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Il figlio - la lettera

I genitori esaltati dai professori terribili. “Mia figlia se lo sogna ancora la notte!”

Il colloquio con il professore di matematica, attorno a padri entusiasti e emozionati

Cara Annalena Benini,
ti dico soltanto che mi si è rivoltato il sangue a incontrare certi genitori della classe del mio terzo figlio, primo liceo scientifico. Era mattina presto, pioveva, e ci siamo ritrovati in sei in fila per un colloquio con il temibile professore di Matematica, di cui non farò il nome, che si diverte a terrorizzare i suoi studenti con voti che rasentano il due. Io mi ero preparato un discorso gentile, non volevo certo litigare o mancare di rispetto, ma avrei voluto fare presente al professore che per rimediare un due serve un dieci, e che è un po’ scoraggiante per dei ragazzini. Ma non l’ho fatto. Perché questi genitori, soprattutto padri, erano assolutamente entusiasti e emozionati all’idea di parlare finalmente con il mitico professore. Alcuni hanno detto, durante l’attesa, che i loro figli più grandi hanno avuto lui e che è stata durissima, studiavano fino alle due di notte e prendevano sempre quattro. Ma poi al quinto anno sono stati premiati. “È uno che sa il fatto suo, ne ha tirati su tanti!”, “Mia figlia se lo sogna ancora la notte!”. “Serve un metodo, senza metodo non vai da nessuna parte”. Alla fine è arrivato il mio turno e questo professore mi è sembrato così ragionevole e pacato in confronto agli scalmanati di prima che ho solo ascoltato e annuito e infine ho esultato perché mi ha rivelato che all’ultima verifica, non ancora consegnata, mio figlio ha preso quattro e mezzo.

Gianni Di Rosa

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