La solitudine di Renzi sui migranti e la straziane ricerca di un compromesso sulla Grecia

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli da Figaro, Handelsblatt, Bloomberg, Financial Times, New York Times, País, Washington Post.

Nonostante gli sforzi di Renzi, i leader europei esitano di fronte alle sue richieste di aiuto sull'emergenza migrazioni
Londra, 25 giu 08:31 - (Agenzia Nova) - Quando ha incontrato il presidente francese, François Hollande, all'Expo di Milano, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, gli ha offerto un menù a base di piatti tipici della Sicilia, terra di approdo di un eccezionale afflusso di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa. Tutti gli sforzi del capo del governo di Roma, diplomazia culinaria inclusa, non sono bastati a convincere i leader europei a rispondere alle sue richieste di aiuto, osserva il "Financial Times". Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, alla vigilia del vertice europeo di oggi, ha ammesso che i progressi compiuti finora sono modesti.

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Crisi greca, per il premier italiano Renzi c'è tempo solo sino alla fine del mese
New York, 25 giu 08:31 - (Agenzia Nova) - I negoziati in corso tra Atene e i suoi creditori internazionali per il rifinanziamento del debito greco, che eviterebbe il default di un paese economicamente allo sfascio e ne scongiurerebbe l'uscita dall'euro, non potranno protrarsi oltre la fine del mese di giugno. Lo ha dichiarato il premier italiano Matteo Renzi, che ha spiegato come le trattative proseguiranno con ogni probabilità oltre il summit europeo di questa settimana. Il 30 giugno prossimo Atene dovrebbe far fronte a una tranche di interessi sul debito da 1,6 miliardi di euro, una cifra di cui le esangui casse dello stato ellenico non dispongono.

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I problemi greci mascherano i rischi crescenti in Italia e Francia
Londra, 25 giu 08:31 - (Agenzia Nova) - Secondo un commento di Satyajit Das sul "Financial Times", i mercati finanziari, ossessionati dalla crisi greca, stanno ignorando i rischi in aumento nelle grandi potenze economiche europee, specialmente in Italia e Francia. I due paesi sono alle prese con problemi crescenti di debito, espansione lenta, disoccupazione, finanze pubbliche modeste, mancanza di competitività e incapacità di procedere agli opportuni aggiustamenti. Il calo dei prezzi dell'energia e i bassi tassi di interesse non potranno nascondere per sempre questi problemi dalle radici profonde.

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Una buona notizia per i crediti deteriorati delle banche italiane
New York, 25 giu 08:31 - (Agenzia Nova) - Il governo italiano ha apportato modifiche alle procedure di bancarotta in vigore nel paese, con l'obiettivo di rendere più semplice per le banche e titolari di crediti deteriorati il sequestro e il pignoramento di proprietà ed altri beni collaterali. L'intervento del governo italiano – scrive il “Wall Street Journal” - dovrebbe facilitare la vendita dei crediti deteriorati e dare ossigeno al sistema del credito nazionale. Le sofferenze bancarie italiane hanno raggiunto la cifra di oltre 4 miliardi di euro per i soli quattro maggiori istituti di credito del paese, stando ai dati forniti da Barclays. Non tutte le banche italiane, però, sono convinte che le misure adottate dal governo saranno davvero efficaci: Mediobanca, ad esempio, dubita che un qualunque intervento possa avere successo in assenza di segnali inequivocabili di una robusta ripresa dell'economia.

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Vivendi diventa l'azionista di riferimento di Telecom Italia
Parigi, 25 giu 08:31 - (Agenzia Nova) - Il gruppo francese dei media Vivendi mercoledì ha annunciato di aver portato la sua partecipazione nel capitale di Telecom Italia al 14,9 per cento, diventando così l'azionista di riferimento del primo operatore italiano di telefonia fissa e sostituendo in questo ruolo gli spagnoli di Telefònica.

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Panorama internazionale

Il premier greco Alexis Tsipras ieri a Bruxelles (LaPresse)


Crisi greca: la straziante ricerca di un compromesso
Berlino, 25 giu 09:46 - (Agenzia Nova) - Per sua natura il compromesso è un accordo cui giungono due controparti impegnate in trattative. Per questo non ci può essere né un compromesso buono, né uno cattivo. Il fatto che il compromesso possa essere solido, invece, è un altro paio di maniche. La Grecia e i suoi creditori, scrive l'opinionista Thomas Ludwig sul quotidiano "Handelsblatt", si stanno complicando la vita per arrivare ad un accordo sostenibile prima del fallimento di Atene. Il secondo incontro tra i ministri delle Finanze della Ue è stato esteso ad oggi: le dissonanze erano troppo evidenti. Quello che sta avvenendo a Bruxelles, scrive Ludwig, è "cavalcata sul filo del rasoio". Lo sterile negoziato con Atene, avverte l'opinionista, finisce per oscurare due temi fondamentali per l'intera Ue: la politica di sicurezza e di immigrazione.

