Madame Qe indossa il vestito “buono” per il debutto in Bce

Alberto Brambilla

    Roma. Davanti al Parlamento europeo, che dovrà confermare la sua candidatura a presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde ha concluso il suo discorso con una formula diversa da quella usata dal predecessore Mario Draghi che le cederà il vertice dell'Eurotower da novembre. Per otto anni Draghi ha terminato i suoi interventi successivi al Consiglio direttivo sempre allo stesso modo – “and now we are at your disposal for questions”, “siamo a vostra disposizione per le domande”, rivolto ai giornalisti. Lagarde davanti al Parlamento ha cambiato fraseggio – “I look forward to a fruitful exchange during today's hearing, not only to answer your questions, but also to hear your views”, ovvero “mi aspetto un fruttuoso scambio, non solo rispondere alla vostre domande, ma anche a sentire il vostro parere”. Sta anche qui il senso del discorso programmatico di Lagarde, un discorso con tre argomenti centrali “agilità” – o meglio flessibilità nell'azione della Bce in un periodo di rallentamento della crescita e in prospettiva di un nuovo Quantitative easing –, “inclusione” e “diversità”.

    Per Lagarde non è solo la difesa della “stabilità dei prezzi” il compito da rispettare, ma è il contorno ad assumere un rilievo inedito. “Considero cruciale una politica monetaria che guardi avanti e consideri il contesto più ampio nel quale la stabilità dei prezzi viene raggiunta”. La priorità è dimostrare la vicinanza alle persone (“people”, parola pronunciata sei volte nel discorso) e condividerne le aspettative. “La Bce – ha detto – deve essere compresa dai mercati che trasmettono la sua politica, ma deve anche essere compresa dalle persone a cui serve. Le persone hanno bisogno di sapere che è la loro banca centrale e che sta facendo politica con a cuore i loro interessi. Una delle priorità della mia presidenza, se confermata, sarà quella di rafforzare tale ponte con il pubblico”, la presidenza deve essere confermata in ottobre dal Parlamento europeo che come le altre istituzioni comunitarie, Bce in testa, è criticata dai politici populisti per essere distante dalla gente. “La fiducia nell'euro si attesta attualmente al 76, il livello più alto di sempre, anche grazie alle azioni coraggiose dell'attuale leadership della Bce – ha detto Lagarde riferendosi a Draghi – Tuttavia, la fiducia nelle istituzioni dell'Ue, compresa la Bce, non è allo stesso livello. Nel rafforzare ulteriormente il nostro legame con il pubblico – ha aggiunto – possiamo basarci su quella fiducia nell'euro ed estendere la fiducia nel più ampio progetto europeo. Per garantire impegno, agilità e inclusione, saranno necessari innovazione e comunicazione oltre alla responsabilità e alla cooperazione”. Da ex ministro delle Finanze francese e capo del Fmi ha ricordato che “ciò che mi ha spinto in ciascuno di questi ruoli è la determinazione a servire l'interesse pubblico e a soddisfare le aspettative giustificate delle persone. Ho sempre cercato di concentrarmi sulle questioni fondamentali del nostro tempo. Per l'Fmi ciò significava anche affrontare la crescente disuguaglianza, affrontare i cambiamenti climatici e promuovere una crescita più equa e inclusiva”. I cambiamenti climatici sono una “sfida comune” europea che per Lagarde sarà una “missione”. Ha fatto riferimento al Network for Greening the Financial System, lanciato nel 2017 dalle principali banche centrali, per valutare i rischi del cambiamento climatico e lavorare per la protezione dell'ambiente e ha suggerito di “investire parte del portafoglio della Bce nella finanza verde”. Quanto all'inclusione Madame Qe è pronta ad ascoltare tutti, o quasi. “C'è molto che possiamo imparare da coloro che vedono i diversi aspetti della politica monetaria nella loro vita quotidiana, che si tratti di sindacati, gruppi di consumatori, Ong o altri partner della società civile. Al di là delle regolari audizioni sulla responsabilità di fronte a questa assemblea, ascoltare le loro voci non può che rafforzare il processo decisionale della Bce”. Lagarde è a vostra disposizione per suggerimenti.

    Alberto Brambilla

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.