Olanda, Wilders e Rutte dopo le elezioni (foto LaPresse)

L'ascesa dei “populisti della tolleranza”

In Olanda la politica identitaria non era appannaggio di Wilders, scrive l’Economist

"Per molti osservatori delle elezioni nei Paesi Bassi vi era una sola storia: il destino di Geert Wilders, il nativista biondo che vuole vietare il Corano e uscire dall’Unione europea”. Così l’Economist analizza un aspetto poco raccontato delle elezioni olandesi. Non c’è stata alcuna “tripletta populista”, dopo i trionfi di Brexit e Trump. “Fino ad ora, la politica dell’identità in Europa è stata in gran parte ceduta alla destra del calibro di Wilders. I partiti tradizionali di destra e sinistra fanno fatica a trovare il vocabolario per discutere di cultura, nazione, razza e immigrazione; alcuni cambiano soggetto, altri docilmente scimmiottano l’estrema destra”. Ma nei Paesi Bassi ci sono due partiti emergenti che si sono impossessati, da sinistra, della politica identitaria. Sono i Verdi che hanno triplicato il numero dei seggi. “Jesse Klaver, il trentenne capo dei Verdi di sinistra ha descritto una visione dell’identità nazionale centrata sulla tolleranza, l’apertura e l’internazionalismo che secondo lui era sotto assedio da destra. E la politica di identità olandese ha trovato una terza dimensione, quella più preoccupante con il Denk, partito destinato ai musulmani olandesi”. Partito identitario, filoislamico, filoturco.

  

Economist (22/3/2017)

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