Lettere rubate

Oh Lise, torna a casa. Muriel Spark e quel vestito troppo sgargiante e crudele

Annalena Benini

“Biglietto di sola andata”, romanzo breve uscito per la prima volta nel 1970, non è mai quel che ti aspetti. Speri che la sua protagonista si salvi, contro ogni logica, e lei non può salvarsi

“Non è mica carnevale”, dice una donna guardando sfacciatamente Lise quando le passa accanto, e allontanandosi continua a ridere, ride senza potersi trattenere, come un ruscello che, giunto davanti a un pendio, non può far altro che scendere.
Muriel Spark 
“Biglietto di sola andata” 
(Adelphi, 106 pp)

   

Incontriamo Lise per la prima volta in un grande magazzino, mentre si infuria con una commessa che, nel magnificarle un vestito che fino a quel momento sembra piacerle molto (coloratissimo, sgargiante, praticamente invenduto), aggiunge la frase sbagliata: “E il tessuto è antimacchia”. Lise cambia completamente idea e si sfila rabbiosamente il vestito, rischiando di strapparlo, come se quella caratteristica, quel tessuto, quella dichiarazione la offendessero. “Lei crede che io mi sbrodoli i vestiti? Le sembro una che non sa come si sta a tavola?”. La commessa non capisce perché quella giovane donna sia diventata così aggressiva, noi lettori capiamo che c’è qualcosa di più di un esaurimento nervoso. Pagina dopo pagina, Lise perturba l’immagine che ci stiamo facendo di lei, anche perché sappiamo cose che la commessa non sa, che il suo capo ancora non sa, che la sua vicina di casa ancora non sa.

 

Conosciamo l’epilogo, ce lo ha raccontato Muriel Spark in poche righe. Tutti gli altri sanno solo che questa giovane donna, né bella né brutta, che vive sola in un monolocale e lavora da sedici anni in uno studio di commercialisti, sta per andare in vacanza. Parte, deve fare le valigie. Ma allora perché si comporta in questo modo? Perché urla, poi ride, poi piange? Perché serra la linea sottile delle labbra? Perché si lascia abbordare da quel tipo inquietante in aereo, quello della dieta macrobiotica? Questo romanzo breve, uscito per la prima volta nel 1970, non è mai quel che ti aspetti. Speri che Lise si salvi, contro ogni logica, e Lise non può salvarsi. Guardi la scia di stranezze che lascia dietro di sé, come i sassolini di Hansel e Gretel che brillano alla luce della luna, li conti, sai che non passerà inosservata. Paura e pietà, pietà e paura. A un certo punto, Lise dice qualcosa di illuminante al tizio fissato con il cibo macro: “Che tristezza. Voglio andare a casa, credo. Voglio tornare a casa e sentire di nuovo tutto il dolore della solitudine. Mi manca già terribilmente”. Oh Lise, torna a casa.

Di più su questi argomenti:
  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.