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un foglio internazionale

L'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, i due poli del militantismo woke

Mentre il nuovo attivismo satura lo spazio mediatico, cresce lo iato fra gli ideologi e la maggioranza delle persone scrive il Figaro (12/10)
 

"L’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo: sono le due scoperte più importanti della fisica nel Ventesimo secolo”, scrive Maroun Eddé, giovane ricercatore dell’École normale supérieure, specialista di filosofia politica. “E sono anche i due poli su cui si focalizzano i nuovi militanti del Ventunesimo secolo, intrisi di wokismo americano. E’ grande il rischio di trascinare il dibattito pubblico su terreni sterili e di occultare i veri problemi che, a sei mesi dalle presidenziali, dovrebbero essere al centro dell’attenzione in Francia. Discussioni interminabili sulla scrittura inclusiva, sulle toilette senza genere all’università, sull’uso dei nomi neutri per non scioccare, gli autodafé di pericolosi fumetti come Tintin o Asterix, l’abbattimento di una statua di Napoleone: non passa giorno senza che fatti di questo tipo finiscano sulle prime pagine dei giornali. Sono i sintomi dello sviluppo di un nuovo militantismo woke, che parte in crociata contro tutte le forme di oppressione di razza e di genere. Mentre l’oscurantismo dei tempi antichi si abbatte nuovamente sulle donne afghane, mentre due milioni di africane sono ogni anno vittime di mutilazioni genitali, mentre prosperano sotto i nostri cieli le reti del traffico umano e della prostituzione forzata e mentre una pornografia sregolata sfrutta migliaia di donne e danneggia le menti di milioni di adolescenti, cosa c’è di meglio per difendere la causa femminista se non battersi su alcune regole di grammatica?

Anche nel cuore delle università, le tesi finanziate dai soldi pubblici cercano più di ‘decolonizzare la pittura classica’, di elaborare una critica ‘queer e decoloniale della letteratura irlandese’ e di denunciare l’omofobia di uomini morti cinque secoli fa, piuttosto che apportare utili contribuiti all’azione pubblica. Gli attivisti woke sono la versione contemporanea dei dottori bizantini che, alla vigilia della caduta di Costantinopoli, litigavano per sapere quale fosse il sesso degli angeli mentre il nemico era alle porte. Ciò che rende il wokismo tanto pericoloso quanto controproducente, oltre al carattere erroneo delle sue tesi, è il suo focalizzarsi sull’infinitamente piccolo, fino a screditare la causa che vorrebbe difendere. A ciò si aggiungono le denunce indignate dell’infinitamente grande. I nuovi militanti amano generalizzare a tutto spiano. I piccoli colpevoli non sono all’altezza della dimensione che questi attivisti vogliono dare alla lotta. Non è più una sbavatura della polizia a essere criticata, ma ‘la violenza istituzionale’ e ‘il fascismo di stato’; non è più la discriminazione in fase di assunzione a essere denunciata, ma il ‘razzismo sistemico’; non è più un’osservazione sessista a essere messa sotto accusa, ma ‘la mascolinità tossica’ e il ‘patriarcato’. Alcuni risentimenti personali vengono trasformati in lotte di civiltà, intere culture vengono accusate per gli errori di alcune persone. Il patriarcato, solo per fare un esempio, è ormai considerato all’origine di ogni male del mondo, come Satana a suo tempo o il capitalismo nel Ventesimo secolo (…).  Albert Camus denunciava quelli che ‘amano l’umanità in generale per non dover amare gli esseri umani in particolare’. Avrebbe potuto dire lo stesso per quelli che denunciano il patriarcato in generale per non dover aiutare le donne in particolare. L’infinitamente grande presenta in fin dei conti lo stesso problema dell’infinitamente piccolo: perdendosi nelle generalizzazioni abusive e attaccandosi a nemici di paglia, distoglie l’attenzione dalla sola dimensione che conta: la dimensione umana. An elephant in the room. E’ così che gli inglesi definiscono un problema importante di cui tutti possono constatare l’esistenza, ma di cui nessuno parla apertamente. Di elefanti, ne abbiamo a bizzeffe in Francia. Calo del livello di istruzione, declino industriale del paese, crescente impotenza geopolitica, impasse della costruzione europea, crisi del servizio pubblico, aumento delle violenze nel quotidiano, crisi del modello assimilazionista repubblicano: i temi del dibattito pubblico non mancano. Mai come oggi c’è bisogno di un’azione politica costruttiva e orientata verso il futuro, che torni a dare fiducia alle forze vive del paese invece di prendersela con le basi della propria civiltà. Sono rari, tuttavia, quelli che osano affrontare di petto questi problemi. Occupando lo spazio lasciato vuoto per mancanza di coraggio politico, i nuovi militanti lo riempiono con discussioni vane e un attivismo dogmatico senza orizzonti d’azione: non sorprende, alla luce di queste condizioni, vedere il partito dell’astensione in continua crescita”.

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