Lotito e Sanremo

Pierluigi Pardo

Gianfranco Berta e Michele Ferrero non ci sono più. Grappa e Nutella. Hanno reso la vita più dolce e più morbide le notti, i dopocena e le colazioni. Ci hanno fatto ingrassare felici (sono un professionista della materia).

Gianfranco Berta e Michele Ferrero non ci sono più. Grappa e Nutella. Hanno reso la vita più dolce e più morbide le notti, i dopocena e le colazioni. Ci hanno fatto ingrassare felici (sono un professionista della materia). Se ne sono andati tra le colline delle langhe, il tenero Monferrato, nel sangue il grignolino di Liedholm, la luna, i falò e tutto il necessario. Luoghi dove San Simone, grazie a Dio, non è soltanto un santo.

 

La bufera Lotito fa ridere e piangere al tempo stesso. E’ chiaramente una trappola e però pure lui. Anche Platini non sogna Basilea-Bayer Leverkusen come finale di Champions, però sta attento a non dirlo, soprattutto al telefono.

 

Il Festival è andato grandiosamente. Carlo Conti è proprio bravo, rassicurante e inclusivo e pazienza se in certi momenti sembrava una riunione di condominio in zona Scandicci. Del resto Firenze sogna, dai tempi dei Litfiba. Adesso regna, sovrana, e segna pure parecchio, hai visto Babacar?

 

Piuttosto, come facevamo anni fa a vederlo senza commentare su Twitter? I comici fanno ridere (poco). Il cantante ideale suona la chitarra come Britti, ha la voce di Nina Zilli, l’atmosfera sospesa (cit.) di Irene Grandi, l’aria da highlander di Marco Masini, l’impegno civile di Platinette e la faccia da Ministro delle Riforme di Bianca Atzei. Poi arriva “Black” dei Pearl Jam, casuale, languida e perfetta, nell’iPhone, e sembra un altro sport. Probabilmente lo è.

 

Ma sono dettagli. L’estate è vicina, la Merla è passata, c’è Toro-Bilbao e sembra in bianco e nero. Come Celtic-Inter. Pellicola e maglie di lana pesante. Pallone marrone, come il presente di Pippo. Solo sulla panca. E tutto il mondo fuori.

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