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Lettere rubate

La verità è un fuoco. Chi eri, papà, prima di diventare mio padre?

Annalena Benini

Agnese Pini credeva di essere figlia di due tranquilli e schivi insegnanti, ma ha scoperto una grande avventura esistenziale. Il suo libro è un viaggio nella zona cieca di tutto quello che non possiamo sapere, la volontà di comprensione di una verità mai completamente esplorata dalle parole

“Che cosa ha pensato?”
“Non volevo essere la figlia del prete”.
Non volevo. Solo questo sapevo, mentre guardavo l’album rosso, mentre il tempo mi scorreva via dalle mani insieme alle pagine. L’idea mi turbava al punto di considerare per un attimo di non essere io sua figlia. 

Agnese Pini, “La verità è un fuoco”
(Garzanti, 329 pp., 19 euro)


Agnese Pini ha tredici anni quando trova, in fondo a un cassetto nella stanza dei suoi genitori, un album di fotografie. Sull’album c’è scritto: don Pini, e l’uomo con la tonaca non è un lontano parente, ma è suo padre. Agnese Pini ha trentanove anni, dirige tre quotidiani (Il Quotidiano Nazionale comprende La Nazione, il Resto del Carlino e il Giorno) e da molto tempo pensa a questa storia, che ha determinato tante cose della sua vita: tormenti, immaginazione, domande senza risposta e timore di invadere un luogo tenuto sempre segreto, la scelta dei due esseri umani adulti che poi sono diventati i suoi genitori e non le hanno mai spiegato che cos’era accaduto – e quando hanno ottenuto la dispensa, dopo undici anni, si sono sposati in chiesa senza dirlo a nessuno. Perfino l’album di fotografie è sparito per sempre. Lei credeva di essere figlia di due tranquilli e schivi insegnanti, ma ha scoperto una grande avventura esistenziale.

“La verità è un fuoco” non è la biografia di un uomo con un segreto, il suo rapporto con la Chiesa e con l’amore per una donna, ma è il tentativo di una figlia di fare i conti con i pensieri e le decisioni dei genitori, è il viaggio nella zona cieca di tutto quello che non possiamo sapere, la volontà di comprensione di una verità mai completamente esplorata dalle parole. Per rispetto, per timidezza, per dolore. Soprattutto, per amore

C’è differenza tra vocazione e amore? Possono arrivare entrambi, in modo diverso, e possono pretendere una scelta radicale? “Furono gli anni di Don Milani e Padre Balducci, gli anni dei preti operai, gli anni delle chiese di comunità, delle aperture e delle illusioni. Volevate sburocratizzare la Chiesa, la sua gerarchia medievale”. Agnese Pini riflette sugli anni in cui suo padre è stato parroco, riflette sul fermento, sulle speranze e sulle possibili delusioni, e si accosta trepidante al sentimento che ha travolto due studenti universitari durante la scrittura della tesi negli anni Settanta

“Prima e degli ordini e delle regole, viene la coscienza”. La scoperta interiore più grande è quella di essere nata da un grande amore, che rende liberi perché non pretende di avere risposte. Semplicemente vive, accoglie, si prende tutta la responsabilità di una vita che, secondo coscienza, deve cambiare strada senza cambiare l’amore.       

 

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.