Il sindaco di Roma Virginia Raggi durante la conferenza stampa di ieri al Campidoglio (foto LaPresse)

Il "no" della Raggi a Roma 2024 visto dalla stampa estera

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Figaro, Sueddeutsche Zeitung, Wall Street Journal, Financial Times.

La sindaca di Roma dice "No" alle Olimpiadi

Parigi, 22 set - (Agenzia Nova) - Cala il sipario per l'avventura olimpica romana: a nuova sindaco di Roma Virginia Raggi del Movimento 5 stelle (M5s, populista), ieri mercoledì 21 settembre ha sotterrato la candidatura "irresponsabile" della capitale italiana all'organizzazione dei Giochi Olimpici del 2024, lasciando sole in corsa Budapest, Los Angeles e Parigi. "No ai Giochi del cemento! No alle cattedrali nel deserto" ha ribadito la Raggi nel corso di una attesissima conferenza stampa, tre mesi dopo il suo arrivo alla guida del Comune capitolino. Nonostante le parole della sindaca, il residente del Comitato olimpico italiano (Coni) Giovanni Malagò ha voluto lasciare aperto il dossier della candidatura di Roma fino al 7 ottobre prossimo, quando il Consiglio municipale dovrà dare il proprio voto ufficiale e definitivo; ieri aveva appuntamento con la Raggi in Campidoglio per discutere della questione, ma ha atteso invano 35 minuti e poi ha lasciato i locali del Comune. Per la Raggi, il "No" è la logica conseguenza di quanto aveva preannunciato in campagna elettorale: Roma ha altre priorità, aveva sempre ripetuto; la municipalità ha un debito che arriva ormai a 13 miliardi di euro, non ha ancora finito di rimborsare i prestiti legati alle Olimpiadi del 1960 ed ha appena finito di ripagare quelli per i Campionati mondiali di cacio del 1990. "Non ipotecheremo ulteriormente il futuro della città", ha spiegato la Raggi: "Le Olimpiadi sono un sogno che si trasformerebbe in un incubo" per i suoi abitanti e sono soprattutto "un buon affare per le lobby". La sindaca ha poi promesso il varo di un vasto programma di ristrutturazione degli impianti sportivi esistenti, affermando comunque che i cittadini vogliono vedere innanzitutto risolti i problemi della pulizia della città e del funzionamento dei trasporti pubblici. Malagò da parte sua ieri ha ricordato che il progetto olimpico di Roma sarebbe stato "a costo zero" per il Comune e che il budget previsto di 5,3 miliardi di euro sarebbe stato coperto interamente dal Coni, dallo Stato centrale e dagli sponsor. La candidatura aveva anche il sostegno del presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, che a sua volta ha espresso la propria rabbia per il "No" del M5s: "Dire di no ad una grande occasione di sviluppo e di impiego per l'Italia è un errore", ha dichiarato. "Farlo per ragioni interne al proprio partito poi è più di un errore, è un gesto triste e cinico" ha insistito Renzi facendo riferimento alle difficoltà in cui si dibatte la Raggi, che fatica ad imporre la propria autorità e non è ancora neppure riuscita a completare la sua giunta.


La sindaca di Roma dice no alle Olimpiadi del 2024

New York, 22 set - (Agenzia Nova) - Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato ieri, nel corso di una apposita conferenza stampa al Campidoglio, che non sosterrà la candidatura ad ospitare i Giochi olimpici del 2024 nella città. Raggi, avvocato 38 enne ed esponente del Movimento 5 stelle, ha dichiarato che sarebbe "irresponsabile" appoggiare la candidatura voluta dal governo nazionale, dato lo stato di grave dissesto economico e infrastrutturale in cui versa la capitale. "La mia valutazione - ha detto Raggi - è che queste Olimpiadi non siano sostenibili dal punto di vista economico". A detta del sindaco, che ha citato precedenti come quelli di Amburgo, Madrid e Boston, i Giochi non farebbero che aumentare il debito cittadino, che ammonta già a circa 16 miliardi di euro, e alimenterebbero corruzione e nepotismo. Giovanni Malagò, presidente del Comitato olimpico italiano che avrebbe dovuto incontrare Raggi per discutere della candidatura, ma non è stato ricevuto, ha replicato che i Giochi non comporterebbero costi aggiuntivi per i romani, ed ha accusato il sindaco di opporsi alla candidatura per ragioni ideologiche.


