
(foto Ansa)
lettere
Cara Elly, ci si arma per difendere la pace. Serve un disegno?
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Un bombardamento israeliano ha “gravemente danneggiato” due giorni fa, in piazza Palestina a Teheran, il cosiddetto orologio “della Distruzione di Israele”, installato nel 2017 a scandire il tempo mancante alla obliterazione dello stato ebraico, che la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Khamenei, aveva pronosticato per il 2040. Pare che un piccolo ma impavido gruppo di pro Pal italiani si sia già offerto per andare a restaurarlo, con collegamenti radiotelevisivi a reti unificate.
Nicoletta Tiliacos
Al direttore - Mi par di capire che la tregua con Israele ha aperto uno scontro dagli esiti imprevedibili tra i vertici politici e militari di Teheran. Non penso che il regime degli ayatollah abbia le ore contate. Ma forse la strada buona è stata imboccata.
Michele Magno
A proposito di difesa. Ieri, al Senato, è andato in scena un siparietto interessante. Giorgia Meloni, sul tema del riarmo, ha detto, magnificamente, di pensarla come gli antichi romani: “Si vis pacem, para bellum”. Ovvero: “Quando ci si dota di una difesa, non lo si fa perché si vuole attaccare qualcuno. Noi sappiamo che la pace è deterrenza e lo condividiamo, anzi, piuttosto se si hanno dei sistemi di sicurezza e di difesa solidi, si possono più facilmente evitare dei conflitti”. Risposta di Elly Schlein: “A Giorgia Meloni vorrei dire che rispetto a 2.000 anni fa il mondo ha fatto dei passi in avanti nella risoluzione delle controversie. Preparare la guerra, come pensa lei, è il contrario di quello che serve e vuole l’Italia”. In 2.000 anni di storia, in effetti, molto è cambiato. Ma quello che forse nessuno avrebbe mai pensato di ritrovarsi di fronte oggi è un leader di un grande partito che non solo non fa nulla e non dice nulla per lanciare appelli accorati contro il riarmo delle autocrazie. Fa molto di più. Sceglie, come il suo compagno di banco Giuseppe Conte, di considerare il riarmo europeo, e italiano, come un problema per la pace futura, senza capire che le democrazie che non si difendono sono democrazie che lavorano per essere più vulnerabili e non per essere più desiderose di costruire ponti, di muoversi per la pace. Si vis pace, para bellum, diceva Vegezio tra il IV e il V secolo d. C., nel suo trattato “Epitoma rei militaris”. Si potrebbe aggiungere, per rendere il messaggio più comprensibile alla leader del Pd, una chicca da “Pharsalia”, poema in dieci libri scritto da Marco Anneo Lucano (39-65 d. C.), poeta romano e nipote di Seneca. “Arma tenenti omnia dat qui iusta negat”. Chi rinuncia al giusto, arma il tiranno. Se serve, favoriamo un disegno.
Al direttore - Mentre l’Europa vorrebbe semplificare e alleggerire gli obblighi per imprese e cittadini, sempre nuove norme spesso decise nella scorsa legislatura si affacciano con gli inevitabili carichi burocratici che si portano appresso. E’ il caso per esempio della nuova direttiva sul “green washing” detta anche “Green Claims Directive”, che nell’intento certamente lodevole di porre fine a una sequela di generiche dichiarazioni sulla compatibilità ambientale di molti prodotti, un marketing verde spesso privo di ogni sostanza, obbliga però a numerosi adempimenti, a cominciare da una certificazione redatta da organismi terzi, che sia basata su prove scientifiche certe. E che deve riguardare anche le varie componenti di un prodotto provenienti dai più svariati fornitori di diverse parti del mondo. Un lavoro non da poco. Inevitabile quindi che si sia acceso uno scontro innescato dalle destre ma a cui prestano orecchio interessato i Popolari europei, in particolare i tedeschi, non più disposti a subire gli attacchi delle destre che parlano alle imprese europee e ottengono consenso proprio sulla contestazione degli eccessi del Green deal europeo. E inevitabile è arrivata la controreazione dei socialisti europei che accusano i popolari di aver tradito il Green deal e di mettere così in discussione la maggioranza costruita intorno al programma presentato da Ursula von der Leyen. Con i tempi che corrono e con le altre e maggiori emergenze che l’Europa deve affrontare, guerre e dazi tanto per cominciare, sarebbe forse il caso di lavorare a un onesto compromesso, senza alzare bandiere ideologiche su un argomento certo importante ma che non credo scaldi i cuori europei, se non per il malumore che ancora una volta rischia di aumentare fra chi si vede sottoposto a ulteriori adempimenti burocratici. Forse si potrebbero evitare molte norme di dettaglio e limitarsi a mettere in campo poche norme dissuasive.
Chicco Testa