Lettere

Voto di scambio e garantismo. Non conviene fare a gara a chi è più puro

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ho letto una dichiarazione del Pd che mi ha colpito sul caso degli arresti per voto di scambio a Palermo, che hanno coinvolto un esponente di Fratelli d’Italia. Leggo: “Noi siamo garantisti sempre e siamo certi che i componenti di FdI della commissione di Vigilanza Rai, così come i capigruppo Foti e Malan, interverranno oggi per chiedere con forza ai telegiornali del servizio pubblico di non nascondere le notizie e fare informazione sul caso dell’esponente del loro partito arrestato per mafia e voto di scambio. La coerenza prima di tutto – aggiungono – visto che sono stati proprio loro nei giorni scorsi ad annunciare una fantomatica ‘nuova governance della Rai e dei tg dove le notizie non si silenziano e si danno nel rispetto del pluralismo e del diritto di cronaca’. Siamo certi che questo avverrà oggi”. A brigante, brigante e mezzo?
Marco Tarini

A fare a gara a fare i puri, diceva un vecchio saggio, ci sarà sempre qualcuno più puro che alla fine poi ti epura.


 

Al direttore - Ha ragione Marco Leonardi, “il problema principale delle imprese non sono gli investimenti ma è trovare persone che abbiano le competenze per lavorare ai nuovi prodotti nei nuovi mercati”. Nel 2024 il nostro paese ha bisogno di un dialogo serio, e non ideologico, sul ruolo dei percorsi educativi. Scuola, formazione e post diploma (Its e università) danno risposte così come sono pensate e strutturate? No. Lo dicono i numeri, le statistiche e le percentuali dei Neet giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, della disoccupazione giovanile, dei ragazzi che nei sondaggi di Alma Diploma affermano di aver sbagliato scuola. Lo ribadiscono i dati sulla dispersione. Sia quella esplicita, i ragazzi che lasciano la scuola, che nel 2022 è stata dell’11,5 per cento, che la dispersione implicita, quella che riguarda chi, pur conseguendo il titolo non ottiene i risultati minimi richiesti per accertare le competenze considerate di base dalle prove Invalsi, che nel 2023 è stata dell’8,7 per cento. Possiamo interrogarci se questi dati siano colpa nostra e non dei ragazzi? Forse è il caso di prendere in considerazione che non sono i ragazzi ad essere “bamboccioni”, “choosy”, svogliati, ecc… ma è il sistema di istruzione che non aiuta. Ogni ragazzo ha un talento – anche lavorativo – e lo scopre insieme agli adulti e senza muri ideologici. L’istruzione non deve essere funzionale al mondo produttivo. Giusto, ma deve essere funzionale allo sviluppo del paese e deve consentire a tutti di seguire il percorso scelto. Nell’anno scolastico in corso gli iscritti a istituti tecnici e professionali sono stati il 43 per cento. Cercano una scuola che insegni e prepari; che sia fatta di conoscenze e di competenze, che tenga insieme “sapere” e “saper fare”. Cercano percorsi di scuola con collegamenti con il mondo del lavoro ma non lo trovano perché oggi questo collegamento quando c’è è relegato agli ultimi anni, gli stage sono minimi e il post diploma professionale (Its o lauree professionali) non decolla. Eppure le risorse ci sono, sempre Leonardi ricorda il finanziamento di 1,5 miliardi per il sistema Its fino al 2026, ma i numeri degli iscritti sono ancora bassi. Il percorso universitario fatica a trovare soluzioni professionali e la scuola ancora è bloccata e parlare di cambiamenti sembra impossibile. A scanso equivoci dobbiamo essere molto chiari, soprattutto per quanto riguarda la scuola. Non penso assolutamente che i percorsi debbano essere un “avviamento al lavoro”. A scuola si diventa adulti, si forma la coscienza critica, le materie che tutti conosciamo servono eccome, aprono la mente e aiutano a crescere. Ma oltre a questo e soprattutto nei tecnici e professionali è fondamentale cambiare, aumentare le ore di laboratorio, inserirle anche nel biennio, rivedere le materie di insegnamento, aumentare gli stage e le esperienze esterne alla scuola. Serve soprattutto un dibattito, un dibattito serio e non ideologico, che parta dalla premessa che la scuola e tutti i percorsi educativi sono fatti per i ragazzi e quindi devono puntare al meglio, a migliorarsi non alla mediocrità. Un dibattito così aiuterà anche a tenere in piedi l’industria italiana ma soprattutto aiuterà i ragazzi a seguire la propria strada, quella che hanno scelto.
Gabriele Toccafondi
 

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