La periferia di Roma dà il beneficio del dubbio al Movimento 5 stelle

Londra, 22 set - (Agenzia Nova) - Sul "Financial Times" un reportage da Tor Bella Monaca, roccaforte del Movimento 5 Stelle a Roma: nel ballottaggio delle elezioni amministrative nel municipio in cui si trova il quartiere Virginia Raggi ha ottenuto il 79 per cento dei consensi. Un residente spiega: i politici precedenti non hanno dato risposte adeguate; M5s è in sintonia con la politica del XXI secolo, perché non tentare? Dal trionfo elettorale il governo della giunta è stato poco meno che una debacle. La gente di Tor Bella Monaca, però, se lo aspettava ed è disposta a offrire il beneficio del dubbio: una cosa è stare all'opposizione, un'altra è governare una città coi problemi della capitale; hanno bisogno di tempo.


Scontro sulla riforma della legge elettorale

Berlino, 22 set - (Agenzia Nova) - I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno gridato al tentativo di colpo di Stato, in risposta alla proposta del governo di rivedere la legge elettorale. Quella attuale, l’“Italicum”, non è mai stata usata, ma ha molti nemici. Prevede un premio di maggioranza per il partito vincente alla Camera dei deputati, così da permettergli di governare in modo stabile; ma poggia la propria efficacia sull'assunto del superamento del bicameralismo perfetto previsto dalla costituzione. La legge è criticata però dalle opposizioni, secondo cui rafforzerebbe troppo l’esecutivo, secondo i critici. Se si andasse a votare domani, probabilmente ci sarebbe un ballottaggio fra il Partito Democratico e i 5 Stelle, che tuttavia hanno bollato la legge come anticostituzionale e antidemocratica. A loro dire, l'Italicum andrebbe sostituito da un sistema proporzionale puro, già in vigore durante la prima Repubblica (1948-1993). Erano gli anni della “partitocrazia”, quando i governi sopravvivevano solo otto o nove mesi. I 5 Stelle al momento sono all’opposizione e finora il lavoro del neo sindaco di Roma, Virginia Raggi, è stato un flop. Ieri la Raggi si doveva incontrare con il presidente del Comitato Olimpico, ma tale incontro non c’è stato e il sindaco ha annunciato il "no" alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Il premier Matteo Renzi, da parte sua, è favorevole ad una riforma parziale della legge. Un altro test prima del referendum sulla riforma costituzionale fra due mesi.


UniCredit sulla via della redenzione

New York, 22 set - (Agenzia Nova) - UniCredit, prima banca italiana per volume di asset e l'unica nel paese ad avere rilevanza strategica globale, sta compiendo progressi incoraggianti verso un profilo di maggiore solidità patrimoniale, anche se problemi endogeni minacciano ancora l'esito degli sforzi tesi a farne un fattore di stabilità finanziaria per il paese e l'eurozona. A scriverlo, sul "Wall Street Journal", è Paul J. Davies. Le sorti di UniCredit, sottolinea l'economista, non sono svincolate da quelle del sistema bancario italiano nel suo complesso, e in particolare da quelle di istituti di credito in grave dissesto finanziario come Monte dei Paschi di Siena (Mps). Entrambe le banche affidano il loro rilancio a piani di aumento di capitale e cessione di crediti deteriorati. la differenza è che UniCredit dispone di asset allettanti per gli investitori, e ad oggi ha in ballo affari dal valore complessivo di circa 6 miliardi di euro. Mps, invece, versa in una situazione ben peggiore, e il piano di salvataggio dell'istituto senese appare enormemente ambizioso, a partire dall'obiettivo di un aumento di capitale da 5 miliardi. Il timore di UniCredit è che se Mps dovesse fallire il proprio tentativo di rilancio, ciò si ripercuoterebbe negativamente su tutti i titoli bancari italiani, gettando l'intero sistema in un altro periodo di grave turbolenza. Stando agli analisti, UniCredit sconta un ammanco di capitale compreso tra 5 e 10 miliardi di euro. L'ammontare preciso, spiega Davies, dipende da quanto radicalmente l'ad Jean-Pierre Mustier vorrà risolvere la grana dei crediti deteriorati in grembo alla banca, dal valore lordo di 80 miliardi di euro. Mustier, afferma l'economista, farebbe bene a pulire a fondo e puntare in alto, anche in termini di capital ratio. Quanto alla cessione degli asset, la banca pare decisa a vendere Pioneer, la sua controllata che si occupa di asset-management internazionale, dal valore stimato in 3 miliardi di euro. UniCredit ha già ceduto a cifre ragionevoli una quota della banca polacca Bank Pekao, e potrebbe raccogliere altri 3 miliardi di euro cedendo la sua quota rimanente, pari al 40 per cento. Stando agli analisti di Mediobanca, UniCredit potrebbe ridurre il costo dello smaltimento delle sofferenze bancarie sotto i 5 miliardi di euro, fatto salvo un contributo da parte del fondo apposito predisposto dal governo italiano. Ciò porterebbe Unicredit a "soli" 4,5 miliardi di euro da un core tier 1 capital ratio del 12 per cento. Si tratta, secondo l'autore dell'analisi, di un obiettivo realistico, "anche per una banca che è quotata un quarto del proprio patrimonio netto". A patto, ovviamente, che non subentrino altre variabili di rischio, incluso quello politico, che Davies identifica anche con il referendum sulla riforma costituzionale che si terrà in Italia entro la fine dell'anno.


