Il gladiatore Quagliarella, il cavallo Bruno Peres e il ciuffo smarrito di Zenga

Alessandro Bonan

Tre istantanee della 21esima giornata di serie A

Il gladiatore

Con quella faccia da antico romano ha sbaragliato gli avversari con il carisma prima ancora che con i muscoli. Un gladiatore sulla via della pensione ma ancora in grado di muoversi felpato come una pantera. Quagliarella ha trafitto tre volte la Fiorentina, ferma come una bistecca, inespressiva come una donna senza carattere. E lo ha fatto ricorrendo all’esperienza e alla precisione. Un gladiatore che mentre il nemico avanzava timoroso si posizionava alle sue spalle e colpiva. Un gladiatore di ferro a cui la palla obbediva come una calamita.

La mossa del cavallo

Negli scacchi, il cavallo è una pedina decisiva. Si muove a L e può farti vincere da solo la partita. Ma un allenatore di calcio che cosa sa del gioco degli scacchi? Probabilmente nulla, o forse tutto, non si può dire. Sulla panchina della Roma, qualcuno deve aver portato una scacchiera. Di Francesco l’ha vista e si è confuso. Ha messo Bruno Peres, cavallo di riserva, sulla destra, non conoscendo il detto che “un cavallo posto al margine è come l’acqua di fronte all’argine”. Poi ha cercato, in contromossa, di liberarlo altrove muovendo dalla panca un altro difensore. Errore sull’errore. Chiusura di partita.

Ermenegildo Zenga

Zenga, da quando va in panchina, cerca un sarto per la sua mole. Ha braccia lunghe mai coperte fino in fondo da giacche sempre un po’ ristrette. Quando faceva il portiere, con il ciuffo e il sorriso sfidante, veniva considerato a suo modo elegante. Come allenatore ha perso il ciuffo e le misure. Milanese fino al midollo, ha dovuto girare il mondo per incoraggiare se stesso, vista la diffidenza in patria dove ogni volta, davanti al pregiudizio, si perdeva in chiacchiere a tratti inutili per affermarsi e dirsi bello. A Crotone pare che Zenga abbia trovato il sarto giusto. A 57 anni, si può ricominciare a essere eleganti.