Il paradosso della tolleranza applicato alle fandonie dei putiniani

Chi ha scritto al direttore

Al direttore - Non penso che “di genocidio ce n’è stato uno solo” (anche se la Shoah continua a sembrarmi un caso unico). Penso al Ruanda per esempio. Quanto all’Ucraina: capisco Biden che usa la parola “G.” per non passare dal Congresso. Ma certo: altro che denazificazione; qui sembra una deucrainizzazione. L’annientamento dell’entità Ucraina, per usare la parafrasi di un’espressione tristemente nota. 
Paolo Repetti

   

Ripasso utile. Convenzione del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite. Pronti? Via. “Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo; 
b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo; 
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; 
d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro”. 
Sufficiente per inquadrare cosa sta succedendo in Ucraina? Forse sì. 


 

Al direttore -  Mi permetta direttore di esprimerle un pensiero di compiacimento e di ringraziamento. Per la prima volta, mio malgrado purtroppo, ho ascoltato un dibattito con Antonio Caprarica con un giornalista russo. Notevole, non solo per quanto discusso, ma anche per la pubblicazione dell’intervista sul suo giornale. Da oggi la seguirò e vi seguirò con più attenzione.
Gianfranco Tonelli

 

La tolleranza illimitata, diceva giustamente Popper, porta alla scomparsa della tolleranza. E per salvare la società della tolleranza a volte occorre non essere troppo tolleranti di fronte alle scemenze in prima serata. 


 

Al direttore - Non trovo  molto sensato evocare la tragedia di Giulio Regeni per sollevare dubbi sugli accordi per la fornitura di gas da parte dell’Egitto. Non risulta che con quel paese l’Italia abbia rotto le relazioni diplomatiche e sospesi i rapporti commerciali. Non trovo pertanto argomenti  tali da precluderci il commercio di prodotti energetici con quel paese, nel momento in cui ne abbiamo bisogno per differenziare le fonti di approvvigionamento. Faccio notare, con grande sconforto, che non è stato possibile avviare il processo contro i presunti responsabili delle torture e della morte del ricercatore, a causa di una sostanziale formalità: ovvero che gli ufficiali egiziani ignorassero, per un difetto di comunicazione, di essere rinviati a giudizio, benché la circostanza fosse nota all’opinione pubblica internazionale.
Giuliano Cazzola
 

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