Una riunione del Csm (foto LaPresse)

Giustizia, partiti e politica. Occhio: i veri pieni poteri sono quelli dei pm

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La sposa pubblica.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - Ma per poter visitare la villa di Renzi organizzeranno un Open day?

Maurizio Crippa

 

Al direttore - La vicenda della Tirreno Power è davvero lo specchio di quella dell’Ilva, come titola un editoriale del 27 novembre? Se nel senso che entrambe furono bloccate da un “intervento giudiziario paralizzante”, certamente sì. Sì, probabilmente, perché come a Savona, anche a Taranto potrebbe risultare che non sono dimostrabili i nessi causali tra le emissioni, quelle reali e ancor più quelle consentite, e i danni sanitari. Sì, ancora, perché i provvedimenti giudiziari colpirono le aziende in un momento di gravissime crisi di mercato, a Vado per la concorrenza delle fonti rinnovabili unita al calo della domanda dovuta alla crisi, a Taranto per la concorrenza della sovrapproduzione cinese, che colpì gravemente tutti gli acciaieri europei. Con la non trascurabile differenza che la crescita delle rinnovabili fu il risultato di sovvenzioni dello stato italiano tanto generose da avere alimentato speculazioni finanziarie, e generato costi che continueremo a pagare in bolletta; mentre il dumping dell’acciaio è cinese. Ma se lo specchio dovesse intendersi, come sembra, tra la riqualificazione del sito di Vado, in corso pare con buone prospettive, e le ipotesi, anche fantasiose, che si sono sentite prospettare per Taranto, allora bisogna dire chiaro che quello specchio, se ci fosse, andrebbe rotto. Per le incomparabili dimensioni del problema, per le ricadute sull’occupazione; e perché mentre di fonti di energia ne abbiamo a sufficienza, Taranto è (era?) la più grande acciaieria a ciclo continuo d’Europa. (Disclaimer. Sono consigliere di amministrazione di Cir, e lo ero quando Sorgenia, proprietaria di Tirreno Power, era controllata da Cir).

Franco Debenedetti

 

Al direttore - L’Anm ha espresso solidarietà ai magistrati fiorentini e respinto “con fermezza l’ennesimo attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura”. E, senza citare Renzi (notare il tocco di classe, di signorilità), ha parlato di “gravissime dichiarazioni di un esponente delle istituzioni che, per reagire a un’iniziativa giudiziaria, attacca personalmente i magistrati titolari dell’indagine”. Ora, io credo, anche di fronte a questa reazione fatta con lo stampino che scatta in automatico non appena qualcuno osa sollevare un dubbio sull’operato della magistratura – che pure in ambito politico con tutti i Woodcock del momento ha collezionato una batosta dietro l’altra che neppure l’esercito di Franceschiello – che occorra almeno sforzarsi di salvare la magistratura da se stessa. Curando il suo delirio di onnipotenza, il suo status di intoccabilità, il suo reputarsi al di sopra del bene e del male, il suo sentirsi e agire come la vera e unica casta di questo paese. I sinceri democratici, ovunque collocati politicamente, dovrebbero unirsi per imporre alla magistratura una cura (separazione delle carriere, cancellazione dell’obbligatorietà dell’azione penale, responsabilità personale dei magistrati) senza la quale, come del resto sta ampiamente avvenendo, essa non fa che sprofondare nelle melme di un’alterità e un’improntitudine sempre più confliggenti tanto col buon senso che con il sentimento e la sostanza della giustizia.

Roberto Volpi

Dovrebbe essere così. Se non fosse che ogni volta che un governo si mostra molto sensibile al tema della separazione dei poteri arriva il momento in cui non si capisce bene perché piuttosto che lavorare per rafforzare il primato della politica si ritrova a lavorare per rafforzare il primato della magistratura dando costantemente e inspiegabilmente alle procure pieni poteri per avere discrezionalità massima nella definizione dei reati. Quando uno dice l’agenda Tafazzi.

 

Al direttore - Mi pare che “l’attivismo politico” di certa magistratura meriti un riconoscimento da parte di tutto il popolo italiano. Per cui propongo che il Csm sia eletto a suffragio universale: ogni cittadino è elettore ed eleggibile. Oh, se la toga ha la foga.

Valerio Gironi

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