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Intercettazioni: lo sgarbo americano non rovinerà la relazione con la Francia
Parigi, 25 giu 09:46 - (Agenzia Nova) - "Tutti i diplomatici convivono con la certezza che le loro comunicazioni sono ascoltate, e non da un solo paese. E' il mondo reale". E' con la citazione del tweet postato martedì sera dall'ambasciatore francese a Washington, Gérard Araud, subito dopo lo scoppio dello scandalo per le intercettazioni della Nsa statunitense a danno di tre successivi presidenti della Francia tra il 2006 ed il 2012, il quotidiano "Le Figaro" apre una pagina speciale sulla vicenda, in cui mette in dubbio la sincerità della comunicazione politica che mostra di indignarsi per il contenuto delle rivelazioni di WikiLeaks. Dietro la facciata del presidente francese Francois Hollande che convoca all'Eliseo l'ambasciatrice Usa a Parigi, Jane Hartley, e che esige da Barack Obama la conferma pubblica dell'impegno a on intercettare mai più le sue comunicazioni, secondo il "Figaro" c'è una realtà in cui la cooperazione franco-americana in materia di spionaggio non è mai stata così intensa come oggi: la Francia attualmente è uno dei più importanti partner mondiali degli Stati Uniti per la lotta al terrorismo. Lo stesso presidente Usa Obama nel febbraio riconobbe il buon livello di collaborazione tra i servizi di informazione dei due paesi e assicurò pubblicamente il suo impegno perché tale relazione venisse ulteriormente migliorata. Oggi, mentre negli Stati Uniti le ultime rivelazioni di WikiLeaks hanno destato scarsa attenzione sui media, in Francia secondo il "Figaro" i servizi segreti sono al massimo "imbarazzati" dalla vicenda e la reazione del presidente Hollande avrebbe molto a che fare con la politica interna: evocando il fatto che la Nsa statunitense ha spiato tanto lui quanto i suoi due predecessori di destra (Jacques Chira e Nicolas Sarkozy), l'attuale inquilino socialista dell'Eliseo infatti può giocare la carta dell'unità nazionale, atteggiandosi a paladino della Francia in vista delle elezioni presidenziali del 2017. Certo, scrive nell'editoriale odierno Philippe Gélie, l'affaire ha danneggiato la fiducia reciproca tra Stati Uniti ed Europa e Obama ha dimostrato che in materia di difesa degli interessi Usa egli è uguale a Bush ed a Cheney. Ma poiché nessun segreto di Stato è stato messo sulla pubblica piazza, tutti sono interessati a gettare acqua sul fuoco: gli interessi comuni commerciali e strategici, sono troppo importanti perché la Francia e gli Stati Uniti si avventurino in una vera crisi diplomatica.

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Regno Unito: Cameron spera di lanciare la rinegoziazione al vertice dell'Ue
Londra, 25 giu 09:46 - (Agenzia Nova) - Politica europea in evidenza sulla stampa britannica. Il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, spera di avviare stasera a Bruxelles, alla cena che seguirà il vertice dei leader dell'Unione Europea sulla crisi greca e l'emergenza migrazioni, le trattative per rinegoziare i termini dell'appartenenza. Il premier si appresta a presentare le sue richieste dopo aver subito diversi colpi. Secondo fonti diplomatiche, la Francia non intende unirsi alla Germania nel fare di tutto per evitare la Brexit; il governo tedesco, comunque, ha messo in guardia Londra sui piani per limitare l'accesso al welfare per i lavoratori immigrati. Inoltre, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, memore dell'opposizione di Downing Street alla sua nomina, in un rimpasto delle posizioni dirigenziali, ha emarginato i funzionari britannici. La regina Elisabetta II, in visita ufficiale a Berlino, ha tenuto un discorso sui rischi delle divisioni europee e sul ruolo cruciale della Gran Bretagna in Europa, lasciando pochi dubbi sulla sua posizione riguardo al referendum. In una lettera al quotidiano "The Times" influenti esponenti dell'impresa britannica esortano il governo a negoziare per tenere il paese nell'Ue, nel proprio interesse, mentre su "The Telegraph" il gruppo Business for Britain sostiene la necessità di uscirne, perché l'Unione sta sottranedo al Regno Unito la sua influenza diplomatica. Una commissione trasversale del Parlamento nord-irlandese, infine, ha avvertito che l'eventuale Brexit potrebbe mettere a rischio il fragile assetto politico dell'Irlanda del Nord.

