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Lettere

L'alleanza tra Pd e Azione: l'occasione di dare risposta a un elettorato fluido

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Co-Azione a ripetere.
Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Conte: “Il Pd ci ha mancato di rispetto”. Jorge Luis Borges: “Io non parlo di vendette né di perdoni; l’oblio è l’unica vendetta e l’unico perdono”.
Michele Magno

 

A proposito di oblio e vendette. Non vedere Matteo Renzi e Carlo Calenda insieme, in uno stesso schieramento, ripensateci!, è un’opportunità persa per il centrosinistra, ma se davvero esiste, come sostiene Renzi e come sosteneva Calenda, un elettorato fluido, che non si riconosce in nessun partito, né in quelli di centrodestra né in quelli di centrosinistra, avere un partitino che accetta di misurarsi con i due poli potrebbe essere un’occasione ghiotta. Operazione difficile, forse impossibile, ma gustosa da seguire. Chissà.

 


 

Al direttore - Mi è piaciuto molto, sabato, il commento di Giuliano Ferrara (“E’ un’eresia sì. Ma se applicano la regola del doppio mandato non ci sono più storie: l’efficace riformismo dei grillozzi è una realtà da studiare”) che come dice lui ha rischiato di finire nel girone infernale delle lettere “Riceviamo e volentieri pubblichiamo”. Lo considero una provocazione non sciocca con un discreto tasso di aderenza alla realtà spesso sottaciuto. Non sono d’accordo su tutto. Non sposerei tutte le mosse dei Cinque stelle: il Reddito di cittadinanza sì, ma declinato diversamente, il bonus facciate altrettanto. Non sono convinto che i soldi del Pnrr siano merito di Giuseppi, piuttosto della saggezza ordoliberale di Angela Merkel. Ma tutto si ferma davanti all’idea di dare seguito alla promessa del doppio mandato. E non solo perché, come scrive Ferrara, escono dalle liste personaggi mediocri e discutibili, ma perché è una promessa difficile cui si dà seguito interrompendo il ciclo della “corruzione” poltronara. Di ciò va dato loro atto. Questo paese ha bisogno di laicità, deve riconoscere la verità anche quando si cela dietro all’opera di avversari scomodi. Un po’ come dire: i fatti separati dalle opinioni. Sempre.
Marco Cecchini

 


 

Al direttore - L’esecutivo di unità nazionale guidato da Draghi ha inaugurato una stagione dei doveri anche sul fronte della parità di genere, da cui non si può recedere: un percorso di riforme e investimenti che non ha precedenti nella storia recente e che va proseguito con coerenza e rigore. Strettamente correlata alle misure previste dal Pnrr, la Strategia nazionale per la parità di genere rappresenta un vincolo e un patto prioritario per ridurre i gap di genere e favorire così la ripartenza di tutto il paese. La certificazione di genere, il piano asili nido, il Family Act sono i frutti positivi di un’inedita e proficua convergenza che va portata avanti con convinzione e sollecitudine. Tra poco più di due mesi, l’Italia avrà un nuovo Parlamento che la dovrà guidare fuori dalla tempesta perfetta che soffia in tutta Europa. Per non esserne spazzati via, serve una leadership matura e responsabile, una classe dirigente con le competenze, l’autorevolezza e l’onestà per affrontare e risolvere le criticità che minano lo sviluppo sostenibile del paese e al contempo per trasformare le opportunità del presente in crescita del futuro. Il mio appello, e quello della Fondazione Marisa Bellisario, è che le donne siano protagoniste e artefici di quel modello di economia e società che potrà traghettarci fuori dalle sabbie mobili della recessione economica, dell’acuirsi delle diseguaglianze, della denatalità, dell’immobilismo formativo e culturale. Chiediamo con forza che competenze, visione, lucidità, lungimiranza ed etica femminili contaminino la politica e le istituzioni: solo la forza dei numeri potrà far sì che accada. Alle forze politiche che si candidano a guidare l’Italia, chiediamo una leadership paritaria, che non sacrifichi la metà delle intelligenze e degli interessi del paese. E sappiamo che la leadership non passa dalle leggi elettorali ma dalla volontà politica dei partiti. Non una concessione ma il riconoscimento che solo una guida condivisa sarà in grado di individuare quella sintesi progressiva e riformista che serve all’Italia. Questo sarà il vero cambiamento che ci convincerà a sostenere i partiti che chiederanno il nostro voto, non la promessa di candidature, di facciata, per metà femminili. Chiediamo ai partiti l’impegno concreto, in campagna elettorale e nella definizione delle liste, di un Parlamento in cui le donne siano la metà degli eletti. 
Lella Golfo 
presidente Fondazione Marisa Bellisario

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