Contro gli early birds stabiliamo una regola: non si può, da adulti, andare a letto alle nove di sera

Annalena Benini
I mattinieri e i nottambuli non sono più così umili e schivi, o almeno preoccupati di morire per la privazione del sonno. Sono diventati spavaldi, tendono a ostentare le proprie abitudini e il proprio anticipo sul resto del mondo per impressionarlo, per farlo sentire già stanco e in ritardo.

    D. Scriveva mentre le bambine riposavano? R. Sì, dall’una alle tre del pomeriggio. Ho scritto tanta roba inutile, ma ero abbastanza prolifica. L’anno in cui scrissi il mio secondo libro, ‘Lives of Girls and Women’, ero incredibilmente produttiva. Avevo quattro bambine, visto che un’amica delle ragazze viveva da noi, e lavoravo in libreria. Lavoravo fino all’una di notte e mi alzavo alle sei. Pensavo “forse muoio, è terribile”, mi verrà un attacco di cuore. Avevo solo trentanove anni e ricordo di aver pensato esattamente questo.
    Alice Munro alla Paris Review, 1994

     

    I mattinieri e i nottambuli non sono più così umili e schivi, o almeno preoccupati di morire per la privazione del sonno. Sono diventati spavaldi, tendono a ostentare le proprie abitudini e il proprio anticipo sul resto del mondo per impressionarlo, per farlo sentire già stanco e in ritardo. Hakuri Murakami ha raccontato nel suo memoir, “L’arte di correre” (Einaudi), che la mattina si alza alle quattro, lavora fino a mezzogiorno e il pomeriggio si allena per la maratona. La descrizione della sua giornata è perfetta per far sentire fisicamente male tutti gli altri, quelli che vedono tornare mariti e amanti dalla corsa a Central Park, o al parcheggio sotto casa, alle sei del mattino, orribilmente pieni di endorfine e di entusiasmo, e pensano con odio a questa moda degli “early birds”, che prende gli insonni e li trasforma in eroi. “Se il mondo può dividersi in due categorie – i mattinieri e i nottambuli – c’è anche chi si sovrappone: quelli che cominciano a lavorare così presto la mattina che potrebbe essere ancora la sera prima”, ha scritto Emma Brockes sul Guardian. Le quattro del mattino sono classificabili in notte o in giorno? In estate potrebbe essere già quasi giorno, però in estate la notte dei gaudenti dura più a lungo, i ragazzi tornano dalle feste, fanno colazione prima di andare a dormire, non è gentile nei loro confronti presentare l’immagine colpevolizzante di un essere umano al lavoro, chino sulle carte, o davanti alla luce fredda di un computer, o anche mentre si infila le scarpe da jogging cercando di non fare rumore nel prendere le chiavi di casa. Tutti gli studi accademici che esaltano i benefici della produttività all’alba non potrebbero essere un escamotage delle multinazionali per aumentare le vendite di caffeina, o per gettare nella depressione gli inadeguati e costringerli alle pillole? Ma soprattutto, a che ora va a letto chi dichiara di cominciare a lavorare alle due del mattino? Una parziale consolazione arriva pensando che queste persone non abbiano una vita sociale, degli amici, delle persone che la sera vogliono chiacchierare con loro sul divano. Si può affermare un’idea arrogante, antidemocratica e sicuramente sbagliata: non è accettabile che un essere umano adulto che non faccia i turni lavorativi all’alba vada a dormire alle nove di sera. Bisogna costringerlo a uscire, andare al cinema, tirare mezzanotte, ubriacarsi in qualche bar, bisogna tenergli gli occhi aperti come in “Arancia meccanica” se necessario e metterlo davanti a Netflix o a qualche altra proposta attraente. Stabilire un principio universale: una volta ottenuta la licenza di scuola media non si può più, senza una giustificazione seria, andare a dormire troppo presto. Per gentilezza verso l’umanità imperfetta. Ma c’è un altro, più ragionevole, motivo di conforto: un nuovo studio universitario ha intervistato molte persone sulle abitudini quotidiane, mettendo sensori ai polsi per monitorare i movimenti durante la notte. E’ risultato che erano molti di più quelli che raccontavano di alzarsi alle cinque del mattino rispetto a quelli che davvero a quell’ora erano fuori dal letto. Come sempre, per fortuna, i millantatori superano in produttività tutto il resto del mondo.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.