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L'assembramento irresponsabile che vuole Landini. Il Papa, invece...

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Green pass: piano B in Inghilterra, molte facce da C in Italia.
Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Pierre Carniti, segretario della Cisl negli anni Ottanta del secolo scorso, se ne uscì allora con una delle sue fulminanti intemerate che suonava più o meno così: la Uil è uno stato d’animo. Forse gli scappò il detto o forse no, certo non poteva prevedere che quarant’anni dopo grazie anche al Landini Maurizio della Cgil lo stato d’animo si sarebbe trasformato in una solida e motivata piattaforma rivendicativa.
Valerio Gironi


A proposito di Landini, due osservazioni, anzi tre. Osservazione numero uno, che si propone in modo quasi naturale dopo aver visto ieri mattina Papa Francesco andare in piazza di Spagna per un atto di venerazione a Maria Immacolata in orario anti affollamenti, alle 6.15: ma gli assembramenti irresponsabili ed evitabili che vengono creati durante una pandemia sono solo quelli di destra, sono solo quelli fascisti, o sono anche quelli antifascisti? Osservazione numero due: ma può esistere uno sciopero, convocato contro il governo, che punta, come ha detto ieri Landini, a dialogare oltre che a protestare e che punta ad accusare non il presidente del Consiglio ma solo i partiti? Osservazione numero tre: ma se la priorità del sindacato è, come affermato da Uil e Cgil, “consentire una più efficace redistribuzione della ricchezza”, non avrebbe senso per il sindacato organizzare qualche forma di protesta contro gli imprenditori più che contro il governo? Insieme si può fare la differenza, dicono i sindacati che hanno organizzato lo sciopero generale del 16 dicembre, ma quel che non capiscono i segretari di Cgil e Uil è che la differenza tra questo sciopero e quelli precedenti è che un tempo si capiva con chiarezza cosa volevano i sindacati, oggi invece non si capisce che senso abbiano sindacati impotenti sui salari, indisciplinati sui green pass,  irresponsabili con i giovani e indifferenti rispetto alle esigenze minime di sicurezza imposte dall’emergenza pandemica.

 



Al direttore - Chiunque abbia una discreta conoscenza del funzionamento dei sistemi elettrici sa che l’intermittenza delle fonti rinnovabili principali, sole e vento, cioè la loro non disponibilità per molte ore del giorno e per alcuni periodi dell’anno, va supportata da fonti programmabili, capaci cioè di produrre energia elettrica quando serve. Almeno fino a quando non saranno disponibili strumenti di accumulo per grandi quantità e a costi sostenibili. Batterie per esempio non per spingere per qualche centinaio di km un’automobile, ma capaci di fare da back-up a grandi economie industrializzate. Molti ordini di grandezza superiori e oggi assolutamente indisponibili.  Lo sanno bene i tedeschi che hanno dovuto aumentare la produzione con carbone e lignite per supplire alla chiusura di alcune centrali nucleari e a improvvise cadute di ventosità e che si apprestano quindi a utilizzare le enormi quantità di gas che là arrivano dalla Russia e dai nuovi metanodotti, Nord Stream 1 e 2. Tra parentesi sarebbe interessante capire cosa succederebbe nel caso di dover applicare le durissime sanzioni evocate da Biden nei confronti della Russia, visto che le entrate da vendita di gas rappresentano una delle fonti principali dell’economia russa. Lo sanno bene i francesi che a questo scopo dispongono di un parco nucleare importante. Con la differenza che l’intensità carbonica dell’economia francese, vale a dire il rapporto fra CO2 emessa e il pil, è un quarto di quella tedesca. Lo sappiamo noi italiani che infatti prevediamo il supporto del gas per sostenere e integrare la crescita delle rinnovabili. E lo sa tutto l’ex Terzo mondo che ha una fame di energia enorme, che non può certo essere soddisfatta solo dalle rinnovabili. Per questo la decisone europea di inserire gas e nucleare nella tassonomia verde appare prima di tutto di buon senso. Una decisione contraria avrebbe reso esplicita l’ipocrisia tedesca e umiliato il paese, la Francia, che produce energia elettrica con il minore impatto ambientale in assoluto. Avrebbe inoltre arrestato importanti investimenti in ricerca e sviluppo in questi settori, quali il nucleare di nuova generazione e la cattura del carbonio.  Appare invece sempre più evidente che, se si vuole avere successo nella transizione, nessuna tecnologia va scartata, purché ottenga risultati. I pasdaran delle sole fonti rinnovabili rischiano di diventare degli ostacoli a un’impostazione ragionevole ed efficace. 
Chicco Testa

 

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