è proprio quello del rapporto tormentato con un passato esterno al canone classico della storia europea. Senza Carlo Magno e Rinascimento, per capirci. Con l’oriente dentro di sé, o presso di sé”. Meritano d’essere approfonditi i capitoli sulla deottomanizzazione e la modernità, senza tralasciare le pagine sulla “Turchia d’Europa”. La penna è quella dello storico che da una vita s’occupa di Europa sud-orientale e di Adriatico, ma il tema appare quanto mai attuale.  Traspare, quasi come un filo conduttore, la ciclica disillusione verso il “mondo nuovo”, quell’ovest a lungo bramato che alla fine s’è aperto ai Balcani: un occidente che, visto dalle propaggini balcaniche, si è rivelato in questi ultimi anni come una vita senza poesia, senza significati profondi di immedesimazione. Un insieme di prodotti, di merci, di retoriche, di parole vacue, di cose già viste, che si disperdono quando misurate con la realtà del contesto in cui si vive”. Del resto, chiosa Ivetic, “nulla sembra cambiare per le culture nazionali nell’integrazione europea. Esse rimangono salde nella loro narrazione”.


    I BALCANI DOPO I BALCANI
    Egidio Ivetic
    Salerno, 110 pp., 8,90 euro

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.