Barbara Berlusconi (foto LaPresse)

Barbara Berlusconi e quei vecchietti che continuano a non voler farsi rottamare

Lanfranco Pace
I vecchietti qualcosa sembrano avere ingranato. Non siamo più i disperati senza capo né coda di qualche mese fa, abbiamo continuato a perdere punti scioccamente ma una squadra ora c’è, c’è anche un gioco e almeno possiamo competere. Alcune resurrezioni commuovono

Adesso vi rottamo io: così parla Barbara Berlusconi, tutto di bianco vestita, begli occhi, bel sorriso e nessuna traccia di smalto (viva le donne che osano unghie nude) dalla copertina della Freccia, mensile delle Ferrovie dello stato italiane. Dice che nel calcio occorrono trasparenza e l’avvento di un team “di quarantenni preparati”, tra le righe echeggiano i nomi dei Maldini, dei Costacurta, dei Donadoni, dei Panucci.

 

Pare che Barbara abbia forte carattere ma nel nostro mondo comandano ancora ottantenni maschi. Sul Corriere della Sera Fedele Confalonieri, milanista di fiamma e intimo compagno d’armi, celebra a modo suo il trentesimo anniversario dei primi passi del presidente che ha vinto di più nella storia del calcio. Non vede o finge di non vedere le cantonate degli ultimi tre anni sul mercato e incorona ancora Adriano Galliani come miglior manager sportivo italiano, forse europeo, “il nostro generale, il nostro Moshe Dayan”. Dice che la vera natura di Berlusconi è nel calcio, dove si comporta da mecenate oculato che a differenza dell’Avvocato non è a disagio fra i tifosi, ancora ride al ricordo di quello che all’indomani della vittoria del primo scudetto saltò sul cofano della sua auto e gli disse “Silvio bella figa”: e giura che, mister B o mister C, lui riporterà il Milan sul tetto del mondo. Con queste premesse, e di fronte a tanta ostinazione nel non vedere quanto il calcio sia (purtroppo) profondamente cambiato in pochi anni, la strada della signora figlia è quanto mai impervia. 

 

Anche perché i vecchietti qualcosa sembrano avere ingranato. Non siamo più i disperati senza capo né coda di qualche mese fa, abbiamo continuato a perdere punti scioccamente ma una squadra ora c’è, c’è anche un gioco e almeno possiamo competere. Alcune resurrezioni commuovono, vedi il “Monto” o l’imprescindibile Keisuke Honda che si batte in campo come se ci fosse ancora l’impero. Abbiamo persino rottamato l’infausta tradizione che ci voleva sconfitti quando giochiamo prima di pranzo.

 

E’ già qualcosa. Roma non si fece in un giorno. Nemmeno l’Inter. Figuriamoci il Milan.

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  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.