Meglio sette anni di Draghi al Quirinale che sette mesi a Chigi

Le lettere al direttore dell'8 dicembre 2021

Al direttore - Se si consulta un manuale di diritto sindacale troviamo la definizione di tante tipologie di sciopero: politico, economico, generale, nazionale, articolato, bianco, a scacchiera, a rovescio, a squadre e così via. Quello del 16 dicembre, proclamato da Cgil e Uil, inaugura una nuova tipologia: lo sciopero del “purché respiri” (riferito ovviamente ai sindacati).
Giuliano Cazzola

  


 

Al direttore - Sinceramente non riesco a condividere questa sua visione di Draghi al Colle. Come può Draghi al Colle garantire quella continuità di impegno in una certa, precisa, direzione, necessaria per i prossimi 6-10 anni per evitare il fallimento del sistema, cioè dell’Italia prima e dell’Europa dopo? Cosa può fare un presidente della Repubblica oggi, in Italia, con il nostro impianto costituzionale, per sopperire all’incompetenza, la presunzione, la balordaggine dei partiti così come oggi sono diventati? Cosa ha potuto fare Mattarella, con tutta la sua saggezza, nel 2018? Molto poco: in particolare non ha potuto evitare due leggi come Quota cento e Reddito di cittadinanza, che hanno “spezzato le reni” alla nostra già disastrata economia. E che, fatte oggi, ci porterebbero automaticamente fuori dal Pnrr. Cosa sarebbe oggi l’Italia se Renzi non avesse fatto cadere prima il governo Conte 1 e poi il governo Conte 2? Provi a chiederselo, e a rappresentare la visione che deriva dalla risposta. L’unica cosa che può fare Draghi – che deve fare, per salvare il sistema – come ha giustamente ma involontariamente detto Tajani – è rimanere al potere per i prossimi dieci anni, e non può farlo certo da presidente della Repubblica.

Camillo Lentini

  

Avere la certezza di essere governati per sette anni da Draghi al Quirinale è un’opzione infinitamente più accattivante rispetto all’alternativa vera: lasciare che il prossimo anno Draghi venga logorato a Palazzo Chigi da un’interminabile campagna elettorale dei partiti che comunque andranno le cose inizierà un secondo dopo la scelta del successore di Mattarella. E dunque: meglio Draghi per sette anni, sicuramente, o meglio Draghi forse solo per sette mesi? 

  


   
Al direttore - La mossa del Pd lettiano di candidare Conte al seggio che fu di Gualtieri, mossa ora archiviata per fortuna, credo sia stata la dimostrazione politica dell’incapacità della sinistra italiana. Dico se perlomeno lo avesse chiesto Conte di essere candidato ci potrebbe essere un minimo di discussione embrionale. E invece no: sono loro i Letta, gli Zingaretti, i Franceschini che hanno pregato Conte di accettare. Una vera ignominia politica della sinistra. Un Pd così è la tomba definitiva della sinistra. Con Letta spariscono tutte le ideologie della vecchia sinistra italiana. Ho 70 anni ho sempre votato “il partito”, ma ora basta: mi butto al centro. Viva Calenda e viva Renzi politicamente più coerenti. 
Luigi Ciapi

 

Eppure resta un mistero, un dubbio, un quesito irrisolto: ma se i partiti di centro considerano inaccettabile un’alleanza con il M5s per quale ragione alle ultime comunali, a Napoli e a Bologna per fare due esempi, hanno supportato lo stesso candidato che sosteneva il M5s e per quale ragione oggi entrambi accettano di essere al governo anche con il M5s? Renzi e Calenda fanno bene, benissimo, a ricordare al Pd che il futuro dei progressisti in Italia non può essere ostaggio del grillismo. Ma senza che vi sia una nuova legge elettorale, capace di spingere i partiti centristi a mettersi insieme in un’unica squadra, tutti i soggetti di centro alla fine dovranno decidere da che parte stare, e le possibilità che i centristi anti grillini di oggi finiscano in una coalizione con il M5s non sono poche e in fondo non ci sarebbe neppure nulla di male.