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Il Foglio internazionale
Trump, l'anti Kissinger
Mentre il presidente americano indebolisce l’ordine mondiale occidentale del 1945, il cinese Xi costruisce l’ordine mondiale post occidentale del 2045. Con un’unica vittima: la libertà
"Henry Kissinger, il diplomatico più brillante del Ventesimo secolo, realizzò un colpo da maestro con il suo viaggio segreto a Pechino nel 1971, che aprì la strada alla storica visita di Richard Nixon in Cina nel 1972” scrive sul Figaro il giornalista e saggista Nicolas Baverez. “In cambio della reintegrazione della Cina comunista nella comunità internazionale, simboleggiata dall’assegnazione del posto di membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu al posto di Taiwan, gli Stati Uniti riuscirono a dividere il blocco comunista, isolare l’Unione sovietica e avviare l’accesso delle loro imprese a un mercato di 700 milioni di cinesi. Durante la campagna per le presidenziali, Donald Trump si era impegnato a ripetere questa impresa diplomatica, allontanando questa volta la Russia dalla Cina grazie alla negoziazione di una pace in Ucraina alle condizioni di Mosca, alla revoca delle sanzioni internazionali e alla riapertura dell’economia russa agli investimenti americani.
Dopo il fiasco del vertice di Anchorage, che ha reintegrato Vladimir Putin nella scena internazionale e convalidato il suo progetto di capitolazione incondizionata dell’Ucraina senza alcuna concessione da parte sua, i vertici di Tianjin e Pechino hanno sancito il fallimento della politica estera erratica di Donald Trump. In contrasto con il caos che regna a Washington e che sta devastando le relazioni tra gli Stati Uniti e i loro alleati a causa delle misure protezionistiche e della volontà di subordinare le garanzie di sicurezza ai vantaggi commerciali, finanziari, normativi e fiscali per le imprese americane, la Cina ha appena dato un’impressionante dimostrazione di forza.
Il vertice dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai ha riunito a Tianjin dal 31 agosto al 1° settembre 26 paesi che rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale e un terzo degli scambi globali. È stata l’occasione per rafforzare la cooperazione economica con la Russia con l’annuncio della costruzione del gasdotto Power of Siberia 2, con una capacità di 50 miliardi di metri cubi all’anno, che compenserà la perdita del mercato europeo e consentirà di aggirare le sanzioni internazionali. Due giorni dopo, un’imponente parata di 45 formazioni militari ha celebrato davanti a 25 capi di stato e di governo l’ottantesimo anniversario della capitolazione del Giappone. L’accento è stato posto sulla deterrenza nucleare, il cui arsenale sarà portato a 1.000 testate nel 2030, con la presentazione della triade atomica e di tre nuovi missili intercontinentali. E’ stato così dimostrato che la Cina dispone di una capacità di secondo colpo in qualsiasi circostanza e dei mezzi per un’escalation in caso di conflitto convenzionale.
Inoltre, la strategia di negazione dell’accesso è rafforzata dai sistemi antimissili e antiaerei, dai missili ipersonici, dai droni aerei furtivi e dai sottomarini, dai laser antidroni e dalle armi antisatellite. La presenza di Vladimir Putin e Kim Jong-un al fianco di Xi Jinping ha messo in evidenza l’alleanza con la Russia e la designazione degli Stati Uniti come nemico comune. La Cina si afferma così come il nuovo centro di un mondo post occidentale. Si presenta come un vettore di pace e stabilità, rivendicando un multilateralismo governato dal sud. Si associa alla revisione della storia della Seconda guerra mondiale, facendo della Cina e dei suoi 20 milioni di morti, insieme alla Russia, gli attori decisivi nella lotta contro il fascismo, il nazismo e il militarismo giapponese. Con l’obiettivo di affermare la propria legittimità a strutturare l’ordine mondiale del Ventunesimo secolo e a ricorrere alla forza per annettere sia Taiwan che l’Ucraina. In meno di un anno, Donald Trump è quindi riuscito a ristabilire la leadership di Xi Jinping, minata dalla gestione disastrosa della pandemia di Covid, dalla deflazione e dal crescente malcontento di fronte alla svolta neomaoista, a rafforzare l’‘amicizia senza limiti’ tra Cina e Russia e a federare il sud attorno a Pechino contro Washington. Applicando all’India e al Brasile dazi punitivi del 50 per cento, ha gettato Modi e Lula nelle braccia di Xi. Lo stesso vale per il Sudafrica, indignato dalle accuse di razzismo sistemico contro i bianchi. E l’abolizione dell’Usaid alimenta l’odio verso l'America in tutti i paesi del sud, in particolare in Africa, a causa della catastrofe umanitaria e sanitaria che provoca, con la morte stimata di 14 milioni di persone, di cui 4,5 milioni di bambini, entro il 2030, ovvero l’equivalente di una pandemia.
Allo stesso tempo, Donald Trump ha metodicamente minato il potere dell’America, così come la coesione e l’influenza dell’occidente. L’America imperiale si sta disgregando dall’interno, come l’Urss negli anni Ottanta. Le leve della sua supremazia e della sua attrattiva vengono sistematicamente distrutte: la stabilità politica legata al rispetto della Costituzione; la continuità dei princìpi di una politica estera fondata sulla difesa della libertà; la solidità dello stato di diritto; il vigore di un’economia di mercato regolamentata; il dinamismo delle università e della scienza; il dominio del dollaro; la vitalità di una società ormai paralizzata dalla paura. La guerra commerciale, dopo il suo completo fallimento contro la Cina, ha fatto dell’Europa e del Giappone i suoi primi obiettivi, distruggendo l’allineamento degli interessi e la comunità di valori all’interno delle democrazie, indebolendo alleati già fragili che erano altrettanti moltiplicatori di potere e influenza.
A differenza di Henry Kissinger, Donald Trump divide l’America e la contrappone ai suoi alleati, unendo allo stesso tempo gli imperi autoritari e federando il sud attorno alla Cina. Il presunto maestro degli accordi si rivela un diplomatico disastroso, a causa della sua ignoranza e del suo dilettantismo, dei suoi continui cambi di rotta e della sua mancanza di strategia di fronte a regimi dittatoriali che perseguono obiettivi a lungo termine e sono organizzati in economie di guerra. La logica del caos si ritorce contro gli Stati Uniti e li isola, restituendo il vantaggio alla Cina, che si trovava in grande difficoltà. Donald Trump è il precursore dell’ordine mondiale post-occidentale promosso dalla Cina. Per sua colpa, l’incertezza, il disordine e la negazione della realtà sono ora presenti in occidente, mentre la stabilità, l’ordine e la ragione si spostano verso oriente. Mentre Trump distrugge l’ordine mondiale occidentale del 1945, Xi costruisce l’ordine mondiale post-occidentale del 2045. Con un’unica vittima: la libertà”.
(Traduzione di Mauro Zanon)
Allievo di Raymond Aron, Nicolas Baverez è editorialista del Figaro e del Point. Il suo ultimo libro è “Démocraties contre empires autoritaires: la liberté est un combat” (Éditions de l’Observatoire).