Islam e pol. corr. Delizioso Di Battista contro la macchina del fango

Redazione

    Al direttore - Se uno offende la madre gli do un pugno e comunque quelli lì a Colonia non li ho invitati io, capito?
    Giuseppe De Filippi

     

     

    Al direttore - Impeccabile il Suo editoriale di ieri sulle conseguenze del politicamente corretto post Charlie Hebdo. Che fa il paio con il pezzo di Costanza Miriano (alla quale per inciso va tutta la mia solidarietà) sulla petizione lanciata in Francia perché vengano ritirati dal mercato due suoi libri appena pubblicati: suggerirei agli insegnanti italiani delle superiori di leggerli e commentarli in classe. Ciò premesso, ribadisco quanto scrissi a caldo un anno fa: la grande manifestazione di Parigi, così come una buona fetta del dibattito che seguì al massacro di Charlie Hebdo, aveva un che di stonato. Perché se prendi per il culo le religioni, anche in modo dissacratorio e blasfemo, quella è libertà di espressione; ma se per caso dici che sei a favore della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e contro ogni forma di matrimonio omosessuale, allora la libertà di espressione non vale più, e scatta la gogna con annesso marchio d’infamia di omofobo. E’ giusto e doveroso ricordare chi non c’è più; ma la retorica delle vittime dell’intolleranza, in un paese campione d’intolleranza nei confronti del politicamente scorretto, quella proprio no.
    Luca Del Pozzo

     

    Il fatto che sia considerato “omofobo” chiunque esprima un parere dissenziente nei confronti dei matrimoni omosessuali lo si spiega con la stessa ragione per cui viene considerato un “islamofobo” chiunque osi ragionare su quanta violenza ci sia nei testi sacri dell’islam. Il punto è sempre lo stesso: il politicamente corretto uccide la libertà d’espressione.

     

     

    Al direttore - Aver pubblicato un bando per la vendita dell’Ilva, scrive il Foglio del 7 Gennaio, “costituisce l’implicita e definitiva ammissione dello stato italiano di essere incapace di fare l’imprenditore”. Esplicita mi piacerebbe di più, i soldi che ci è costato sono tanti, ma, fosse davvero definitiva, sarebbe da esporre il tricolore.
    Franco Debenedetti

     

     

    Al direttore - A leggere il bell’articolo di Costanza Mirano, pubblicato dal Foglio, vien da pensare a quanta acqua sia passata sotto i ponti di Parigi. Da quando l’illuminista Voltaire – in “Questions sur le miracles” – scriveva che “il diritto di dire e stampare ciò che pensiamo è il diritto di ogni uomo libero, del quale non può essere privato senza esercitare la tirannia più odiosa”. Forse un tale diritto in Francia spetta solo agli uomini. Forse per le donne ci vuole un miracolo?
    Fabio Ferrucci

     

     

    Al direttore - Pochi mesi dopo Renato Altissimo, se ne è andato anche Valerio Zanone. Forse si rifaranno a quei bellissimi anni Sessanta, quando li conobbi a Torino, liberali intelligenti, civili, attenti e rispettosi del lamalfismo, ma mai disposti a prender partito diverso dal Pli. Con Giuliano Urbani e Piero Ostellino, tra giornalismo e Confindustria, politica nazionale e amministrazione comunale, Valerio e Renato furono tutto tranne che “cerchio magico”. Zanone è stato un liberale autentico: piemontese, liberaldemocratico, giolittiano (seppur con qualche vibrazione di moralismo salveminiano). Intristito dal venir meno dei suoi storici punti di riferimento, una decina di anni fa si era spinto a cercare liberalismo al seguito di Prodi. Non lo aveva trovato ed era come se si fosse ritirato nella trincea di quella che era stata la sua formazione giovanile: Croce e Giolitti, Einaudi e Malagodi (sia Olindo sia Giovanni). In fondo, a lui non interessava venir rubricato liberale “moderno”: gli premeva essere un liberale e basta. Lo è stato, ad onore della sua memoria.
    Luigi Compagna

     

     

    Al direttore - Se in Germania si uccide la libertà di espressione tramite la “fatwa” del sindaco di Colonia a non provocare e a fare le brave, in Francia lo si fa censurando i libri di Costanza Miriano con una “fatwa” firmata da venticinquemila persone. Il sindaco progressista, che dovrebbe avere lottato per la libertà sessuale, ora chiede alle donne di “coprirsi” la bocca per prevenire assalti futuri. In Francia le femministe che hanno lottato per la libertà della donna, ora chiedono a una donna di non scrivere e divulgare il suo pensiero sul vero bisogno della donna, quella di essere una madre che custodisce e dà la vita e quello di desiderare un uomo disposto ad amarla fino a morire per lei.

     

    Sarebbe bello ricevere un segnale dalle nostre “senonoraquandiste”. Magari come segno di protesta potrebbero proporre alle tedesche di indossare il burqa per il carnevale di Colonia e un cartello viola con scritto “facciamo le brave”, e alle francesi una manifestazione per la libertà d’espressione con un cartello viola e la scritta “je suis Costanza”.
    Daniel Mansour

     

     

    Al direttore - Leggo che l’onorevole Alessandro Di Battista, sul caso Quarto, accusa i suoi avversari di aver organizzato “una macchina del fango” contro il Movimento 5 stelle. E’ come se Umberto Bossi avesse fatto partire una petizione contro le canottiere. Non lo trova delizioso?
    Marco Mertini