Foto ANSA/UFFICIO STAMPA DELL'ACCADEMIA DI FRANCIA 

Un Foglio internazionale

“I talebani della cancel culture vogliono la fine dell'occidente”

Jérôme Delaplanche, ex responsabile artistico dell’Accademia di Francia a Roma spiega alla Tribune de l’Art perché anche Villa Medici è minacciata

"Villa Medici è sotto attacco” scrive Jérôme Delaplanche, già responsabile artistico dell’Accademia di Francia a Villa Medici a Roma (fondata nel 1666 da Colbert). “Gli splendidi arazzi indiani che adornano il grande salone sono criticati perché ‘segnati dall’immaginario coloniale’ secondo la stampa che ha fatto eco alla protesta di alcuni studiosi ospitati dalla prestigiosa istituzione. Quelli che chiamiamo studi decoloniali (o studi postcoloniali) non sono ricerche accademiche come altre, che studierebbero, come si potrebbe pensare, il fenomeno della decolonizzazione. Si tratta di un attivismo politico il cui unico scopo è quello di incriminare l’occidente. Non è ricerca della verità, ma un’opera di indebolimento. Questa ideologia avanza oggi con spettacolare virulenza nell’organismo già indebolito (diciamo ‘decostruito’) del pensiero occidentale".

"La schiavitù, la conquista territoriale e la colonizzazione sono fenomeni globali. L’occidente vi ha giocato solo una parte. L’islam nel VII e VIII secolo (il famoso Jihad, la guerra santa) o i mongoli di Gengis Kahn nel XIII secolo erano molto più attivi e molto più ambiziosi. Le città elleniche colonizzarono il bacino del Mediterraneo. Marsiglia è una colonia greca. L’Impero romano è il risultato della colonizzazione dell’Europa. La Gallia fu colonizzata da Roma per cinque secoli per il suo bene più grande, permettendo così lo sviluppo della sua economia e il sorgere di una nuova civiltà. L’imperatore del Mali nel XIV secolo, Mansa Moussa, divenne un potente imperatore perché ha colonizzato tutti i vicini durante le conquiste in Africa occidentale: Gambia, Guinea, Costa d’Avorio, Mauritania, Niger e Senegal. Gli arabi colonizzarono tutto il Maghreb e la Spagna. Rimasero settecento anni in Spagna, che è molto più dei 132 anni della Francia in Algeria. E sono ancora nel Maghreb. I Balcani furono colonizzati per cinque secoli dall’Impero ottomano fino al 1913. Sono quindi europei colonizzati da un impero musulmano.

La colonizzazione è il movimento naturale della storia. Ora, ed è questa la posta in gioco, il progressismo è riuscito a imporre alle menti occidentali una mutazione paradigmatica cruciale: la forza non è più un valore positivo. Di conseguenza, i concetti di conquista, avventura, potere non sono più compresi e moralmente accettati.

Ma il vero colpo di genio del progressismo è essere riuscito a far valere questo spostamento intellettuale solo alla storia europea.

La storia viene strumentalizzata per diventare un’arma morale: dividere tra buoni e cattivi. Questa morale è ora fatta propria da alcuni storici progressisti (…) Questa ideologia postcoloniale sembra avere come unico obiettivo la condanna dell’Europa malvagia. Gli storici diventano moralisti e la loro è una morale della decostruzione. Questo critico puritano che vuole cancellare ciò che non gli conviene viene chiamato con il nome americano di ‘cancel culture’.

Nel movimento creato da questa corrente di purezza, i film vengono censurati, i libri vengono condannati, i dizionari vengono modificati, le persone qualificate perdono il lavoro. Gli eccessi deliranti di questo maremoto hanno portato alla distruzione di statue di grandi uomini in tutto il mondo anglosassone. Quando non vengono distrutte, le opere vengono degradate. E le autorità pubbliche, vigliacche e sottomesse, decretano che queste sculture sono ‘problematiche’ e le ritirano. Questa spinta nichilista porta inevitabilmente alla mente la Rivoluzione Culturale Cinese e la lotta contro ‘i quattro vecchi’, portando alla distruzione di opere d’arte e testimonianze del passato non conformi all’ideologia autorizzata.

Ma la cosa più sorprendente è la sottomissione delle istituzioni e degli intellettuali ai capricci emotivi di una piccola minoranza di individui indottrinati che lavorano senza sosta per una grande pulizia della storia sull’altare della probità morale. Guidati dal desiderio di vietare ciò che non è conforme all’ideale politicamente corretto, vogliono cacciare dallo spazio pubblico tutto ciò che può ‘offendere’. Siamo caduti al livello dei talebani che non sopportano ciò che è contrario alla loro visione del mondo.

La messa in discussione di Villa Medici è sintomatica di un vasto movimento. Un grande sconvolgimento intellettuale che va ben oltre la questione del patrimonio. La critica decoloniale promuove una visione colpevolizzante e mortificante della storia europea che si nutre di un potente odio di sé. E oggi l’occidente si odia così tanto che cerca con furia il proprio annientamento”.

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