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Spagna: Alexei Arbatov, "schierare armi pesanti contro la Russia è una minaccia politica"
Madrid, 25 giu 09:46 - (Agenzia Nova) - Lo schieramento di armamenti pesanti nei paesi dell'Europa Orientale non rappresenta una "minaccia militare", ma una "minaccia politica" e un precedente, dal momento che "per la prima volta dalla fine della Guerra fredda si sta pianificando un dispiegamento di armi pesanti statunitensi lungo i confini della Russia". E' quanto afferma in una intervista al quotidiano "El Pais" l'esperto militare Alexei Arbatov, direttore del Centro per la sicurezza internazionale presso l'Istituto di economia mondiale e relazioni internazionali (Imemo) dell'Accademia delle scienze della Russia. "Per invadere la Russia - spiega - bisognerebbe posizionare 40 mila carri armati e altri mezzi pesanti lungo i nostri confini ", dichiara l'esperto, mentre gli Usa ne schiereranno alcune centinaia. La gravità della decisione di Washington sta dunque nella sua natura di "precedente", che ne fa una "inversione di tendenza dopo decenni di disarmo".

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Usa, importante vittoria per l'agenda commerciale di Obama
Washington, 25 giu 09:46 - (Agenzia Nova) - Il Senato degli Stati Uniti ha approvato ieri in via definitiva la concessione di poteri speciali al presidente Barack Obama in materia di trattati commerciali. La cosiddetta “fast-track authority” consentirà all'inquilino della Casa Bianca di chiedere al Congresso un giudizio netto sui trattati di libero scambio regionali come la Partnership trans-Pacifico (Tpp): i legislatori potranno promuovere o bocciare i trattati, ma hanno rinunciato alla prerogativa di modificarli tramite emendamenti. In questo modo, il processo di approvazione e ratifica dei trattati di libero scambio risulterà enormemente accelerata. Si tratta di una vittoria importante e sofferta per Obama, convinto che un'ulteriore abbattimento delle barriere al libero commercio sia necessaria a sostenere la crescita del paese e la sua supremazia geopolitica ed economica globale, specie in funzione anti-cinese. Il presidente Usa, che si è trovato a fronteggiare l'ostilità di buona parte del suo Partito democratico, sempre più spostato su posizioni progressiste, anti-capitaliste e anti-globali, non ha esitato a servirsi della “stampella” offerta dagli avversari Repubblicani, che invece sostengono l'abbattimento delle barriere al commercio internazionale, specie quelle altrui. Di fronte alla sconfitta, il nutrito gruppo di democratici “dissidenti” - che rappresentano in realtà una componente maggioritaria del partito – hanno annunciato che rinunceranno a politiche ostruzionistiche, a patto però che l'amministrazione tenga fede all'impegno di varare misure economiche a favore dei lavoratori statunitensi danneggiati dalla maggiore esposizione alla competizione economica internazionale. Il provvedimento approvato dal Senato, che concede al presidente poteri speciali per una durata di sei anni, si trova ora sulla scrivania del presidente, che vi apporrà la sua firma entro i prossimi giorni. Dal punto di vista politico, il voto del Senato rappresenta una vittoria netta per il presidente Obama, ma pone interrogativi riguardo l'indirizzo politico-ideologico e la coesione interna di un partito, quello Democratico, che pare già proiettato alla vittoria alle prossime elezioni presidenziali. La candidata di punta del partito democratico Hillary Clinton, che da segretario di Stato aveva sostenuto con convinzione il Tpp e gli altri trattati commerciali negoziati dall'amministrazione, ha chiuso in un battito di ciglia la porta sulle suo posizioni passate e su tutto ciò che il suo profilo politico rappresenta, ed ha sposato con convinzione l'orientamento della componente progressista del suo partito, che ormai pare incarnare quello di una componente maggioritaria dell'elettorato statunitense.

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