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Foglio internazionale

Demografia ed eutanasia, islam e cristianesimo: viaggio nei vicoli ciechi della società

Al termine dell’occidente. L’ultimo numero della rivista Front Populaire contiene un lungo dialogo fra Michel Onfray e Michel Houellebecq 

L’ultimo numero della rivista Front Populaire contiene un lungo dialogo fra Michel Onfray e Michel Houellebecq. Ne riproduciamo alcuni estratti. 

 

Michel Onfray. “Guardo ovunque e non vedo altro che oscurità”. E’ con questa citazione di Blaise Pascal, caro Michel, che inizi il tuo testo politico più recente, pubblicato l’anno scorso, in cui commenti la famosa “lettera dei generali”. Vedo in questa frase la quintessenza del tuo pensiero. E inizierò col chiederti del crollo della Francia, che per te è ovvio.

Michel Houellebecq. Ovvio, sì, ma non solo per me. Questo è ciò che mi stupisce. Tutti in Francia avvertono il declino, a un livello di consapevolezza eccezionalmente alto rispetto ad altri paesi europei. Nel testo a cui ti riferisci parlo molto di demografia. Tuttavia, demograficamente, il nostro paese non è quello che sta crollando maggiormente. Non siamo le persone che dovrebbero preoccuparsi di più. Se consideriamo, ad esempio, l’indice del numero di figli per donna, le nazioni peggio posizionate del nostro continente sono quelle dell’Europa meridionale: Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, con un tasso di 1,3. Mentre la Francia è a 1,8. Fa una grande differenza. Quindi non è solo un declino francese quello che stiamo vivendo. Né si tratta di un declino solo occidentale, poiché il crollo demografico più pronunciato si sta verificando in alcuni paesi asiatici, generalmente ammirati per la loro competitività e per il loro progresso tecnologico, come il Giappone ma ancor peggio la Corea. Queste cifre sono tanto più basse in quanto queste nazioni rifiutano ogni forma di immigrazione. Quindi, se non succede nulla, scompariranno in un orizzonte non molto lontano. Se non cambia nulla, tra un secolo non ci saranno più giapponesi o coreani. In altre parole, se mettiamo in discussione le cause del declino, vediamo che non è solo dovuto alla caduta del cristianesimo. E’ proprio la modernità in sé stessa che genera la distruzione. E questo è inquietante.

M. O. Questo è il motivo per cui la tua preoccupazione per la demografia mi interessa. Perché non ne parliamo mai. Mentre il crollo degli imperi è spiegato dalla demografia. Quando ci avviciniamo alla questione della caduta di Roma, c’è anche la questione della quantità.

M. H. Ma allora perché pensi che la prossima civiltà sarà transumanista e non islamista? L’islamismo ha la quantità dalla sua parte.

M. O. Gli islamisti vogliono distruggere l’occidente con la quantità. Il futuro sarà fatto con la qualità di ciò che resta di un occidente che è un po’ la coda dell’Europa. Sulla costa della California e in Cina lavorano per il futuro insediamento del transumanesimo.

M. H. Trovo difficile crederci. Perché secondo me l’Europa è finita. Quando un vecchio ha avuto la sua giornata, scompare. E una vecchia civiltà che ha fatto il suo tempo, anch’essa scompare. Ecco perché non facciamo più figli. Non ce n’è più bisogno. A un certo punto la specie si dice: “Abbiamo dato tutto quello che dovevamo dare, è finita, si va avanti”, come direbbe un centenario. Ma anche se fossimo riusciti a fare in modo che questo centenario potesse correre i cento metri ai Giochi olimpici, non si presenterebbe sulla linea di partenza della gara. Non puoi restaurare una civiltà che sta scomparendo e dove domina la pulsione di morte. E ci ho messo tutto l’occidente, compresi gli Stati Uniti. Quando sono andato in California, non avevo l’impressione di una civiltà diversa dall’Europa. Sono solo più consumisti di noi.


M. O. A scuola lessi “Il Mondo nuovo” di Aldous Huxley, di cui avevo un ricordo lontano e che ho riletto di recente. Sono rimasto stupito da ciò che è detto lì. E’ incredibile. Penso che il nostro tempo sia davvero il Mondo nuovo.
M. H. Huxley aveva un fratello, Julian, il primo direttore dell’Unesco e fondatore del Wwf. Era uno scienziato competente che, a differenza di suo fratello, aspirava a un mondo di eugenetica. Potremmo qualificarlo come “eugenetico di sinistra”, termine che oggi non riusciamo più a capire, poiché appena si parla di eugenetica, ci si riferisce direttamente ad Adolf Hitler.

M .O. Purtroppo è vero. Quello che non si dice mai è che fu Condorcet a inventare l’eugenetica, nel 1795. Preferiamo dimenticare che i filosofi dell’Illuminismo volevano un uomo nuovo e il miglioramento della razza.

M. H. L’eutanasia sento che è un argomento su cui dovrò esprimermi molto presto sui media. Considerando tutto quello che ho già detto devo quasi andare in televisione per difendere il mio punto di vista. Il che mi deprime, perché è una battaglia persa. E so che mi colpirà. So che perderò.

M. O. Come difendi questo punto di vista? 

M. H. La prima cosa è che sono convinto che la stragrande maggioranza delle persone che si dichiarano favorevoli all’eutanasia semplicemente non vogliano morire con un dolore lancinante. Ma oggi ci sono farmaci per prevenirlo. La morfina funziona già abbastanza bene. Ma ci sono derivati molto più potenti. Quindi il dolore è diventato, fortunatamente, un non-problema. Non lo diciamo abbastanza, ed è anche colpa dei medici, che non hanno ancora pienamente compreso che i pazienti non vogliono soffrire. Poi, ho un altro argomento, è lo scandalo del concetto di “diritto a morire con dignità”. Perché implicitamente, se ho capito bene, ciò significa che rifiutare l’eutanasia mancherebbe comunque di un po’ di dignità. Trovo ripugnante, moralmente ripugnante, suggerire una cosa del genere.

