lettere al direttore

Il caso De Angelis e il triangolo di Meloni: Dio, patria e famigghia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Di madame de Villeparisis – racconta il prof. Cassese nel pezzo di ieri a mia firma – Proust diceva: “E’ passata accanto a cose grandi senza accorgersene”. Affascinato dalla conversazione col professore, io stesso sono passato accanto a cose grandi e, senza avvedermene, ho prodotto tre informazioni imprecise. La prima: il professore ha insegnato Diritto amministrativo e pubblico, non internazionale. La seconda: Calamandrei fece tradurre e pubblicare “Una costituzione per il mondo”, non “I fondamenti della Repubblica mondiale”. La terza: la cattedra alla Sorbona l’ha avuta non Tocqueville, ma François Guizot. Grazie al professore per la segnalazione.
Marco Archetti

 


  

Al direttore - Non è caduto sui fascisti, è caduto sui parenti. Ci dice qualcosa la storia di De Angelis, caro Cerasa?
Lucia Marroni

La storia di Marcello De Angelis  – che in passato è stato per qualche tempo cognato della premier – è lo specchio di un problema reale che esiste nel mondo del melonismo. De Angelis si è messo nei guai da solo per aver sostenuto che Fioravanti, Mambro e Ciavardini non c’entrassero nulla con la strage fascista di Bologna del 2 agosto 1980 (per la quale sono stati condannati). Ma alla fine le sue dimissioni sono arrivate perché ha assunto in regione Lazio, di cui fino a ieri era il capo della comunicazione, il fratello della compagna: il cognato. Il mondo meloniano, con la famiglia, ha un rapporto tribale. A capo di Fratelli d’Italia c’è la sorella di Giorgia Meloni. Il capo delegazione di Fratelli d’Italia al governo è il cognato di Giorgia Meloni. A creare problemi a Meloni, ultimamente, ci si è messo anche il suo fidanzato di Meloni, Andrea Giambruno, che dalle reti Mediaset offre spesso spunti di riflessioni che diventano per le opposizioni occasioni per provare a dare fastidio alla premier. A creare guai al governo, poi, sono state anche le parole utilizzate da Ignazio La Russa, presidente del Senato, per difendere il figlio dalle accuse di violenze. E prima ancora del figlio, La Russa ha avuto qualche problema con il fratello, Romano, oggi assessore in Lombardia, che un annetto fa si fece riprendere a un funerale mentre faceva il saluto romano (r minuscola). Nulla di drammatico, cose che capitano, come racconta oggi Sergio Soave a pagina quattro. Ma quando la tribù famigliare diventa il vero core business della tua classe dirigente non ci si può stupire se la tua tribù diventa per i tuoi avversari il bersaglio perfetto per provare a metterti in difficoltà. Dio, patria e famigghia. 

 


 

Al direttore - Furono battezzate quasi per scherzo “le sorelle latine”. Ma oggi, come per sfidare la sorte, Francia e Italia sorelle lo sono diventate sul serio, al di là dei frequenti screzi tra il presidente francese Emmanuel Macron e la premier italiana Giorgia Meloni. Sperimentando la vecchia tecnica delle “convergenze parallele” tra forze elettorali antagoniste, entrambe populiste. Con lo scopo non di fornire dei programmi credibili, ma soltanto di poter mettere in difficoltà i governi in carica. Un esempio? L’ecologia. Con la recente scoperta , nei due paesi, di vederne l’estrema destra invaghita d’un colpo. Da non credere. Hanno cominciato i nazionalisti francesi facendo loro la causa ambientale, integrandola a una serie di scelte capaci di rendere difficile la distinzione fra estrema destra ed estrema sinistra, fra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon. Questi due si erano già espressi in coro per reclamare “più stato e meno mercato”, e poi per difendere il femminismo; per denunciare i “super profitti delle multinazionali” e le “lentezze dell’Europa” e, malgrado i loro trascorsi filo Putin, per fingere di sostenere , ma con aria disinvolta e quasi distratta, la battaglia di Zelensky per l’indipendenza. E veniamo all’Italia. L’evoluzione è paragonabile. I temi evocati? Uguali. Unica differenza: l’accento messo sul salario minimo allorché in Francia si mira di più a contrastare la riforma macroniana, in verità molto ragionevole, delle pensioni. Ma, senza ricordare altre convergenze parallele sul terreno economico e  finanziario (che dire degli applausi dei Cinque stelle e del Pd alla grossolana extra tassa sulle banche del tandem Meloni-Salvini?), anche in Italia la lotta per l’ambiente avvicina, eccome, le forze di estrema destra, facendole costeggiare e corteggiare le sinistre estreme. Col risultato che in Italia sono ormai due i blocchi elettorali populisti che sembrano fronteggiarsi ma finisco spesso con l’essere complici: il campo del M5s, della sinistra italiana e di parte del Pd da un lato; il campo Meloni/Salvini dall’altro. Col centro berlusconiano-renzo-calendiano ridimensionato in partenza dai due giganti estremisti, oltre che dalle loro surreali beghe interne. In Francia invece ci sono il “campo melenchonista” dei partiti di sinistra e il “campo Le Pen” che domina la destra. Col “macronismo liberale” ancora al potere, ma sgominato di fatto dai due schieramenti così opposti ma così analoghi. “Sorelle latine” la Francia e l’Italia? Sorellastre accecate dell’Europa del sud, incapaci di superare la vecchia dichotomie destra/sinistra ? Condannate a un eterno ballottaggio bipolare? I libri di storia ce lo diranno.
Marcelle Padovani

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