Salvini, i talk e il centrodestra che è come una fisarmonica

Redazione

Al direttore - O Bolloré o Ballarò.
Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - A Roma per il centrodestra corrono sette candidati, uno per colle. Ma si può essere più masochisti di così? Fare il gioco degli avversari disperdendo voti per li rami andando incontro a una sconfitta annunciata? E per che cosa poi? Per le solite beghe di bottega immancabilmente anteposte al bene comune, non proprio un bello spettacolo. Io penso, e lo dico con tutto il rispetto per gli altri nomi, che l’uomo giusto sia e resti Guido Bertolaso. Che non è un politico (cosa non richiesta per amministrare una città, tanto più nel caso di Roma) e che soprattutto ha già dimostrato di saper fare, e bene (è merito suo se la nostra Protezione civile ce la invidia tutto il mondo), con buona pace delle chiacchiere e dei distintivi dei duri e puri. Aperta parentesi: Enzo Bianchi, priore di Bose, ha tuonato l’altro giorno, proprio a Roma, contro malaffare e illegalità nella gestione della cosa pubblica con parole assai dure che difficilmente capita di sentire, in generale dico, a proposito di peccati ben più gravi come aborto o adulterio o eutanasia. Una conferma ulteriore di come purtroppo, ma non da oggi, l’economia della salvezza venga confusa con la salvezza dell’economia. Chiusa parentesi. Il centrodestra ha un’occasione d’oro per riprendersi la Capitale. Sarebbe da folli sprecarla.

Luca Del Pozzo

 

Mi risulta che la prossima settimana, dopo Pasqua, Salvini e Berlusconi si incontreranno per provare a recuperare su Roma. Qualcosa si muoverà ancora. Ma comunque andrà a finire il centrodestra è come una fisarmonica: oggi le parti sono distanti, ma con questa legge elettorale, quando si andrà a votare, Salvini e Berlusconi staranno dalla stessa parte. Il Matteo con la felpa vorrà comandare, ma presto si accorgeranno tutti che la ruspa di Salvini funziona solo nei talk-show.

 

Al direttore - In riferimento all’articolo “Aquilotti sul Sole” ritengo opportuno fare presente ancora una volta che il piano messo in atto in questi ultimi anni, basato sulla scelta strategica editoriale multimediale, ha permesso il rilancio strutturale del Gruppo e il palese miglioramento della situazione economico-finanziaria. La qualità, l’autorevolezza e l’indipendenza informative nella guida del Sole 24 Ore, unite alla capacità creativa e innovativa della direzione editoriale da parte di Roberto Napoletano, hanno portato alla creazione di un sistema multimediale specializzato, unico in Europa e Stati Uniti: una filiera di 12 quotidiani digitali verticali integrati con il Sole 24 Ore e il lancio del primo sito paywall in Italia avvenuto tre anni fa. Uscendo finalmente da un lungo sonno generalista del giornale durato anni per tornare a fare un Sole 24 Ore strumento di lavoro non più solo utile ma indispensabile, si è ideato e attuato un piano che ha consentito alla galassia Sole 24 Ore nel 2015 una crescita dei ricavi da contenuti informativi digitali ad alta redditività, pari a 8,4 milioni con un incremento del 45 per cento, che si aggiungono alla crescita di circa 10 milioni già registrata nel 2014. Si tratta di una crescita su crescita ad altissima marginalità, in controtendenza rispetto al mercato, che ha contribuito all’aumento dei ricavi consolidati del Gruppo, ha ridato stabilità alla gestione operativa (a fine 2015 non si brucia più cassa per 16 milioni ma se ne genera per 2) e, cosa ancora più importante, ha impedito quell’aumento di capitale di cui tutti parlano e che sarebbe stato inevitabile se semplicemente le attività editoriali avessero avuto un andamento in linea con quello del mercato di riferimento. Con soddisfazione e orgoglio, grazie all’ottimo lavoro dell’ad Donatella Treu e della squadra che ha messo in campo, abbiamo appena annunciato al mercato di essere tornati a un margine operativo lordo positivo (Ebitda) già nel 2015, e cioè con un anno di anticipo rispetto ai piani e agli impegni presi anche personalmente. L’Ebitda è positivo per 0,9 milioni di euro (rispetto ai -10,7 milioni di euro nel 2014) e quindi vede un miglioramento di 11,6 milioni di euro. A tale risultato ha contribuito in maniera essenziale l’Ebitda dell’Editrice. Questa gestione editoriale e aziendale ha portato il Gruppo fuori dalle secche dell’emergenza finanziaria e lo ha rimesso sulla strada della redditività. La Pfn oltre a rispettare i covenants previsti nel contratto di finanziamento, rappresenta circa un terzo del patrimonio netto e l’8 per cento del fatturato. Le società editoriali comparabili hanno rapporti molto diversi e per la maggior parte di esse ampiamente negativi. Quanto poi al riferimento sul “patrimonio di gruppo aggredito dalle perdite al punto da intaccare le riserve di capitale”, vorrei spiegare che le stesse possono essere coperte “solo” con riserve di capitale o con utili a nuovo. La copertura perdite avviene utilizzando la riserva sovrapprezzo azioni, come già avvenuto in esercizi precedenti. Il patrimonio netto del Gruppo 24 Ore risulta capiente a coprire la perdita netta del 2015 e quelle prospettiche e non richiede alcun intervento integrativo. Per quanto riguarda la capitalizzazione del titolo, per il quale è stato rilevato un valore di circa 25 milioni, questo valore riguarda la capitalizzazione delle sole azioni speciali quotate, a cui invece si deve sommare la capitalizzazione implicita (stimata) delle azioni ordinarie (detenute da Confindustria) pari a 80 milioni. La capitalizzazione complessiva è quindi superiore a 100 milioni (dato a fine 2015). L’andamento del titolo Sole 24 Ore al 31 dicembre 2015 è stato pari a +8,6 per cento rispetto al 31 dicembre 2014. Come presidente del Gruppo, infine, voglio sottolineare di aver garantito negli anni del mio mandato la piena autonomia e indipendenza del Sole 24 Ore, cosa che, come e più di me, ha fatto il presidente di Confindustria, Cav. Lav. Dott. Giorgio Squinzi. Credo che questo per la storia antica del giornale e per gli straordinari risultati della storia recente del sistema Sole 24 Ore debbano essere un tratto costitutivo e fondante dell’impegno dell’azionista rispetto a un gruppo editoriale peraltro quotato, come troppo spesso si dimentica.
 

Benito Benedini, presidente del Sole 24 Ore S.p.A.

Di più su questi argomenti: