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Una storia in tre tempi: Rosa e Tan. Il nuovo romanzo di Lisa Ginzburg

Fuani Marino

"L’attenzione è una piuma nascosta", scrive Lisa Ginzburg nel suo nuovo romanzo edito da Rizzoli

"Una piuma nascosta", è una storia in tre tempi ambientata in Toscana, nella tenuta della Quercetana a un passo da Firenze, dove due ragazzi, figli delle due famiglie che alla Quercetana vivono, si conoscono e si perdono. Rosa e Tan sono diversi in tutto, la prima figlia diligente degli umili custodi della Villa, il secondo figlio adottivo e problematico dei proprietari della tenuta. Potranno imparare ad amarsi? All’inizio, per Tan, il ragazzino che viene da un orfanotrofio di una piccola città della Moldavia, anche avere la luce elettrica sembra una novità. Rosa, da coetanea, diventa la sua interprete privilegiata, il filtro fra Tan e il mondo, lui così difficile per i genitori adottivi, per i compagni, con i suoi scatti d’ira che, sempre più frequenti e violenti, gli costeranno l’espulsione dalla scuola. Prima sul kilim, il rettangolo di stoffa che diventa tutto il loro regno, “il tappeto volante su cui lei e Tan volteggiano insieme”, a fare giochi di carte, poi nella buca che Tan scava per loro all’ombra della quercia, dove si raccontano i segreti, sono compagni di giochi, forse qualcosa in più. Rosa è stordita dal blu dei suoi occhi, ma per Tan tutto è una sfida, dice di amare l’italiano eppure parla al contrario, in una lingua inventata che solo Rosa è in grado di capire. 

“La Quercetana per Tan resta una terra straniera”, e a volte non è facile imparare ad amarsi neppure fra figli e genitori, adottivi o di sangue, né continuare ad amarsi fra di loro. “L’adolescenza di Tan infuria, è un magma di lava che cola su tutto (…)” e che porta i genitori a separarsi. “Certo, insieme continueranno a proteggere il figlio. D’ora in avanti, però, dedicandosi a lui come individui separati, non più solo radici innestate, ora anche biforcate, scisse tra di loro”.

Il rapporto fra Rosa e Tan continuerà fino a un episodio avvenuto nella buca dalle pareti di terra, entrambi ancora ragazzini. Poi il distacco: Tan al Convitto di Milano, dove resterà a vivere, Rosa a Firenze a studiare medicina, fino alla promozione, seppur giovanissima, a dirigente medico. Assorbita dalla vita in ospedale, in un vortice di iperlavoro da cui di fatto è risucchiata, Rosa decide di curare gli altri, avventurandosi nel delicatissimo terreno della vulnerabilità dei pazienti. La scelta di specializzarsi in oftalmologia, “perché sopra a ogni cosa nella vita per lei conta il guardare.(…) Guardare e, fin dove possibile, aiutare a guardare”.
 
La distanza che si è scavata fra di loro è ormai tangibile: Rosa ha avuto un fidanzato tiepido, la passione per i pesci e le immersioni. La terza parte è un tempo potenziale: un’estate i due si ritrovano alla Quercetana, fanno “un sesso che costruiscono insieme, un alfabeto segreto”. “Eri con me mentre nuotavo e facevo snorkeling, eri sempre con me anche se non mi accorgevo di pensarti”, Rosa avrebbe potuto dirgli, avesse lasciato parlare l’istinto senza inibirlo con l’autocontrollo”. Ma anche adesso, “nulla è come lo sta fantasticando Rosa, e le cose vanno come vanno, più storte e tortuose di quanto avrebbero potuto. Ci si trova nelle condizioni non veramente adatte a sé, e da quello scarto si comincia a essere”. Tan “è diventato un uomo: del ragazzo che era non c’è traccia”. E se “come l’attenzione, anche il passato è una piuma nascosta”, “il passato cambia, si sposta con noi”, nel bene e nel male non è possibile cristallizzare quanto accade, solo guardarlo nello specchietto retrovisore, mentre ci allontaniamo verso quello che sarà. 

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