Lettere rubate

Gli oggetti nella vita delle donne, compresi il dildo di vetro, il bidet e Chanel n°5

Annalena Benini

Il libro di Annabelle Hirsch è un viaggio che si nutre di colta ironia che risponde alla domanda che c'è in quasi tutte le biografie di donne potenti: Com’è possibile che lo spirito più brillante della famiglia si sia incarnato nel corpo sbagliato?

In quasi tutte le biografie di donnepotenti o famose c’è spesso una scena ricorrente: il padre o la nonna si siedono accanto alla bambina, le sussurrano quanto è intelligente, coraggiosa, furba, straordinaria e poi sospirano senza speranza: “Ma perché non sei nata uomo?”. In alcuni casi nella stessa scena fa capolino anche un fratello tonto, il quale amplifica l’afflizione generale: com’è possibile che lo spirito più brillante della famiglia si sia incarnato nel corpo sbagliato? Come avrà fatto la natura a commettere un errore tanto grave?

Annabelle Hirsch, Una storia delle donne in 100 oggetti 
(Corbaccio, 415 pp.)

   

Tra i cento oggetti inseriti da Annabelle Hirsch in questo bel racconto sulla storia delle donne attraverso gli oggetti, dalla preistoria a oggi, c’è la penna a sfera di Greta Garbo. C’è l’aspirapolvere Miele, certo, e c’è anche la coppetta mestruale, ma c’è una penna a sfera, dorata e con la lettera G in brillantini. Forse con quella penna, ma è vita immaginaria, Greta Garbo ha firmato i suoi contratti a Hollywood. Non poteva sopportare, nel 1927, di essere pagata otto volte meno dei suoi coprotagonisti. Pretese la stessa cifra. Il produttore le rispose: se continui a insistere, ti rispediamo in Svezia. Benissimo, che problema c’è, allora me ne vado. Vinse lei: da lì in poi, ebbe la cifra esorbitante di 5mila dollari a settimana. Che soddisfazione, Greta: non solo i ruoli che facevano sognare le donne al cinema, ma anche i soldi che servono a realizzare quella sognata libertà.

Il viaggio di Annabelle Hirsch nella vita delle donne si nutre di colta ironia e racconta anche, attraverso un dildo di vetro del diciassettesimo secolo: autoerotismo, ma anche diversivo della vita coniugale, visto che molti ritenevano che il concepimento potesse avvenire solo dopo un orgasmo femminile, che spesso i mariti non erano in grado di procurare. Ma accanto al dildo, ecco lo schiacciapollici: uno strumento di tortura durante i processi alle donne. Le si costringeva a infilare i pollici nella morsa e poi si giravano le viti, sempre più strette. Tutti conoscono la storia di Artemisia Gentileschi contro Agostino Tassi per stupro, nel 1612. Tassi, amico del padre di Artemisia, ovviamente negò e anzi disse che Artemisia si prostituiva (essendo una pittrice, niente di più facile no?) e ad Artemisia vennero stritolate le dita, fondamentali per il suo mestiere, per capire se dicesse o no il vero. In questo catalogo narrativo e cronologico non mancano i libri delle sorelle Bronte: i piccoli libri che realizzarono da bambine. Delle dimensioni di scatole di fiammiferi, non più di due centimetri e mezzo per cinque, scritti fitti a mano su carta di ogni tipo (da macellaio, plichi postali, foglietti strappati pieni di tutta la fantasia del mondo.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.