Inno europeista

Umberto Silva
I paesi e i capitani che guidano la riscossa populista e assenteista. Sarà la nostalgia a salvarci?

Salvare l’Europa? Nemmeno per sogno, strilla un mucchio di gente, piuttosto salvarsi dall’Europa. Ecco allora tutta questa grande voglia di sfasciare l’Europa, come se dal ritorno a stati chiusi in se stessi e ulteriormente rinchiusi da muri e fili spinati e cani feroci e grumi di ostilità grondanti dai fieri cipigli dei poliziotti potesse nascere qualcosa di bello e di sano, di santo, di vero, di luminoso, di fiorito, di integro, di splendente, di chissà che, una magia che tutt’a un tratto con un colpo di bacchetta rimette a posto i conti, rigenera gli abitanti, ridà voglia di vivere, caccia i ladri e i briganti. Figurarsi! Dalle chiusure nascono solo le sepolture, si pensa di stringersi l’un con l’altro in realtà ci si soffoca, il calore umano diventa bestiale, l’autarchia prelude all’autismo e all’eutanasia, quel che non si vuole spartire ti squarcia l’esofago, pensi di averla scampata bella e stai nell’avara fogna fino al collo, nessuna bellezza e gioia per gli avari, nessuna pace e serenità, lo spirito se n’è andato, l’anima tirata a lustro fa orrore come certi stivali pronti a calpestare l’altrui terra. Ci si rinchiude in se stessi per coltivare la propria bestialità e ingrassare finché lo spazio vitale non basta più e si abbattono le mura non per abbracciare i vicini di casa, ma per impossessarsene e farli a pezzi, e l’aria tutt’intorno diventa irrespirabile.

 

Ma tempo al tempo, siamo solo all’inizio, anche se poi le cose si fanno velocissime, senza che neppure ci si accorga. Il primo passo è noto e sbandierato, lo spazio vitale implica la soluzione finale, la cacciata dei migrati e dei migranti colpevoli di tutto, innanzitutto di esistere, che un po’ ci pensa il mare a scremarli. Pensare che circolano eroi come Muhammad Wassim Maaz, il pediatra di Aleppo che si è sacrificato per i bambini, con un ultimo pensiero salutando la fidanzata che da lì a poco avrebbe sposato. Basta uno così per dire che c’è speranza, che l’oriente non è tutto marcio, e i bambini sono il presente e il futuro, se li preserviamo dai pedofili stupratori che li scaraventano giù dalle terrazze.

 

Ma anche gli antieuropeisti hanno i loro eroi. Bella gente, bei capitani guidano la riscossa populista e assenteista; per rassicurarsi ed essere felici basta vedere il faccione del sindaco di Londra Boris Johnson, che s’infuria tutto rosso all’idea di restare in Europa e sprezzante dà del mezzo keniano a Obama che pure gli era amico; e che sgradevole sensazione la fredda faccia dell’austriaco Norbert Hofer, il nuovo idolo dell’estrema destra. Davvero indecifrabili questi viennesi, hanno avuto cent’anni fa il dono dei più grandi scrittori e musicisti, hanno avuto Freud e Mahler e Schnitzler e altri infiniti geni, ma a loro tanto piace altro. Odiano i loro eroi, li hanno trattati da porci ai tempi fatali dell’Anschluss, amano invece gli uomini saggi e puliti, sicché elessero due volte presidente col massimo dei voti quel Kurt Waldheim che gli Stati Uniti disgustati respinsero come persona non grata, caso unico nella storia. Che svista, eh, che gusti! E la sorella maggiore, la Germania, europeista se ai suoi ordini? E’ sempre stata contro l’Europa, che per ben due volte con bestiale violenza ha ridotto a macelleria e macerie.

 

 

Viva l’Italia e la Grecia

 

Onore a noi, all’Italia. Nonostante la caciara di alcuni, l’Italia resiste, contenta di essere europea, in fondo l’abbiamo forgiata noi l’Europa, senza peraltro dimenticare la grandezza della Grecia, oggi tanto vilipesa e sfottuta, sul punto di essere sbattuta fuori da quell’Europa ch’ella per prima difese e rese grande. Poi la chiesa di Cristo fece il resto. Ora la chiesa è malconcia e maltrattata, la sua voce è solo per finzione ascoltata, una voce a sua volta flebile, incerta, che deve tenere conto di tante situazioni, che si muove con prudenza laddove un tempo era tuonante e fin troppo imperiale. Sarà il calcolo a salvare l’Europa? Ne dubito, i calcoli portano solo alla colecisti. Forse sarà la vergogna e la nostalgia a salvarci.  Con quale faccia, con quale imbarazzo, nuovamente presentarsi alla frontiera mostrando i documenti che certificano che non siamo più fratelli, che ci odiamo, che siamo pronti a menarci per un pezzo di terra?