Renato Brunetta (Ansa) 

innamorato fisso

Ecco il primo governo Brunetta. Prima riforma, tassare il celibato

Maurizio Milani

Con Draghi al Colle, l'esponente di Forza Italia va a Palazzo Chigi: e sarà la nemesi degli assenteisti. Il racconto delle pazze politiche per la Pubblica Amministrazione e il fisco nelle indiscrezioni di Maurizio Milani

La notizia è ufficiale, è uscita adesso. Non si era mai sentita una notizia così bella: Mario Draghi sarà il nuovo presidente della Repubblica. I partiti hanno trovato il seguente accordo: Mariolone (con rispetto parlando) al Colle, Renato Brunetta a Palazzo Chigi. L’esponente di Forza Italia sarà riconfermato anche dopo le politiche 2023. Vediamo insieme i provvedimenti che il primo governo Brunetta prenderà (senza essere convinto, ma per me fa bene).

Riforma totale della Pubblica Amministrazione: questa colpirà più di tutto i dipendenti statali. Saranno delle leggi così rivoluzionarie che all’estero faranno urlare allo scandalo. Ma neanche. Per esempio, il cancelliere Olaf Scholz arriverà di notte a Venezia per incontrare Brunetta. Al nostro capo di governo l’omologo tedesco consegnerà la massima onorificenza tedesca. Prima dell’on. Brunetta, solo quattro italiani: Gustavo Thöni, Ludovico il Moro, Alessandro Manzoni e suo fratello Antonio. Nel dettaglio cosa prevede tale riforma? Abolizione delle regioni, viene tutto centralizzato nella capitale; accorpamento dei corpi di polizia (polizia di stato, Benemerita, guardia di Finanza e polizia penitenziaria). La nuova forza armata passerà da un organico di 400 mila uomini alla metà. Prepensionamenti, incentivi all’esodo, ecc. Il nuovo corpo per legge viene comandato da un generale dei carabinieri. Non ci sarà rotazione con ufficiali provenienti da altri corpi. Cambierà la persona ma dovrà sempre venire dai vertici della Benemerita. 

Gli attuali ottomila comuni italiani verranno ridotti a mille. Gli ottomila segretari comunali hanno finito di contare più del sindaco (parole di Brunetta). Questi funzionari periferici del Viminale saranno mandati in esilio. Si sta discutendo in commissione Affari costituzionali dove. I grillini vorrebbero mandarli in Corsica senza avvisare la Francia. Comunque l’ambasciatore di Piazza Navona ha avvertito Macron di tale intenzione: “Presidente! Il governo italiano vuole sbatterci sull’isola napoleonica migliaia di segretari comunali caduti in disgrazia”. Macron: “Fanno bene! Noi gli mandiamo i nostri sulle colline toscane”.

Abolizione delle prefetture con legge ordinaria. Tale istituzione verrà sostituita da un uomo di fiducia di Brunetta. Anche il termine “Sua Eccellenza il Prefetto” viene abolito. Si chiamerà “legato pontificio”. In pratica il vescovo locale assume tale carica. Tra i suoi compiti: ritirare la patente agli ubriaconi; vigilare sul regolare svolgimento delle elezioni; ordine pubblico (essendo anche la figura del questore abolita per legge). 

Viene abolito anche il Provveditorato agli studi (vecchia denominazione, oggi Ufficio scolastico provinciale). Anche questi 120 funzionari vengono mandati in esilio. Si pensa a Gibuti (nostra rivendicazione territoriale del secolo scorso). Qui verranno avviati a lavori considerati (a torto) umili, tipo mungitore di bestiame al pascolo. Esentati però se esibiscono certificato medico (anche da professionista sospeso dall’Ordine). Insomma, i dipendenti pubblici sotto il governo Brunetta passano da tre milioni a 25 mila (vedere sul sito del Foglio anche i ministeri soppressi e le sedi di tribunali chiuse e vendute ad Amazon). 

Riforma elettorale: proporzionale con sbarramento al 20 per cento. Uscita temporanea dall’Ue per anni dieci. Accordo con Putin e Erdogan chiamato la “Triplice”, Russia, Turchia e Italia, nella prospettiva di formare un’unica nazione. Incontro dei tre leader nella villa di Berlusconi di via Rovani a Milano per firmare tale patto, che gli Usa considerano scellerato. Ma non esageriamo. Tanto alla fine non cambia niente. 

Un’altra ottima iniziativa di Brunetta sarà lo smantellamento del Mose. Anche Tomasi Montanari è d’accordo. Venezia ha un fascino mondiale, senza quell’orribile “scassone” arrugginito con migliaia di tonnellate di cemento per consolidarlo e tunnel sottomarini. Dispiace che per farlo saltare in aria (operazione condotta dai sabotatori del glorioso reggimento Col Moschin) si dovrà spendere la stessa cifra che è servita per farlo: 20 miliardi di euro. Anche il corpo diplomatico italiano verrà ridimensionato. Tra ambasciatori e consoli ne spariranno dal bilancio statale quattro quinti. Questi nuovi disoccupati saranno avviati all’installazione di pali del telegrafo, nelle zone (Africa per lo più) dove non c’è. La Rai viene venduta a un arabo. La pacchia è finita. La sede Rai di New York, la più bella e lussuosa delle rappresentanze televisive estere, viene venduta. Uguale quella di Londra, Parigi, Pechino e Mexico City. Rimane solo la sede di Mosca. Chiusa anche la sede Rai di Sidney (entra un mobilificio di dubbia provenienza). 

Insomma, con il governo Brunetta la spesa pubblica passa in breve dal 35 per cento del pil allo 0,5. Tasse: aliquota fissa all’un per cento su tutti i redditi. Senza aliquota progressiva per scaglioni. Nessuno è esentato. Abolizione di tasse su tutti gli immobili, viene introdotta una sola super tassa sul celibato: sia donna che uomo che al compimento dei 25 anni non si è ancora sposata/o, dispiace dirlo, ma passa un guaio. Stiamo valutando l’esilio. Per adesso no! Il contributo fisso per questo egoismo è 50 mila euro l’anno. Dispiace ma non possiamo più permetterci sulla penisola così tanti nostri concittadini muli e zitelle. Lo stato provvederà a dei fidanzamenti coatti tra estranei. Ti concede la scelta del genere. Nel mio caso preferisco l’uomo, anche estraneo me lo farò piacere.

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  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E' fidanzato con Monica.