Lettere

Efficaci riformisti per riforme oscene: grillozzi da studiare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Calenda: “Con una coalizione così [con Fratoianni e Bonelli] facciamo ridere”. No, piangere.
Michele Magno

Spettacolo penoso, speriamo in un finale da sballo. Ma un consiglio per il futuro: le trattative meglio non farle su Twitter. Smack.

 


 

Al direttore - Le sortite di Giuliano Ferrara di solito mi provocano piacere e interesse. Ma la celebrazione del grillozzismo quale “efficace riformismo” (Foglio, 30 luglio ’22) ha l’aria di una presa in giro talmente sottile da apparire un inafferrabile ghirigoro. La stagione dei Cinque stelle è stata per lo più grottesca incluso il terrapiattismo e i Protocolli dei savi di Sion. Nonostante che il sociologismo a buon mercato la nobiliti come positiva espressione della protesta, non si può ignorare la profonda ferita che lascia nella vita politica e civile italiana. Le iniziative dei grillini si sono risolte in verbose parodie. Il taglio delle “poltrone”, lungi dall’essere una razionalizzazione della rappresentanza in senso antipartitocratico, ha avuto l’effetto di consegnare l’istituzione alle gerarchie di partiti e gruppetti in nome di un fasullo risparmio del pubblico denaro. L’idea della de-poltronificazione ha avuto così l’effetto di accrescere il discredito delle istituzioni etichettate come il luogo delle “poltrone”, erodendo ancor più la partecipazione elettorale. Perché, allora, non abolire l’intero Parlamento come vuole lo slogan di Grillo che lo qualifica come un’accozzaglia di zombi? Gli slogan pentastellati contro il potere legittimo e il sapere scientifico non hanno certo giovato a una più avveduta coscienza dei diritti individuali, ma solo alimentato i peggiori istinti dell’“uno vale uno” premesso dell’apologia dei social quale suprema espressione dell’essere umano. Il potenziale digitale come strumento di conoscenza e decisione è stato ridotto a un giochetto per decidere chi avesse più like per entrare in Parlamento. Una ragionevole riforma come il Reddito di cittadinanza è stata messa in mano al profeta giunto dal Mississippi e fatta passare per vittoria finale sulla povertà e soluzione magica dei problemi del welfare e del mercato del lavoro. Ormai i fasti pentastellati si avviano alla consunzione finale. A essi si sono talvolta accodati il principale partito della sinistra e altri gruppi di destra, centro e sinistra, attratti dal miraggio (o affinità elettiva?) della raccolta dei dividendi di un populismo che ha portato gli inconsapevoli maggioritari a occupare buona parte dei seggi parlamentari e a troneggiare nei talk-show che hanno scambiato i grillini per pensatori politici e i giornalisti giustizialisti per emuli di Indro Montanelli. Ma credere che la fuffa sparsa a piene mani prima dai Di Maio e Toninelli, poi dai Conte e Taverna, con la supervisione di Grillo, possa essere scambiata per una stagione di riforme equivale a giudicare la “rivoluzione giudiziaria” di Mani pulite come una grande purificazione politica. Guglielmo Giannini, che era un grande personaggio che avversò l’esarchia del Cln, a un certo punto attirò l’attenzione di Palmiro Togliatti e Benedetto Croce ma dopo tre anni svanì. Il duo Di Maio-Conte, poca cosa rispetto all’Uomo Qualunque, è durato nove anni e ha ammaliato quasi tutti i dirigenti del Partito democratico. E’ prevedibile che a questo giro i grillini d’ogni “scuola di pensiero” si estingueranno anche se qualche strapuntino sarà garantito all’avvocato di Padre Pio, al Che Guevara di Roma nord, e alle sindache emerite. Ma resterà profonda la ferita inferta alle istituzioni politiche, sociali e civili che anche nel nostro paese hanno reso unica e civilizzata la vita dell’occidente liberale. Chissà se, come e quando potrà essere rimarginata. Un saluto.
Massimo Teodori  

Caro Teodori, la sua lettera è tanto magnificamente appassionata quanto dolcemente superficiale. Si possono fare anche riforme oscene essendo allo stesso tempo riformisti particolarmente efficaci. Può piacere o no, ma i grillozzi, cinque anni fa, avevano molte idee, molti progetti e molti programmi. E quei programmi in buona parte sono riusciti a realizzarli. Nell’attesa che si estinguano, chi ama la politica, con la sua complessità, con le sue trasformazioni, con la sua non staticità, di fronte a questo fenomeno ha due opzioni possibili: provare a capire cosa è successo e mettersi a studiare oppure limitarsi a mandarli a quel paese, come farebbe un grillino. Ops! Un abbraccio.

 


 

Al direttore - Ho letto Lodoli sabato 30 luglio. Dove si firma? O meglio, come contribuire più concretamente? Considero l’appello molto seriamente, seguo Lodoli da sempre e lo condivido. Ossequi.
Jenny Kichelmacher 

In arrivo un’altra puntata!

 


 

Al direttore - In riferimento alle parole riportate tra virgolette legate a un articolo già uscito sul Monde, in qualità di ufficio stampa per l’Hotel Cala di Volpe, chiedo cortesemente e con urgenza che venga apportata la rettifica seguente: “Come detto al giornalista Lucas Minisini, la nostra policy aziendale è quella di non rilasciare nessun commento sui nostri ospiti o sulla situazione geo-economica dei loro paesi. Mi sono limitata a descrivere l’hotel, il suo nuovo restyling, e parlare dei 60 anni della Costa Smeralda. Ho incontrato il giornalista Lucas Minisini, solo perché espressamente richiesto da Bruno Moinard, l’architetto che si è occupato del restyling dell’Hotel Cala di Volpe. Quando il giornalista mi ha chiesto la possibilità di registrarmi, ho espressamente rifiutato e affermato che le informazioni ufficiali relative all’hotel sarebbero state inviate via email. Ho infatti inviato via email il fact sheet, che include numero di stanze e facilities. Il giornalista ha provato a ricontattarmi più volte con domande sui russi e dettagli economici correlati. In quell’occasione ho ribadito anche per iscritto che noi non rilasciamo informazioni né sui nostri ospiti né su aspetti di carattere economico, e ho affermato che le informazioni in suo possesso erano completamente sbagliate.  Le dichiarazioni che mi vengono attribuite sono dunque da considerarsi del tutto errate e illegittime. Cristina Gattu, Direttore Marketing & PR Hotel Cala di Volpe”.
Paola Dongu