Sarajevo (Wikimedia Commons)

Il Bi e il Ba

Il labile confine tra cronaca e finzione

Guido Vitiello

Tra luglio e agosto 2022 vengono presentati due adattamenti cinematografici del racconto di Richard Connell "The Most Dangerous Game". A settembre dello stesso anno viene proiettato "Sarajevo Safari" di Miran Zupanic, che spinse poi Ezio Gavazzeni a indagare sui viaggi di cecchini volontari in Bosnia 

A volte fra la realtà delle cronache e la cosiddetta realtà romanzesca ci passa davvero poco: un mese, per esempio. Nel settembre del 2022, in un festival dedicato al documentario balcanico, viene proiettato Sarajevo Safari del regista sloveno Miran Zupanic. E’ il film che ha spinto lo scrittore Ezio Gavazzeni a indagare sui viaggi in Bosnia di facoltosi cecchini volontari che avrebbero pagato grandi somme per il divertimento di sparare ai civili durante l’assedio. Ne è seguito un esposto, e ora un’inchiesta della Procura di Milano. Ma il caso ha voluto che tra luglio e agosto dello stesso anno fossero presentati i due più recenti adattamenti cinematografici – gli ennesimi – di un celebre racconto di Richard Connell, The Most Dangerous Game, pubblicato per la prima volta nel 1924.

Ecco la confessione del protagonista, il generale Zaroff: “Una notte ero sdraiato nella mia tenda con un forte mal di testa quando un pensiero terribile mi attraversò la mente. La caccia cominciava ad annoiarmi!”. Il motivo di questa disaffezione è semplice: le prede si lasciavano infallibilmente catturare, e non c’era più gusto. “Avevo bisogno di un nuovo animale. Ne ho trovato uno. Così ho comprato quest’isola, ho costruito questa casa e qui mi dedico alla caccia. L’isola è perfetta per i miei scopi: ci sono giungle con un labirinto di sentieri, colline, paludi…”. Ma l’animale? “Oh”, dice Zaroff, “mi offre la caccia più emozionante del mondo. Nessun’altra caccia è paragonabile a questa. Caccio ogni giorno e ora non mi annoio mai, perché ho una preda con cui posso misurare il mio ingegno”. Ma nessun animale è in grado di ragionare, gli obietta il suo interlocutore. “Mio caro amico”, risponde il generale, “ce n’è uno che può farlo”. Zaroff ha ritrovato l’amore per la caccia rincorrendo prede umane nei suoi vasti terreni. Ma ben pochi al giorno d’oggi possono permettersi un’isola privata; così sono costretti a ripiegare sui safari organizzati.

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