Un Foglio Internazionale

Il silenzio del Papa su Jimmy Lai

Dopo l’arresto dell’imprenditore cattolico di Hong Kong il Vaticano non si esprime. Il commento del Wall Street Journal 

Questo articolo è stato pubblicato su Un Foglio internazionale, l'inserto del lunedì a cura di Giulio Meotti. ​​​


 

Jimmy Lai ha iniziato la settimana da miliardario e l’ha conclusa da dissidente cinese”, scrive William McGurn sul Wall Street Journal a proposito dell’arresto del fondatore dell’Apply Daily, uno dei giornali più popolari di Hong Kong, accusato di frode fiscale dalle autorità cinesi. Questo atto è stato stigmatizzato da diversi soggetti politici, tra cui il segretario di stato americano Mike Pompeo e il Partito laburista britannico.

 

Ma c’è solo un luogo in cui il bullismo della Cina non genera altro che silenzio: il Vaticano. Questo è strano, dato che Lai non è solamente il più noto sostenitore della democrazia: è anche il più noto laico di fede cattolica a Hong Kong. Nel momento in cui lui e la sua famiglia hanno più bisogno del loro pastore, Papa Francesco è completamente assente. Il silenzio potrebbe essere comprensibile se il Papa appartenesse alla tradizione dei pontefici che tendono a restare in silenzio sui fatti di attualità. Invece il Papa è intervenuto su tanti temi divisivi, come l’aria condizionata, il capitalismo americano o le madri cattoliche che ‘si riproducono come conigli’. Ma sulla Cina… il silenzio”. Secondo McGurn questa reticenza è una conseguenza dell’accordo del 2018 tra Pechino e il Vaticano, che tuttavia non ha diminuito la persecuzione dei cristiani in Cina.

 

Il cardinale di Hong Kong Joseph Zen ha detto che l’atteggiamento del Vaticano ha spezzato i cuori dei fedeli, che auspicano una netta condanna da parte della Chiesa. “Un intervento del Papa sortirebbe qualche effetto? La storia dice di sì, sottolineando che la mancanza di legittimità morale è la più grande insicurezza di un regime comunista. Per non parlare di come crescerebbe l’autorità morale della Chiesa se decidesse di raccontare la verità sul regime. Ma purtroppo Papa Francesco non è disposto a vedere, o ascoltare, chi la pensa diversamente. A settembre il cardinale Zen si è recato a Roma di sua iniziativa per parlare degli atti di ostili di Pechino contro i cattolici in Cina e Hong Kong. Papa Francesco si è rifiutato di incontrarlo. Tuttavia, il Pontefice ha trovato il tempo per parlare di giustizia e diseguaglianze con una delegazione di giocatori della Nba, che gli hanno portato in dote una maglietta di Black Lives Matter. Confesso di non essere imparziale. Jimmy è il mio figlioccio. E gli voglio un gran bene. Quindi forse ho torto e Papa Francesco ha ragione. Forse nel lungo termine è il Vaticano ad aver fatto la scelta più saggia. Però se l’approccio della Chiesa è giustificato dalla fredda Realpolitik, allora il Papa deve avere l’integrità di riconoscerne il costo – ovvero girarsi dall’altra parte quando la Cina detiene ingiustamente o perseguita il suo stesso gregge. Nel film ‘Un uomo per tutte le stagioni’, Thomas More resta in silenzio anziché dare il suo assenso al riconoscimento del secondo matrimonio del re Enrico VIII. Il Duca di Norfolk domanda perché il re non accetta il silenzio di More. Un cortigiano risponde: ‘Perché questo silenzio rimbomba in tutta Europa!’. Allo stesso modo, il silenzio di Papa Francesco sulla Cina e Jimmy Lai rimbomba in tutto il mondo. In un modo poco piacevole”.

 

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