La pericolosità del governo giusto. I primi vaffa agli sfascisti

Al direttore - I quotidiani e le tv questa volta hanno creduto che la colf di casa Fico fosse veramente la nipote di Mubarak.

Giuliano Cazzola

 

Per una volta però possiamo dire che anche in Italia chi ha fino a qualche giorno fa dato molto credito agli sfascisti sta cominciando a capire che alle porte dell’Italia non c’è una rivoluzione ma più semplicemente i barbari, come ha scritto ieri anche il Financial Times in un suo buon fondo sull’Italia. Libération ha sintetizzato con un vaffa gigantesco il progetto politico di Salvini e Di Maio ma sul governo dello sfascio vale quello che abbiamo scritto in questi giorni. E’ un governo da incubo ma può essere un sogno per semplificare il paese. E’ un governo molto giusto, se si guarda ai voti del 4 marzo, ma è anche un governo molto pericoloso, se si guarda agli interessi dell’Italia. La situazione, parafrasando Flaiano, forse non è seria ma presto potrebbe diventare grave.

 

Al direttore - Al direttore - "La tesi secondo cui la corruzione in Italia è quantificata in 60 miliardi di euro è una fake news. Fu un procuratore della Corte dei conti durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario a dire che se davvero la corruzione avesse riguardato il 3% del Pil avrebbe avuto un valore di 60 miliardi. Come dire, se mia nonna avesse le ruote sarebbe un'auto". Finché lo scriveva il Foglio era disinformazione a favore dei corrotti di cui vi siete sempre fatti paladini. Ora che lo afferma Raffaele Cantone, magistrato e presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, come la mettiamo?

Tommaso Casotto

 

E chi glielo dice ora a Davigo? Brr.

 

Al direttore - Chiaro l’articolo dell’Elefantino di lunedì: la Costituzione è violata. C’è da sperare che il presidente Sergio Mattarella lo legga e ci rifletta su.

Severino Fabbri

 

Al direttore – Condivido il contenuto dell’articolo “Perché il governo giusto è pericoloso” (il Foglio del 15/5). Le qualificazioni di giusto e pericoloso sono riferite a un governo M5s-Lega, i cui lavori in corso, però, paiono in queste ore complicarsi alquanto: giusto, perché risulterebbe in linea con il responso elettorale del 4 marzo scorso; pericoloso, nondimeno, per gli effetti devastanti che i contenuti dei rispettivi manifesti elettorali di M5s e Lega avrebbero sullo stato dell’Italia, qualora fossero riportati nel cosiddetto “contratto” di governo e conseguentemente realizzati. C’è, però, a mio parere una questione, preliminare a qualsiasi altro contenuto e discorso programmatico, che deve essere affrontata. Mi spiego. Per la propria carica antisistema, il polo populista e sfascista Di Maio-Salvini sta mettendo in grave pericolo il fondamento della Repubblica: ovverosia il primato della sovranità popolare esercitato per il tramite delle regole e procedure della democrazia rappresentativa. Tutta una serie di gravi segnali mandati dal fronte populista e sovranista – da alcuni comportamenti tenuti nelle consultazioni al Quirinale nelle settimane scorse fino alle patenti violazioni della Costituzione perpetrate in questi giorni di confuse trattative tra capi partito per giungere ad un governo giallo-verde; dal tentativo inquietante della Casaleggio e Associati di sovraordinare, mediante pronunciamento via web, la sovranità ristretta degli iscritti grillini della piattaforma privata Rousseau alla sovranità popolare che costituzionalmente si esprime per il tramite del Parlamento e del governo della Repubblica fino all’analoga iniziativa leghista di un referendum via gazebo – è lì a testimoniarlo. Un conflitto di legittimità è dunque oggettivamente sul tappeto e un polo alternativo riformista ed europeista (parte del Pd + parte di FI, ma non solo) alternativo al polo populista, non deve commettere l’errore di giocare di rimessa o limitarsi a essere soltanto un argine di contenimento all’iniziativa destrutturante condotta dalle forze antisistema su tal terreno; quanto piuttosto battersi, di propria iniziativa, perché il primato della sovranità popolare esercitato per il tramite delle procedure della democrazia rappresentativa sia ristabilito secondo un ordinamento della Repubblica marcatamente semipresidenzialista e maggioritario. Sovranità populista chiusa nazionalistica (asse M5s-Lega) versus sovranità popolare aperta europeista (opposizione riformista): ecco la questione di legittimità che si pone e che ora assume l’urgenza dei tempi e dei modi dello scontro politico tra due poli nettamente distinti ed alternativi. Certo, questo è solo un punto del lavoro di opposizione che deve svolgere un polo riformista, una sorta di condizione preliminare. E se fosse pure quello decisivo?

Alberto Bianchi

 

Al direttore - Fumo di Roma. La carcassa dell’autobus è stata rimossa dopo qualche ora, l’asfalto risistemato nella notte, la segnaletica pure… e il palazzo? Il nero fumo sul palazzo di via del Tritone? A chi tocca? Quanto tempo passerà? Noi teniamo il conto: siamo a più otto.

Riccardo Rossi

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