Foto via Flikr, di Ashley Webb

Vorrei dire a mia figlia di non avere paura degli uomini

Alberto Schiavone

Deve sapere che ci sono i maschi volgari, i vigliacchi, gli assassini e gli inetti. Ma le chiederei di non parlare a nome di tutte le donne

Quello che dovrei spiegare a mia figlia in questi ultimi giorni e mesi è di prendere la sua astronave parcheggiata in giardino e compiere due o tre giravolte per gli universi, alla maniera del Barone di Münchhausen. Dopodiché ritornare qui e vedere a che punto siamo di quello che qualcuno si ostina a definire dibattito. Kevin Spacey, Asia Argento, Weinstein, Brizzi Fausto, Le Iene, Anna, Angela, Lino, Mario, lei, lui, lei, lui. Ti prego, non dire la tua. Aspetta.

 

Dovrei spiegarle di non scrivere sui social la prima cosa che le viene in testa, perché spesso la prima cosa che ci viene in testa è quella più leggera, che sale a galla. Diamo tempo, anche qualche minuto, alle idee più lente di tratteggiarci il mondo. E soprattutto di farci vedere agli altri per quel che siamo, e non sembriamo.

 

Le chiederei di non parlare a nome di tutte le donne, mai. Ma di sentirsi sempre una donna come le altre, e di tutte quelle altre portare avanti le istanze. Soprattutto di coloro che hanno la voce bassa.

 

Spiegherei a lei che il mondo non deve avere il cloisonnisme facile della squadra delle vittime e di quella dei carnefici. Perché da quei confini finiremo per essere ingabbiati anche noi e rimanere definitivamente soli.

 

Soprattutto le dovrei ribadire un concetto facile, visto che sono un uomo: non avere paura degli uomini. Non partire impaurita e incazzata da un mondo di uomini.

 

Vive in un paese in cui solo nel 1981, l’anno dopo la nascita di suo padre, vengono abrogate definitivamente le disposizioni sul delitto d’onore. Il paese dei mammoni, della pasta di mammà, del bello scarrafone e non ti permettere di nominare mia madre. Lo stesso in cui te la vai a cercare, sei una zoccola, devi fare quello che ti dico io.

 

Ma non sarà in grado di essere una persona migliore se non capirà di essere parte lei stessa dei padri e delle madri di domani. Gli uomini non nascono e non crescono da soli. Siamo tutti figli di buona o cattiva madre. Di buona o cattiva patria.

 

L’aggressione maschile arriva da lontano, e lei ne sarà invischiata. Incontrerà anche uomini pessimi, cattivi, che spero non le facciano troppo male. Guarderà sua madre chiedendo ai suoi occhi che cosa aspettarsi da un uomo. Sua madre dovrà risponderle: te.

 

In tutto il mondo la sessualità femminile ha a che fare con la vergogna. In Italia siamo i maestri del pudore e i cultori del materasso. O almeno così ci hanno raccontato. 

 

A mia figlia dovrei spiegare che il sentimento della vergogna è tremendo. Io stesso ogni tanto vengo sovrastato da avvenimenti accaduti anni prima e di cui ancora, fisicamente, nelle viscere, provo vergogna e avvilimento. Lei non dovrà mai avere paura e vergogna di ciò di cui ha voglia. E ciò di cui ha voglia sarà quello che il mondo attorno a lei dovrà imparare a conoscere e rispettare.

 

Il rispetto. Le donne hanno spesso avuto paura di ribadire questa necessità. Devi rispettarmi. Sono tua moglie, sono tua madre, sono tua figlia, sono la tua amante, sono una puttana. Ma voglio rispetto.

 

A mia figlia voglio spiegare quali sono le maniere per ottenere rispetto, e per concederlo. Per pretendere amore, per essere capace di darlo. Perché l’uomo che guarderà con sospetto potrebbe essere quello che guarderà la mattina appena sveglia. Una sola mattina o una vita intera.

 

Vorrei che mia figlia fosse una donna a cui non devo spiegare niente e a cui far vedere tutto.

 

 

 

Ne la ragazza fisarmonica Paolo Conte canta: “Tua madre ti ha vestita di tante gelosie / Ti ha messo cose in testa amare fantasie / In te ha riversato le proprie delusioni / Gli uomini ti ha detto son tutti dei coglioni / Così tu sei cresciuta in quella diffidenza / Tra un uomo e l’altro pensi non c’è la differenza”.

 

Essere migliori del giorno prima, guardare ai cattivi esempi e farli propri cercando di comprenderli. Sapersi difendere, saper attaccare. Provare a non essere uno stereotipo.

 

Mia figlia sa che attorno a lei c’è l’orrore. Ci sono i maschi volgari, i vigliacchi, gli assassini e gli inetti. Gli occhiolini, i sottintesi, le battute, le mani viscide e le frasi indigeste. C’è il sangue e il fuoco. Le botte, i funerali.

 

A mia figlia devo spiegare che è un mondo brutto? No.

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