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Pd e M5s: ricordarsi la differenza tra un compromesso storico e uno stoico

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Al direttore - Zingaretti vuole un partito nuovo, lo vuole diverso e non vuole delegare tutto al capo del Pd. Dal congresso di Italia Viva è tutto.

Giuseppe De Filippi

Tempo fa abbiamo scritto sul Foglio che sarebbe stato un errore, per il Pd, trasformare un compromesso stoico, fatto momentaneamente per contenere, in un compromesso storico, fatto strutturalmente per rimanere. Ieri il Pd, con Nicola Zingaretti, ha detto che non bisogna illudersi: “Non si può governare insieme avendo come unico motivo la resistenza contro Salvini e le sue idee: gli diamo un ruolo che non merita”. Il problema però che il Pd non dovrebbe sottovalutare è che l’alleanza con il M5s può permettere al Pd di non grillizzarsi nella misura in cui il rapporto con il M5s viene visto come se fosse l’ingresso di una safety car: ci si ferma un attimo, si prende fiato, si prova a sgonfiare la bolla del populismo, ci si mette d’accordo sulle cose importanti e poi si torna alle elezioni ognuno per la sua strada. Il compromesso stoico prevede questa ricetta. Il compromesso storico prevede invece una ricetta diversa: essere disposti a trasformare la natura del Pd (sulla giustizia, sui rifiuti, sui termovalorizzatori, sulle grandi opere come la mettiamo?) per costruire un’alleanza strutturale con il M5s non avendo idea di come far crescere i consensi del proprio partito. Non proprio una grande idea.

 

Al direttore - Molti giovani per cercare la dose, si espongono a rischi enormi in contesti di spaccio troppo pericolosi, perché pieni di criminali senza scrupoli dove lo stato è completamente assente. E in questi luoghi puoi trovare chiunque, anche piccoli spacciatori anche loro tossicodipendenti, anello debole della catena dello spaccio. La droga non è solo un male per chi ne fa abuso, ma anche per gli altri. Ricordate il delitto di Luca Varani? Due suoi amici, sotto effetto di droga lo hanno ucciso a martellate per vedere l’effetto che faceva. E’ vero che la droga uccide “solo” poche centinaia di persone per overdose, ma gli stupefacenti non uccidono solo per overdose: quanti si mettono al volante il sabato sera dopo essersi sballati con alcolici e droga e quante sono le vittime innocenti a subire passivamente le “scelte” di chi si droga? In questi casi la droga è stato il mezzo per cui qualcuno ha perso la vita e non per tossicodipendenza. E a chi dice di fronte ad una morte per overdose era solo un “tossico” se l’è cercata, dico di fare attenzione perché il “tossico” potrebbe essere anche il figlio o il nipote e purtroppo tale stato, la famiglia lo scopre spesso troppo tardi: quando sotto effetto di alcolici o droga si mette al volante, quando sotto effetto di alcolici o droga si spinge oltre i suoi limiti, quando sotto effetto di alcolici o droga arriva ad uccidere un uomo, quando sotto effetto di droga diventa “solo” un numero tra i morti di overdose.

Andrea Zirilli

 

Al direttore - Populismo, nella sua accezione più negativa, significa accentuare e sfruttare a proprio vantaggio le pulsioni, le tendenze, gli stati emotivi, gli egoismi individuali, collettivi e di categoria che sono intriseci alla natura di quell’entità variopinta e contraddittoria e volubile chiamata “popolo”. In questo senso non esiste, la ricerca del consenso lo impone, azione politica alcuna che non sia “populista”. Non c’è mai stata una rivoluzione che sia nata fuori dal populismo. Immaginiamo una forza politica che si presenti nell’area della ricerca del consenso ponendosi, con iniziative concrete, anche sulla propria pelle, come il modello autentico del “bene comune”. Ti pare fattibile e prodromico di grandi consensi? Ad impossibilia nemo tenetur. Soccorrono come sempre avvenuto, la duttilità e malleabilità della semantica e le interpretazioni. Niente d’anomalo: funziona così.

Moreno Lupi

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