(foto LaPresse)

Chiudere tutto il possibile, merci. Cacciare il capo del Dap, please

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Trump: non sia un test (tampone) politico.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - Sul Covid-19 l’Eliseo ha deciso una misura che sembra essere un controsenso: chiudere scuole e università, ma far comunque celebrare le elezioni amministrative il prossimo fine settimana. Un altro errore, secondo quanti guardano a ciò che è accaduto in Italia, perché in quel modo si rischia di fare un assist alla diffusione del virus proprio in concomitanza dell’assembramento rappresentato dalle urne. Macron ha annunciato la chiusura fino a nuovo ordine di tutte le scuole dal prossimo lunedì, ma rifiuta di far affondare l’economia e chiede una “mobilitazione generale” per aiutare i più vulnerabili. “La salute non ha prezzo”, ha detto ma intanto i contagiati sfiorano i 3.000 e i morti sono 61.

Francesco De Palo

Prima si chiude tutto quello che si può chiudere – e bene fa il governo italiano a prendere in considerazione l’ipotesi di rinviare a data da destinarsi anche le amministrative di maggio – e prima si chiuderà questa triste parentesi della nostra vita. Stare a casa e chiudere tutto, merci.

 

Al direttore - In merito al sovraffollamento delle carceri e ai detenuti morti “perlopiù di overdose” mi chiedo perché il mio disprezzabile collega Bonafede debba continuare a fare il ministro di Giustizia, oltre che il parlamentare. Almeno il dottore Davigo il prossimo 20 ottobre uscirà dalla magistratura e quindi, pur se continuerà senz’altro a dire qualsiasi cosa in televisione e sui giornali, cesserà di fare danni altrove. Ma Bonafede, che resterà in ogni caso ancora a lungo in Parlamento, almeno lasci la responsabilità di ministro a una persona intelligente.

Alberto Savoini

In questi giorni, più che Bonafede, mi preoccupa un altro soggetto importante del mondo della giustizia. Un signore di nome Francesco Basentini, responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che rispetto alle rivolte nelle carceri, che nel giro di pochi giorni hanno causato 12 morti, ha detto: “L’occasione è stata utile per far emergere una serie di carenze e una voglia di libertà dei detenuti”. Un bel vaffa, no?

 

Al direttore - Io, con sulla pelle l’esperienza di Milano e della Lombardia, sono tra coloro che hanno spinto per i provvedimenti drastici di fronte all’emergenza del coronavirus. Va bene sospendere tutto, ma trovo imbarazzante sospendere anche il Parlamento. Alla Camera dei deputati la prossima settimana salterà il question time (e le assicuro che le interrogazioni che si potrebbero porre, per esempio al ministro dell’Economia, in diretta televisiva, non sono certo estranee all’emergenza che stiamo vivendo), anche la seduta della prossima settimana è sospesa, il voto sul doveroso scostamento di bilancio è stato fatto da 350 parlamentari in rappresentanza proporzionale di tutti i gruppi, si parla di voto a distanza o di voto per procura (il capogruppo vota per tutti). Ora, io non penso che il Parlamento in situazioni di emergenza sia meno importante e meno necessario di una tabaccheria, di un’edicola o di un sito produttivo. Non si può ridurlo solo all’espressione di un voto perché è il luogo del confronto, del formarsi di posizioni che non sono sclerotizzate nell’alternativa maggioranza-opposizione, ma che possono mutare nel corso della discussione come proprio il caso dello scostamento di bilancio ha dimostrato: il governo era partito da 7,5 miliardi, l’opposizione insisteva per un intervento più deciso e si è chiuso a 25 miliardi con il voto unanime di tutti i parlamentari presenti. So che due parlamentari sono risultati positivi al tampone, prendiamo tutte le precauzioni necessarie, vagliamo tutte le possibilità che il regolamento ci offre, facciamo tutti il tampone, chi ha timore resti a casa, ma sospendere il Parlamento è sospendere la democrazia. E la democrazia è un bene prezioso quanto i servizi essenziali che in questi giorni rimangono aperti. E’ il luogo privilegiato dove la comunità si riconosce e ritrova il senso del bene comune. Una comunità in momenti come questi si riconosce nelle sue istituzioni e la politica deve dimostrare il suo valore: essere al servizio del popolo. Molti in questi tempi dicono: facciamo come la Cina. Volete il segretario generale del partito unico? No, grazie.

Maurizio Lupi
presidente di Noi con l’Italia

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