 

Panorama internazionale

La candidata democratica Hillary Clinton (foto LaPresse)


 

Spagna: Rajoy non teme le terze elezioni, "il Pp vincerà con molti più voti"

Madrid, 22 set - (Agenzia Nova) - Il premier uscente spagnolo Mariano Rajoy, in un comizio organizzato ieri a San Cribao (Galizia), si è detto pronto ad affrontare le terze elezioni politiche in meno di un anno, dopo aver ricordato che il Partito popolare (Pp) è stata la formazione politica più sostenuta alle elezioni di dicembre e giugno. Se si renderà necessario indire le terze elezioni generali in un anno, ha detto Rajoy, i Popolari vinceranno di nuovo e stavolta "con molti più voti". Durante la manifestazione, il premier si è dichiarato "un estremista del buon senso" e ha garantito che "non deluderà" gli otto milioni di spagnoli che gli hanno "dato fiducia" alle urne. A quattro giorni dalle elezioni regionali in Galizia e Paesi Baschi, in programma domenica 25 settembre, Rajoy ha sottolineato che la cosa più importante per vincere "non è solo il candidato, ma la squadra", anche se il Pp in Galizia può contare su Alberto Nunez Feijoo, "il migliore". Infine, Rajoy ha aggiunto che nel 2018 inaugurerà la linea ferroviaria ad alta velocità (Ave) in Galizia "come primo ministro".


Presidenziali Usa, Trump favorevole a pratiche della polizia aggressive 

New York, 22 set - (Agenzia Nova) - Il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, si è detto favorevole ieri all'adozione sull'intero territorio dell'Unione dello "stop-and-frisk", una pratica adottata dalla polizia di New York che consiste nel fermare casualmente dei passanti e perquisirli alla ricerca di armi o sostanze stupefacenti illegali. Tale politica, adottata dall'amministrazione cittadina di Michael Bloomberg, è stata giudicata incostituzionale e discriminatoria da una corte federale nel 2013, e da allora è stata significativamente ridimensionata. Trump ha fatto riferimento al programma ieri, durante la registrazione di un programma dell'emittente Fox News, rispondendo a una domanda sulla prevenzione della violenza nelle comunità afroamericane. Le autorità di New York hanno sempre difeso l'efficacia del programma, in cui però il giudice Shira A. Scheindlin ha riscontrato un veicolo di discriminazione razziale: molti cittadini neri e ispanici, ha affermato la giudice nel 2013, "non sarebbero stati fermati e perquisiti se fossero stati bianchi".


