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Lettere

Nobel per la Pace a Volodymyr Zelensky? Dove si firma?

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Perché meravigliarsi se Nicola Gratteri avrà un programma in tv? In fondo il superprocuratore si limiterà solo a cambiare posto negli studi dove è ospite fisso da anni.
Giuliano Cazzola

Siamo passati rapidamente dalla magistratura che usa gli ingranaggi della televisione per farsi pubblicità alla televisione che usa gli ingranaggi della magistratura per fare audience. Separare le carriere dei magistrati da quella dei conduttori non è una riforma meno urgente rispetto all’altra separazione delle carriere.


Al direttore - Con mia somma sorpresa (vista l’accuratezza con cui viene abitualmente pubblicata l’edizione settimanale AI del Foglio), devo segnalare, con il cuore sanguinante di interista “zero tituli”, l’enorme e insolita quantità di imprecisioni nell’articolo nelle intenzioni “consolatorio” “Non tifo ma vi capisco” di martedì 8 luglio. Sono uscito dalla lettura frastornato e (come interista) ancora più depresso: sia per gli errori all’interno dell’articolo (Thiago Motta non è mai stato allenatore della Beneamata) sia per la convinzione che l’AI, tifosa forse di qualche avversaria un po’ birichina e un po’ cialtrona, ci abbia voluto prendere in giro invece di consolarci. Non so se riusciremo a perdonarla. Comunque, buon lavoro a tutta la redazione.
Carlo Candiani

Errori lasciati volutamente, caro Candiani, da interista capisco la sua frustrazione. Ma è interessante anche questo: l’AI sa fare molte cose, ma quando parla di sport, e di calcio in particolare, va totalmente in tilt. Curioso ma istruttivo. 


Al direttore - Nelle pagine della “Fenomenologia dello spirito” (1807) dedicate al rapporto signoria-servitù, Hegel ricorda la parola d’ordine “Libertà o morte!” ricamata sulle bandiere durante la Rivoluzione francese. La libertà è infatti una rischiosa conquista: la merita soltanto chi mette in gioco la propria vita pur di non sottomettersi a una forza tirannica. Merita invece di servire chi, per viltà, baratta la libertà con la propria sopravvivenza. Non lo fece Winston Churchill con Hitler. Non lo fecero i partigiani italiani con i nazifascisti. Non lo sta facendo da tre anni e mezzo il popolo ucraino con un autocrate spietato e sanguinario. Comunque andrà a finire la guerra, la sua lotta resterà una nobile testimonianza di quanto affermava sempre Hegel nella “Enciclopedia delle scienze filosofiche” (1817): “[…] e se un popolo non sogna di volere essere libero, nessun potere umano potrà tenerlo nella schiavitù del mero doloroso esser-governato”. Netanyahu, con discutibile piaggeria, ha proposto di insignire del premio Nobel per la Pace Trump. E se invece il comitato norvegese decidesse di assegnarlo, se non a Zelensky, a Kyiv? Pensi, caro Cerasa, al significato straordinario e dirompente che potrebbe avere questa scelta.
Michele Magno

Lo abbiamo scritto un anno fa. Non c’è nessuno al mondo che sta facendo più del presidente ucraino per inviare un messaggio ai dittatori del pianeta: la democrazia sa come difendersi dalle aggressioni dai nemici della libertà. Nobel per la Pace a Zelensky? Dove si firma?

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