Il conflitto di interessi della Trattativa. De Gasperi e una lezione sul vitalizio

Al direttore - Esagerati, stavano solo facendo trattative per cercare una maggioranza.

Giuseppe De Filippi

 

Un partito giustizialista che usa un’inchiesta di un magistrato amico per provare a separare un politico amico da uno non amico. Com’era quella storia del conflitto di interessi?

 

Al direttore - Saggezza di mister: “Mandato esplorativo è come allenatore che non sa chi mandare dentro campo e intanto fa controllare a magazziniere se palloni sono gonfi” (tweet vero di un falso Vujadin Boskov).

Michele Magno

 

Al direttore - Sono molte in questi giorni le rievocazioni di Alcide De Gasperi a cui tutti – anche gli eredi dei suoi nemici – riconoscono una grande statura culturale e politica. E pensare che, se fosse ancora tra noi, gli toglierebbero il vitalizio.

Giuliano Cazzola

 

“Un certo Boneschi, dopo un giorno in Parlamento, riceve 3.108 euro al mese di vitalizio”, ha detto, come ricorderà, Luigi Di Maio un anno fa parlando del caso di Luca Boneschi, eletto il 12 maggio 1982 nella VIII legislatura con i Radicali e dimessosi il giorno dopo l’elezione, e purtroppo morto da tempo. Lei ci scherza ma nell’èra del grillismo anche i morti sono a rischio.

 

Al direttore - Per valutare le ragioni per le quali entrano nella giurisdizione della Corte dei conti – di cui si scrive nell’articolo pubblicato ieri sul Foglio del 20 aprile – anche soggetti esterni al perimetro pubblico, occorre esaminare la condotta che, secondo un indirizzo costante, viene tenuta a proposito del cosiddetto danno erariale. Se ricorre un’ipotesi di tale danno, allora, a prescindere dalla natura del soggetto, si fa scattare la competenza del giudice contabile. Il problema tuttavia esiste e andrebbe definitivamente affrontato e risolto, avendo presenti le prerogative del giudice ordinario, perché, ovviamente, se un danno ricorre a causa di un comportamento di un soggetto, per esempio, privato, non potrà ovviamente accadere che nessuna giurisdizione sia applicabile: potrà scattare la competenza del giudice civile e/o di quello penale. Ma, nel caso dei derivati del Tesoro e della responsabilità che la procura della Corte intende far valere, per danno, a carico di Morgan Stanley e di alti dirigenti susseguitisi nel tempo alla guida di direzioni del Tesoro, arrivando a chiedere un risarcimento per circa 4 miliardi, è il merito delle contestazioni che, prima ancora della competenza istituzionale o della critica “politica”, va affrontato. Vista in quest’ottica la vicenda, si può osservare che si può condividere o no il ricorso ai derivati per proteggere dai rischi il collocamento dei titoli pubblici, ma, una volta deciso di applicare una tale copertura perché vie alternative non esisterebbero, allora è difficile contestare nei contenuti, per esempio, le clausole di risoluzione anticipata che entrambi i contraenti, banca d’affari e Tesoro, possono attivare ricorrendo le condizioni negoziate, a seconda delle convenienze valutate in un’ottica prospettica e confrontandosi preventivamente, ciascuno, con la controparte. Non ci si può paradossalmente lamentare se, per ricorrere a una metafora, si stipula una polizza contro una malattia, ma l’evento temuto poi non si verifica; si sta in buona salute e occorre pagare comunque il premio senza ricevere indennizzi, ovviamente. In ogni caso, questa vicenda solleva l’esigenza, per il futuro, di una maggiore trasparenza e conoscibilità delle operazioni in derivati compiute dallo stato che concorrerebbero anche, se adeguatamente attuate, a ridimensionare questioni come quelle sollevate dalla procura della Corte e a fornire un’immagine adeguata dei poteri e delle responsabilità delle parti contraenti. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Al direttore - I pm si travestono da storici i giudici di Palermo dicono che va bene così. E’ sempre di più una Repubblica penale. E la responsabilità principale è della politica che non fa il suo mestiere.

Frank Cimini

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