Matteo Salvini (foto LaPresse)

Deficit e fregnacce. Salvini scopre in Grecia cosa vuol dire uscire dall'Europa

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Tria tornato, dice che restano i suoi tecnici. Quindi merde del Mef contro burocrati di Bruxelles.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - I più maliziosi sospettano che il 2,04 per cento (rapporto deficit/Pil) proposto dal premier Conte alla Commissione europea sia stato scelto per confondere le acque, vista la sua somiglianza con l’ormai mitico 2,4. Può darsi, ma il bizzarro numeretto non ci parla soltanto dell’infantilismo politico dei suoi ideatori. Il matematico anglo-americano Robert Kaplan ha scritto che “guardando lo zero non si vede nulla”. Ecco, lo zero di quel valore decimale è proprio la metafora del nulla posto a fondamento di una manovra di bilancio surreale, di cui a tutt’oggi si ignorano i dettagli delle sue misure simbolo. Guai, però, a sottovalutare la forza del nulla. “Il Nulla nullifica” sostiene Martin Heidegger in una celebre lezione (“Che cos’è la metafisica”, 1929). Il nulla può cioè agire come una potenza distruttiva, capace di travolgere perfino la sovranità della ragione. Purtroppo, il niente pentaleghista continua a ottenere il plauso di molti elettori, forse immemori dei tempi bui in cui il popolo italiano era – come recita il coro manzoniano dell’Adelchi – “un volgo disperso che nome non ha”. I primi anni della nostra repubblica furono chiamati gli anni delle grandi speranze. Gli anni del passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica sono stati sinora gli anni dei grandi timori. Che possano essere al più presto dissipati non mi pare, purtroppo, un obiettivo all’ordine del giorno.

Michele Magno

 

Molto più semplicemente, caro Magno, si chiama magnifica presa per in giro. E a proposito di prese in giro. Le procedure d’infrazione, come raccontiamo oggi nel nostro primo editoriale, vengono fatte guardando il deficit strutturale non quello totale. I paesi molto indebitati devono scendere 0,5 all’anno. La Francia ha scelto di ridurre lo strutturale in misura insufficiente. L’Italia invece ha scelto di farlo aumentare. La finiamo di sparare fregnacce, sì?

 

Al direttore – Caro Cerasa, se il messaggio implicito che potrebbe contenere la posizione delle due formazioni al governo nei confronti della commissione Ue sulla manovra finanziaria fosse quello che Ella con buona approssimazione ipotizza, destinato cioè a prendere tempo senza che si attivino misure sanzionatorie almeno fino al prossimo giugno, ci sarebbe una ragione in più per constatare l’inadeguatezza di questo esecutivo. Si dimostrerebbe, infatti, che i componenti di quest’organo guardano soltanto al confronto con la Ue e, dunque, non considerano due punti essenziali: gli interessi dell’Italia e il riscontro che può venire dai mercati, dagli investitori, dai risparmiatori, dalle istituzioni competenti. Sei mesi di “limbo” non sarebbero affatto contrassegnati da quiete in questi versanti, pur mettendo in conto la probabile nuova serie di promesse – in cui gareggerebbero 5 stelle e Lega – per rassicurare sulle sorti “magnifiche e progressive” inondando la campagna elettorale per le elezioni europee. Il giudizio, innanzitutto dei mercati, sulla manovra come presentata a Bruxelles sarebbe stato negativo, con tutte le conseguenze, anche se non fossero esistite l’Unione e la Commissione. Di una manovra diversa si ha bisogno in primo luogo per gli italiani. Uscite “peroniste” sui balconi e previsioni del “contratto di governo” appaiono già in procinto di divenire fondi d’archivio. Anzi, occorrerebbe compiere una metaforica azione di rescissione per lesione “ultra dimidium” che il contratto, continuandosi un riferimento ad esso, potrebbe arrecare al paese. Ma ci si sottrarrà finalmente, nel paese, all’influsso di Morfeo, al di là degli importanti risveglio segnalatisi in questi giorni? Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

L’Europa, anche per i populisti, si conferma come la peggior forma di governo possibile, a eccezione di tutte le altre. E come avrà avuto modo di osservare il milanista Salvini giovedì sera in Grecia allo stadio dell’Olympiacos, uscire dall’Europa non è una prospettiva così eccitante, anche quando si giocano campionati di serie B.

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