M. O. Ma il tuo punto di rottura non è già stato raggiunto? L’eutanasia è già possibile nei paesi vicini...

M. H. Non voglio fermare le persone al confine se vogliono andare a morire in una clinica specializzata in Belgio. Non è il mio lavoro e sarebbe un po’ ridicolo farlo. Se vogliamo morire, moriremo. Ma non voglio che il governo del mio paese lo accetti. E voglio dire che non sono un puritano quando si tratta di etica medica. Ad esempio, intervenendo direttamente sul codice genetico, lavorando sul nucleo di una cellula per eliminare una disfunzione, non ho una seria opposizione. Ho buoni amici reazionari che, d’altra parte, vi si oppongono ferocemente. Ma io rifiuto la religione degli ecologisti, intendo la deificazione della natura.

M. O. Veniamo al Cristianesimo… 

M. H. Sono cresciuto in una zona abbastanza scristianizzata, la Borgogna, quindi non credo di essere stato profondamente colpito dalla moralità cristiana. Non sono stato battezzato e sono stato educato da persone che hanno votato comunista, senza essere particolarmente comunisti, ma perché erano proletari, punto. Un voto di pura classe. Senza essere realmente anticlericali, vedevano la religione da lontano, un po’ come uno strano universo. Sono d’accordo con Geoffroy Lejeune, il direttore di Valeurs Actuelles, che è il più intelligente dei miei amici cattolici, e che pensa che la Chiesa sia diventata piuttosto brutta. Abbiamo trasformato la messa in una specie di festa. Ti sembrerà un po’ strano, ma io sono estremamente sensibile alle emozioni collettive. C’è stato un tempo in cui andavo a messa. Non più, mi sono fermato un po’. Ma quando ci sono andato, per almeno cinque minuti ho creduto in Dio! Solo perché c’era la comunione dei fedeli. Tutti si amano, è fantastico. E poi torniamo per strada, ed è finita. Per questo mi sono piaciuti i miei soggiorni nei monasteri. Stavo bene tutto il tempo.
M. O. Il transumanesimo dovrà essere accompagnato da una trascendenza, da una spiritualità.
M. H. Per me, lasciare l’era metafisica non è possibile. Auguste Comte ha fallito.
M. O.  “Sottomissione” è un libro distopico? 
M. H. Oh no, è un’anticipazione.
M. O. Non ricordo più i dettagli, ma in “Sottomissione” avevi dato una data.
M. H.Il libro è uscito nel 2015 e la storia si svolge nel 2022. Quindi mi sono un po’ sbagliato dato che la scorsa primavera non abbiamo eletto un presidente della Repubblica islamista moderato, contrariamente a quanto avevo scritto. Detto questo, senza lodarmi, posso dire di aver intuito che l’università sarebbe stata uno dei maggiori luoghi di collaborazione con l’islamismo. Non era facile in quel momento. Avevo studiato questo ambiente, chiedendomi come, quando sei un’università, sali di grado. Se sei ambizioso, quali sono le strategie giuste? Ho intervistato dei professori, mi hanno spiegato che la prefazione di una Pléiade, per esempio, era ben vista. Ho visto distribuito una specie di volantino per protestare contro l’arrivo di un professore israeliano. C’erano più ragazze velate che fuori. Quindi sono arrivato a questa conclusione che i collaboratori all’università sarebbero stati numerosi, cosa ampiamente verificata. Ma a parte questo, per il resto, non mi aspettavo affatto che la fazione intransigente del jihadismo avrebbe vinto a tal punto. Inoltre, mi ha fatto cambiare un po’ idea su certi punti. Ho pensato a lungo e ho detto che non ero un reazionario. E questo per un semplice motivo: non credevo in un possibile ritorno al passato. Bene, ho cambiato idea. Il vero successo dei salafiti mi ha dimostrato che tornare indietro è possibile. Possiamo ancora dire che i talebani sono riusciti a tornare al VII secolo, che è molto prima di quanto propongono i più reazionari del mondo occidentale, accontentandosi di voler restaurare il XIII secolo. Allora mi dico che, anche se è molto improbabile, non è assolutamente impossibile che emerga un regime teocratico in un quadro cattolico. E francamente, se regime teocratico deve essere, preferirei che fosse cattolico che musulmano.

M. O. Credi che un sano ritorno al cattolicesimo sia una possibilità? Per me è davvero impossibile. Detto questo, hai ragione sul ritorno dell’islamismo al centro della scena. Anche se credo che sia solo una reazione al potere americano, ma è sufficiente per stabilire una civiltà? Colgo l’occasione per salutare qui la tua assoluta difesa di Israele, che è anche la mia posizione. Penso che Israele sia un fatto di civiltà. E penso che la soluzione non sia in un ritorno al cristianesimo, ma piuttosto, forse, in uno sguardo che potremmo avere su Israele dicendo: “Prendiamo l’esempio di questo popolo che si ama, che difende se stesso e perpetua la sua identità”. Come dicevo prima, una civiltà ha bisogno della trascendenza. E la trascendenza non può essere decretata. 

M. H. L’islamismo riesce ancora a far credere alla gente che se muori per la causa, andrai in paradiso, un paradiso popolato da vergini e irrigato da fiumi di latte.

M. O. Sicuramente sanno come motivare le persone che si faranno esplodere in mezzo alla folla o che taglieranno la gola a padre Hamel. Sanno dare una ragione per morire e per causare la morte.

M. H. Sì, ma anche una ragione per vivere.