Più tetra Repubblica che Terza Repubblica. Dopo il populismo c'è l'austerità

Le lettere dei lettori al direttore del Foglio Claudio Cerasa

Al direttore - Il Bali in.

Giuseppe De Filippi


  

Al direttore - “Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? E’ improbabile. L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro unica verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicoanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri, perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro  verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerebbe invitare anche uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco nella nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete di arabeschi”.  Così scriveva Ennio Flaiano quasi mezzo secolo fa con  il suo proverbiale disincanto (Corriere della Sera, 3 settembre 1972), che non faceva tuttavia velo a un composto amore per la propria patria. Allora c’era la Prima Repubblica che celebrava i suoi effimeri trionfi. Oggi che la Seconda Repubblica è di fatto già alle nostre spalle, le parole del grande pescarese suonano profetiche. Basta pensare ai consensi che continua a raccogliere la “manovra del popolo” per capire che la verità non ha ormai più alcun senso da quando la menzogna è diventata così a buon mercato. 

Michele Magno

  

Il 4 marzo si pensava di entrare nella Terza Repubblica ma ci siamo velocemente ritrovati nella tetra repubblica.


   

Al direttore - Un vostro editoriale di ieri si chiede retoricamente che cosa diranno i grillini ora che la famigerata JP Morgan consiglia di acquistare debito italiano. Non so che cosa diranno, eccovi quello che hanno già detto in una nota i deputati M5s in commissione Bilancio: “Nick Gartside, capo della divisione reddito fisso e commodities di JP Morgan Asset Management, in un’intervista al Sole 24 Ore ha detto ciò che come M5s stiamo dicendo da tempo, ‘il debito italiano è perfettamente sostenibile, l’attuale spread sui Bpt a 10 anni non corrisponde ai fondamentali incoraggianti del paese’”. Ed ecco l’immancabile tirata morale: “Appena si esce dall’inquinato dibattito italiano è facile trovare qualche spiraglio di verità. E se queste prese di posizione arrivano da una banca d’affari che non ha alcun interesse a sostenere il nostro governo, significa che la narrazione terroristica delle opposizioni e della stampa nazionale è del tutto fuori luogo, un cinico tentativo per alimentare tensioni sui mercati in vista dell’approvazione della Nota di aggiornamento al Def”. Santa JP Morgan labora pro nobis.

Ubaldo Casotto

    

Appena due anni fa, il M5s sosteneva che JP Morgan era il filo che collegava Licio Gelli e il Pd. Spasso puro.


   

Al direttore - Il grave attacco alla Banca d’Italia e ad altre istituzioni che hanno espresso valutazioni critiche sulla Nadef è stato giustamente respinto da Sergio Mattarella, proprio nella giornata in cui esponenti della maggioranza contestavano anche il presidente dell’Inps. Finora nessuno del governo ha detto una “et” sul merito delle osservazioni svolte sulla manovra dalla Banca d’Italia e dagli altri soggetti pubblici che possa, sia pure alla lontana, spiegare le contestazioni, ridotte al solo invito a presentarsi alle elezioni. Mentre si osserva questo comportamento, il governo gialloverde vorrebbe che la Bce, che pure è una tecnostruttura, desse un forte aiuto all’Italia se le difficoltà si dovessero accentuare. Ora è chiaro che, se l’instabilità finanziaria dovesse rimanere circoscritta senza rischi di contagio, la Banca centrale non potrebbe intervenire a sostegno dell’Italia perché si opporrebbero gli altri paesi ritenendo l’intervento un finanziamento monetario del Tesoro, vietato dal trattato Ue. Se, invece, il rischio dell’effetto-alone c’è, allora l’intervento della Bce non potrebbe che avvenire con le operazioni Omt, misure straordinarie di erogazione di finanziamenti condizionati dall’adozione di interventi rigorosi sui conti pubblici. Si tratterebbe dell’arrivo della Troika. E’ questo ciò che si vuole, pur di non emendare, dove sarebbe assolutamente necessario intervenire, la manovra? O si pensa che le istituzioni comunitarie e la Bce possano riformare i relativi ordinamenti per agevolarci? Con i migliori saluti.

Angelo De Mattia

   

I populisti sono i migliori alleati dell’austerità: l’incompetenza e l’incapacità non generano crescita ma spesso generano più rigore di quello che si prova a combattere.

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