
Foto Epa, via Ansa
Un Foglio internazionale
Per Houellebecq il cristianesimo non ha un futuro in Europa
“Dio è morto e lo abbiamo ucciso noi. Ma Nietzsche parlava del dio cristiano; il dio islamico non è morto affatto”. L'intervista allo scrittore francese del magazine danese Information
Siamo arrivati in orario in un caffè, mezzo vuoto e piuttosto anonimo, nel XIV arrondissement di Parigi – scrivono Anders Ehlers Dam e Adam Paulsen sul magazine danese Information. Una figura un po’ trasandata passa davanti alla finestra, apre la porta del caffè, si tira giù il cappuccio e si guarda intorno. E’ Michel Houellebecq che ci ha proposto di incontrarlo qui. Siamo venuti per parlare con lui della sua opera, dei temi ricorrenti e dei loro sviluppi, della sua critica culturale e delle tendenze letterarie. Ma, naturalmente, siamo anche curiosi di conoscere la sua opinione sulla situazione mondiale.
Il suo romanzo Sottomissione tratta della presa del potere da parte dei musulmani e dell’islamizzazione della Francia nel prossimo futuro. Il romanzo è stato pubblicato il 7 gennaio 2015, lo stesso giorno in cui islamisti armati hanno compiuto un attacco terroristico contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, uccidendo dieci persone. Tra le vittime c’era un amico di Houellebecq, l’economista Bernard Maris.
“Sottomissione è come una granata a mano che si attiva lentamente” dice Houellebecq. “In Francia non siamo ancora arrivati a quel punto, ma la situazione è probabilmente la stessa dell’inizio del romanzo. Tutto è iniziato con le vignette danesi. Oggi, non ci sono francesi che ritengano appropriato pubblicare questo tipo di vignette. I giovani, in particolare, sono molto critici; non vedono alcun motivo per criticare l’islam e trovano assolutamente insensibile che qualcuno lo faccia comunque. In questo modo, gli assassini hanno vinto. Vignette di questo tipo semplicemente non si fanno più. E’ un processo lento, ma le cose stanno andando così”.
A quale processo si riferisce?
“E’ un chiaro movimento di adattamento verso un islam maggiore. Certo, è difficile prevedere cosa accadrà e quando. Ma la direzione è chiara. Non credo che il cristianesimo abbia un futuro in Europa”.
Non sembra particolarmente colpito.
“Non cambia molto per me. Io stesso non credo in Dio. Il punto è che Dio è morto. Lo abbiamo ucciso noi stessi, come dice Nietzsche. Ma Nietzsche parla solo del dio cristiano; il dio islamico non è morto affatto”.
Il dio cristiano se ne va.
“La fede è scomparsa. Forse non è molto originale dirlo, ma la spiegazione scientifica del mondo ha trionfato su quella religiosa. Anche se le persone non capiscono nulla della spiegazione scientifica, credono comunque che sia corretta”.
Non si sa se sia irreversibile.
“Ora devo stare attento a non contraddirmi… Per cominciare, direi di no. D’altra parte, ci sono paesi musulmani dove la religione è stata desecolarizzata. La religione ha acquisito nuova forza. Ma non vedo segni chiari che il cristianesimo possa riemergere. E lo dico con rammarico, perché non voglio distruggere la speranza dei cristiani. Mi piace il cristianesimo”.
Dopo aver vissuto a Parigi per diversi anni, Houellebecq si è recentemente trasferito in Normandia con la moglie cinese trentacinquenne. Non è facile immaginare Houellebecq in una piccola città rurale di provincia, e lui stesso ha dovuto abituarsi, dice. Tuttavia, ha ancora un piccolo appartamento a Parigi, quindi ha un posto dove stare quando è in città, ma non gli manca Parigi e ci va solo raramente. “Vengo a Parigi principalmente per motivi di salute. E’ un po’ triste”.
La mattina dopo, abbiamo ricevuto una sua email. Se avessimo avuto altre domande, era a nostra disposizione; potevamo continuare la conversazione tranquillamente nel suo appartamento. Abbiamo fatto colazione e siamo partiti. L’appartamento si trova in un complesso di cemento della fine del secolo scorso, nella stessa zona del caffè e del ristorante. “In Francia ci sono molte zone rurali. E poi, se metti 20 etiopi in un posto del genere, non riescono a credere a quello che vedono. E succede sotto pressione. Che un vecchio contadino di campagna possa comunicare con un gruppo di sudanesi è un’illusione. Nessuno ci crede, ma continuano a farlo. C’è una direttiva che impone di mandare gente nelle province rurali. Può andare tutto storto. Ci sono zone rurali della Francia lontane dal centro più di quanto succeda in un paese piccolo come la Danimarca. Il contrasto è ancora maggiore. Molti in Francia hanno armi. Non come negli Stati Uniti, ma ne hanno comunque. La Francia è a metà strada tra la Danimarca e gli Stati Uniti”.
Stiamo vivendo in un’epoca di cambiamenti in cui le crisi si fondono.
“C’è uno stato di crisi permanente. Non credo che ora siamo in una crisi più profonda di prima. Sì, le cose si stanno muovendo velocemente. Il movimento woke è scomparso senza che nessuno si rendesse conto della sua reale esistenza. Ho sentito parlare di persone woke, ma non le ho mai viste. So che ci sono persone woke, ma non le ho mai incontrate. Non è una leggenda metropolitana? Un’altra leggenda metropolitana dice che la destra ha vinto la battaglia delle idee. Scusate, ma non me ne sono accorto. La sinistra domina ancora”.