Viva la Francia che sceglie di non premiare chi compra omeopatici

Al direttore -

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, mi chiamo Francesco, sono un dottore in Medicina e Chirurgia laureato da sei mesi all’Università di Pisa. Oggi sono sul divano. In questo momento di emergenza sanitaria sono sul divano. E come me altri 5.700 colleghi. Perché? Assurdo penserete. Semplice: sono un dottore ma non un medico. Vorrei rendermi utile, aiutare il mio paese, lavorando per quello per cui ho studiato. Invece siamo tutti e 5.700 bloccati. Bloccati da un test che si sarebbe dovuto tenere il 28 febbraio e che arriva dopo sei anni di studio e altri tre mesi di tirocinio post laurea. Vorrei aiutare, sono pronto a dare una mano per tutto quello che servirà. Ma ancora una volta la burocrazia italiana ci blocca, un test con una percentuale di successo vicina al 99 per cento. Ci impedisce di renderci utili come disperatamente vorremmo in questo momento. Il nostro sistema sanitario è già al collasso, vorrei fare qualcosa. Vorrei alzarmi, indossare il camice e fare del mio meglio. Ma non posso. Diffondete il nostro appello, facciamoci sentire. Non fateci restare sul divano ancora.

Francesco Pecchia

 


 

Al direttore – Leggo sulle agenzie che il governo sbloccherà gli investimenti con commissari ad hoc. Molto bene. Ma mi chiedo: ci voleva il virus per fare quello che l’Italia avrebbe dovuto fare anche senza avere il virus? In ogni caso: viva il ritorno della razionalità.

Mario Faloni

 

A proposito di ritorno della razionalità, o qualcosa del genere. Ieri dalla Francia è arrivata una notizia interessante. La società Boiron, mercoledì scorso, ha annunciato il taglio di più di 600 posti di lavoro, un quarto del suo totale, e ha spiegato che le nuove condizioni economiche hanno reso necessaria la chiusura un terzo dei siti produttivi nel paese. La colpa, naturalmente, è delle conseguenze generate sull’economia dalla proliferazione del coronavirus ma al contrario di quello che si potrebbe credere i problemi di Boiron non nascono dal rallentamento dell’economia ma da una scelta del governo: non aiutare più una falsa scienza di nome omeopatia. Boiron, per chi non la conoscesse, è una società che produce prodotti omeopatici, come l’Oscillococcinum, e il governo francese ha scelto con saggezza di eliminare progressivamente i prodotti omeopatici dalla lista dei prodotti rimborsabili dallo stato. In passato, i prodotti omeopatici erano rimborsati al 65 per cento. Poi la percentuale è scesa al 35 per cento. In seguito, a partire dal primo gennaio 2020, il governo aveva scelto di rimborsarla del 15 per cento. Oggi, in tempi di coronavirus, il governo ha deciso di portare il rimborso allo zero per cento, a partire dal 2021, e la decisione un senso ce l’ha: ognuno è libero di credere a quello che vuole, dalle sirene fino all’omeopatia, ma uno stato che sostiene economicamente una medicina alternativa è uno stato che gioca con la salute dei suoi cittadini. Esempio da seguire.

 


 

Al direttore - Penso ora si possa dire tranquillamente che l’espressione “Milanononsiferma” è stata l’evoluzione naturale della cultura no vax.

Marco Martini

 

Come ha scritto magnificamente sulla Stampa di ieri Mattia Feltri, non è semplice capire quale è il momento in cui la nostra voglia di essere liberi sconfina in un desiderio di essere irresponsabili. Ma in questa fase avere paura non è un’opzione ma è un dovere civile. Nel nostro piccolo, come detto, stiamo lavorando tutti da casa. E chi può stare a casa lo faccia. E’ il momento in cui volere troppa libertà significa alimentare la spirale dell’irresponsabilità.

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