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Il Figlio

Che bello lo scambio generazionale, ma mi manca il respiro

Annalena Benini

A casa tutti insieme: un sogno, anzi una maratona horror piena di dita mozzate. Verso lo scambio generazionale, sicuramente molto arricchente ma anche impegnativo 

Che bello, è arrivato il momento in cui stiamo tutti più a casa. Niente scuola, niente lezioni, niente trasferte. Il periodo giusto per conoscerci meglio, per scambiarci le idee. Poiché ci sono due stanze della casa, quelle dei miei figli, in cui ho deciso di non entrare mai per proteggermi dagli sbalzi di pressione (tranne quando guiderò una ruspa), gli spazi sono limitati. Non importa, gli spazi comuni sono più che sufficienti per tutti, per esercitare il nostro diritto alla convivenza civile e anche per arricchirci culturalmente, per imparare gli uni dagli altri. Mia figlia, ad esempio, fa colazione in cucina alle tre del pomeriggio ascoltando un podcast inglese che contesta duramente l’abbigliamento femminile nel cinema: perché Charlize Theron, ovvero la guerriera Furiosa nella saga distopica Mad Max, combatte senza un braccio per salvare il mondo, ma con un corsetto molto stretto e fasciante (non si capisce come riesca a respirare in effetti) mentre i tiranni hanno le loro comode armature o le magliette straccione, simili a quelle che indossa mio figlio in questo momento, in cui mi sta puntando un mitra addosso? E’ un mitra ad acqua, ma l’effetto spavento è dato dalle urla con cui imbraccia le sue armi e soprattutto il modo rumoroso che ha di inciampare in ogni sedia, ogni filo tirato, ogni gamba di tavolo. Dicono entrambi che io sono troppo insofferente ai rumori, sobbalzano platealmente sulla sedia per imitarmi e urlano: nooo, hai sfiorato la mamma con un gomito, ora sviene.

Che bello stare a casa tutti insieme con l’aria condizionata rotta per i prossimi due secoli. Penso che forse la cucina non è il posto più adatto per lavorare, perché se mio figlio prepara gli spaghetti alle quattro del pomeriggio e intanto inciampa nel ventilatore, io, nonostante tutte le aperture mentali e la pulizia dell’aura, comincio a sentire un tremore in tutto il corpo. Allora mi sposto in salotto, con le finestre chiuse come se fosse notte per non fare entrare il sole, e decido di lavorare sul divano, o sul quel che ne resta (ogni giorno è un po’ più divorato dai gatti, ogni giorno perde qualche altro brandello, di sé).  Dopo qualche minuto di beatitudine, ecco la bella novità: mio figlio ha deciso di iniziare la sua maratona di film horror che gli fanno sempre venire una gran fame, ma non potendo togliere gli occhi dallo schermo, perché potrebbe perdersi un dito che viene staccato da una mano, spalma la nutella sul pane senza guardare e mangia a bocca aperta per lo stupore verso tutto quel sangue che sprizza dalle dita mozzate, quindi adesso il divano è pieno anche di nutella oltre che di briciole e di altri brandelli. Se mostro di sentirmi a disagio vengo accusata di nervosismo, vecchiaia, fascismo. Allora mi sposto in camera da letto, dove però mia figlia ha dato appuntamento alle  amiche perché è la stanza più fresca della casa. Stanno in quattro sul mio letto, una suona la chitarra, una si prova dei vestiti che sembrano essere i miei. E’ molto arricchente, che bello lo scambio generazionale, ma mi manca il respiro. Per fortuna c’è il mio rifugio segreto, il bagno microscopico in cui nessuno vuole stare tranne me, il posto  della canzone: tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori. Ci entro con il computer e una coca cola ghiacciata. Ma nel lavandino c’è il gatto grande, nel bidet c’è il gatto piccolo, e accanto alla doccia c’è il cane, sdraiato. Alzano tutti e tre gli occhi, e mi è evidente che non considerano il mio ingresso un arricchimento culturale.

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