Presidenziali Usa: un nuovo sondaggio attribuisce a Clinton un vantaggio di 6 punti

New York, 22 set - (Agenzia Nova) - La candidata democratica alla presidenza degli Stati Uniti, Hillary Clinton, mantiene il proprio vantaggio sull'avversario repubblicano Donald Trump nonostante le recenti battute d'arresto della sua campagna, anche se i margini di distacco continuano a ridursi. Stando all'ultimo sondaggio effettuato dal "Wall Street Journal" in collaborazione con Nbc News, Clinton gode ancora di un vantaggio del 6 per cento su Trump - 43 contro 37 per cento - tra gli elettori più propensi a recarsi alle urne, mentre i candidati indipendenti e delle formazioni minori raccolgono in tutto il consenso del 12 per cento degli aventi diritto al voto. Considerando il totale degli aventi diritto al voto, il vantaggio di Clinton cala a 5 punti percentuali. Clinton, però, sconta ancora uan visione estremamente negativa da parte della maggioranza degli elettori, che dubitano della sua onestà, e la Democratica non pare in grado di raccogliere tra ispanici e afroamericani lo stesso sostegno ed entusiasmo che suscitò invece il presidente uscente, Barack Obama. Clinton, però, ha la fortuna di doversi misurare con un candidato che suscita nell'elettorato statunitense sentimenti ancor più contrastati, e di poter contare proprio sul sostegno di Obama, che negli ultimi mesi ha goduto di un incremento del proprio tasso di approvazione.


Brasile: le accuse contro Lula colpiscono duramente il Partito dei lavoratori

Madrid, 22 set - (Agenzia Nova) - Le accuse rivolte la scorsa settimana all'ex presidente del Brasile Luis Inacio Lula de Silva per corruzione e riciclaggio di denaro, che lo porteranno in tribunale, hanno "incendiato l'ambiente politico" nel paese sudamericano, scrive il quotidiano "El Pais". Dopo la destituzione del capo dello Stato, Dilma Rousseff, accusata dall'opposizione di aver manipolato i conti pubblici, il caso Lula rappresenta un altro duro colpo per il Partito dei lavoratori (Pt). Quella che è stata per anni una "forza dominante nella scena politica brasiliana" attualmente è "scossa dall'inchiesta sulla compagnia petrolifera statale Petrobras", che riguarda principalmente una grave rete di corruzione negli appalti pubblici. La figura di Lula, che negli ultimi giorni aveva persino ipotizzato di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2018, appare sempre più in bilico. Colpire la figura di Lula ha, secondo il quotidiano, un valore strategico: se in Brasile nessun altro si avvicina agli indici di popolarità dell'ex presidente - secondo i sondaggi è uno dei politici del paese più amati e apprezzati di sempre - nel Partito dei lavoratori non c'è un altro nome in grado di eguagliarne la forza elettorale.


Siria, la Casa Bianca pronta ad armare i curdi contro l'Isis

New York, 22 set - (Agenzia Nova) - L'amministrazione del presidente Usa Barack Obama sta studiando un piano militare che prevede la fornitura diretta di armamenti alle milizie curde siriane, per sostenerle nella lotta contro lo Stato islamico in Siria. Tale radicale cambio di politica, sottolinea il "New York Times", comporterebbe una significativa escalation dell'offensiva contro quell'organizzazione terroristica, ma causerebbe anche tensioni gravissime con la Turchia, i cui rapporti con gli Usa appaiono già oggi in parte compromessi. Il piano, riferisce il quotidiano Usa, è allo studio del Consiglio di sicurezza nazionale su richiesta dello stesso Obama, che ha ordinato di accelerare l'offensiva contro l'Isis prima della conclusione del suo mandato presidenziale. La decisione di armare i curdi siriani rischierebbe di spezzare il traballante equilibrio degli Usa, a metà tra le ambizioni politiche della Turchia nella regione e quelle dei curdi siriani, nemici giurati ma entrambi vitali per lo sforzo militare Usa nella regione. Fornire direttamente armi ai curdi, che i vertici militari Usa considerano i partner militari di terra più efficaci in Siria, consentirebbe di imprimere una decisiva accelerazione all'offensiva contro Raqqa, città siriana che è anche capitale auto-proclamata dell'Isis. Tantopiù che dal sedicente califfato, e in particolare da Mosul, in Iraq, giungono indiscrezioni relative ad arresti di massa ed esecuzioni in risposta ai primi, timidi segnali di ribellione da parte delle popolazioni sunnite che vivono sotto il governo dell'Isis: un segnale, secondo la "Washington post", che nel cuore dello "Stato islamico" cominciano a diffondersi panico e ribellione.

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