Se Renzi è (ancora) un problema per il Pd

Surreale riunione al Senato per decidere se può parlare o no a nome di tutti

    Ore 15.30 del 23 luglio, riunione del gruppo parlamentare del Pd al Senato in vista della seduta di oggi dedicata al caso Russia, con Matteo Salvini al centro della scena. La domanda, per il Pd, è di quelle toste: chi parlerà a nome di tutti i senatori? I giornali lo hanno già scritto: sarà Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio, a intervenire. Qualcuno però ha di che ridire. Come il senatore Antonio Misiani, che è interviene per illustrare la sua contrarietà, seppur con toni non ostili. Non per una questione di merito ma di metodo, visto che ha appreso la notizia dalla stampa anziché dai vertici del gruppo parlamentare. Dopo di lui è il turno di Luigi Zanda, ben più energico del mite Misiani, e dice che la persona più adatta non è Renzi ma il capogruppo Andrea Marcucci, che è stato riconfermato all'unanimità e quindi rappresenta tutti e non una parte. Renzi, insomma, sarebbe quello di parte. Non Marcucci, che pure è autorevole sostenitore della prima ora dell'ex segretario del Pd. Dopo il turno di Zanda arriva quello del senatore Salvatore Margiotta, che dice: “Speriamo che di questa riunione non se ne parli affatto e che nessuno la racconti in giro. Perché mentre Salvini e la Lega cercano di distogliere l'attenzione dalla questione dei fondi russi utilizzando Bibbiano per coprire la notizia, noi lo aiutiamo facendo scrivere ai giornali che il Pd è diviso e non che la Lega ha un grosso problema”. Sfortunatamente per il senatore Margiotta, le riunioni con più di una persona non sono mai riservate. Seguono interventi di Eugenio Comincini e Caterina Biti, tutti dello stesso tenore: perché Renzi, ex presidente del Consiglio, non dovrebbe poter intervenire su un tema così importante a livello internazionale? E' quel che pensa anche il capogruppo rieletto all'unanimità. Ragion per cui, alla fine, sarà Renzi oggi a parlare a nome di tutti. Anche di Zanda.