
Protesta a Parigi contro la guerra a Gaza (GettyImages)
“Riconoscere lo stato di Palestina per punire Israele e tutti gli ebrei”
La decisione arriva in un momento in cui l’isolamento di Israele e la stigmatizzazione degli ebrei in generale è senza precedenti scrive il Point
Il riconoscimento della Palestina da parte della Francia arriva in un momento in cui l’isolamento di Israele, la sua denuncia e la stigmatizzazione degli ebrei in generale, che siano favorevoli o meno alla politica di Netanyahu, raggiungono livelli senza precedenti, osserva sul Point l’ex ministro gollista degli Affari europei Pierre Lelouche. “In oriente e oltre stiamo vivendo un momento di svolta nella storia, in cui la legittimità stessa di Israele è ormai apertamente contestata e il destino degli ebrei di tutto il mondo è nuovamente in discussione. Il punto di partenza è ovviamente il 7 ottobre.
A rischio di scandalizzare, personalmente ritengo che il leader politico e militare di Hamas dell’epoca, Yahya Sinwar, abbia di fatto ottenuto una quadrupla vittoria politica scatenando questo massiccio attacco contro Israele: innanzitutto è riuscito a riportare la questione palestinese al centro delle problematiche del medio oriente; come probabilmente aveva previsto, la risposta israeliana, brutale, data l’esiguità di un territorio urbano di oltre 2 milioni di persone che fungono da scudi umani per un esercito trincerato in una vera e propria città sotterranea, non poteva che portare alla denuncia quasi unanime dei bombardamenti israeliani, al punto che Israele è oggi comunemente definito uno stato ‘genocida’; le relazioni di Israele con il mondo arabo sono gravemente compromesse, come stanno cominciando ad esserlo anche con molti paesi occidentali, ad eccezione degli Stati Uniti; infine, dopo due anni di guerra, l’antisemitismo è diventato globale.
E’ in questo contesto che va considerata l’iniziativa presa dal presidente Macron, in collaborazione con il principe ereditario dell’Arabia Saudita, di riconoscere solennemente lo stato di Palestina tra pochi giorni. Prima di entrare nel merito della questione, occorre soffermarsi sulla tempistica di questa iniziativa, fondamentale sia dal punto di vista politico che diplomatico. Il presidente Macron ha annunciato che con questa iniziativa ha aperto ‘una strada irreversibile verso la pace’. Tuttavia, Macron non può ignorare che la sua mossa arriva in un momento in cui, dopo due anni di guerra a Gaza, l’isolamento di Israele, la sua denuncia e la stigmatizzazione degli ebrei in generale, che siano favorevoli o meno alla politica di Netanyahu, raggiungono livelli senza precedenti (…).
Per un fatale capovolgimento della storia, lo stato di Israele, nato dal genocidio degli ebrei e dalla volontà della comunità internazionale, si è trasformato a sua volta in uno stato ‘nazista’, minacciato di essere delegittimato dalla stessa comunità internazionale che lo aveva creato nel 1948. Come non vedere allora che, nell’attuale clima, aggravato dalla decisione del governo israeliano di lanciare un’offensiva terrestre contro la città di Gaza, il riconoscimento annunciato non può che aumentare l’isolamento di Israele, la sua stigmatizzazione e, cosa ancora più grave, quella di tutti gli ebrei?
Se l’obiettivo era quello di rendere Israele uno stato paria, una sorta di secondo stato apartheid, bandito dalla comunità delle nazioni cosiddette “civilizzate”, allora tale obiettivo sta per essere raggiunto, con il rischio di radicalizzare ancora di più la politica di Israele... Ma se l’obiettivo era quello di promuovere la pace, come ha proclamato Macron, allora si può legittimamente dubitare del risultato”.
(Traduzione di Mauro Zanon)