
Ansa
Un Foglio internazionale
“America, Europa e Israele sono uniti in un grande fronte contro la tirannia”
Il capo di Axel Springer spiega perché contro Hamas, l’Iran e le dittature si gioca il futuro della democrazia e dell’occidente, scrive Politico
"Quando una società non riesce più a distinguere tra bene e male, tra vittima e carnefice, si arrende” scrive su Politico Mathias Döpfner, amministratore delegato del colosso editoriale Axel Springer. “Questa dinamica è una delle grandi costanti della storia umana. E’ una lezione che le persone nelle società libere – e le persone nelle società totalitarie che desiderano essere libere – dovrebbero tenere a mente durante lo scontro finale in corso in medio oriente. Israele ha sferrato un colpo per impedire all’Iran di sviluppare bombe nucleari – armi che potrebbe credibilmente usare per raggiungere il suo obiettivo dichiarato di rimuovere Israele dal pianeta. Questo conflitto è un fronte centrale in un contesto globale in cui le forze della tirannia e della violenza negli ultimi anni hanno guadagnato terreno contro le forze della libertà, che troppo spesso sono demoralizzate e divise. In un mondo pieno di attori malvagi, l’Iran è la forza totalitaria più aggressiva e pericolosa del nostro tempo. I suoi leader cercano di indebolire e distruggere la società libera, la democrazia e i diritti umani con il supporto di Russia e Cina. In Iran, le donne sono sistematicamente oppresse e abusate. Gli omosessuali vengono assassinati. Chi la pensa diversamente viene imprigionato e torturato. A Teheran, anche il cinico abuso della popolazione civile di Gaza, usata come scudo umano, è concepito e finanziato a sangue freddo.
Secondo la dottrina ufficiale dello stato, l’obiettivo primario dei mullah a Teheran è l’annientamento dello stato di Israele. L’ayatollah Khamenei ha descritto Israele come un ‘tumore canceroso’. E gli orologi nelle strade di Teheran celebrano il conto alla rovescia per la ‘distruzione di Israele’. Ma Israele è solo il primo obiettivo. Una volta caduto, l’attenzione sarà rivolta all’Europa e all’America. L’islamismo radicale sunnita e sciita si sta preparando a questo da decenni. La fatwa contro Salman Rushdie, l’11 settembre, gli attacchi di Parigi, il califfato dell’Isis: ogni evento è stato un segnale d’allarme. Solo chi non voleva vedere i segnali si sorprende oggi. Gli attacchi sono diretti contro i nostri valori, il nostro stile di vita. Se l’inversione carnefice-vittima, osservata dal 7 ottobre, si applica anche al caso più ovvio – l’Iran – allora questo non può che essere interpretato nel senso che stiamo perdendo la guerra culturale, che in realtà è da tempo diventata una guerra di civiltà. E a quanto pare non abbiamo alcun problema con questo. E’ ciò che Michel Houellebecq chiamava ‘sottomissione’ nel suo romanzo visionario di dieci anni fa.
Avendo 40 anni di esperienza come giornalista e dirigente editoriale, credo che ogni governo debba essere interrogato criticamente su tutti i dettagli delle sue politiche, soprattutto su questioni di guerra e sulle sue conseguenze. Ma non si dovrebbe permettere che questi dettagli oscurino verità storiche più ampie. Forse un tedesco della mia generazione ha un utile punto di vista. Nato nel 1963, sono cresciuto in un paese e in un continente ancora segnati dalla Seconda guerra mondiale e dai suoi crimini, incluso il tentativo della Germania di sradicare gli ebrei in tutta Europa. La prima metà della mia carriera giornalistica ha visto la libertà in marcia. L’Unione Sovietica è crollata, i governi autoritari in tutta l’Europa orientale sconfitti, la Germania riunificata sotto la democrazia. La seconda metà della mia carriera, tuttavia, ha visto l’autoritarismo in ascesa in tutte le direzioni. La contesa tra società libere e tiranni assassini è duratura. Ecco perché gli allarmi di una pericolosa escalation che si sentono dai politici occidentali sono fuori luogo. L’argomentazione è tanto stantia quanto falsa. Chi lancia l’allarme sull’escalation è responsabile del fatto che Putin sia sul punto di vincere la sua terribile guerra di conquista in Ucraina. E chi lancia l’allarme sull’escalation è responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone. Questo avrebbe potuto essere evitato con una decisa resistenza da parte dell’occidente nei primi giorni dell’attacco. I dittatori decidono da soli quando intensificare l’escalation. Di solito quando non incontrano sufficiente forza e resistenza.
Questo vale anche per l’Iran. Se Israele non raggiunge i suoi obiettivi, il mondo cambierà rapidamente aspetto. La Cina coglierà questa storica opportunità per annettere Taiwan prima del previsto. In gran parte senza incontrare resistenza. Il momento è favorevole. Perché America ed Europa non possono vincere una guerra su tre fronti e quindi non possono combatterla. Ma se il triangolo antidemocratico – Cina, Russia, Iran – riuscisse in questo colpo di stato, prevarrebbe un ordine mondiale diverso, non democratico. Ecco perché America ed Europa devono essere unite a Israele e fare tutto il possibile per garantire che questa storica liberazione venga conseguita. Stamattina mio figlio mi ha fatto una domanda: ‘Nel prossimo futuro, Israele diventerà più simile a noi, vivendo in pace, o noi diventeremo più simili a Israele?’. Dipende. Dipende da noi”.
(Traduzione di Giulio Meotti)