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Il Bi e il Ba
Il presunto "fascismo" dei pro Pal e il complesso di sinistra
Fiano ha detto che i contestatori che gli hanno impedito di parlare sono "tecnicamente fascisti". Ecco la sindrome diagnosticata da Thierry Wolton: gli intolleranti di estrema sinistra diventano per magia fascisti, come se la sinistra non avesse una sua tradizione di intolleranza autoctona e si dovesse preservare il buon nome del comunismo
Non avendo scheletri nell’armadio, travi nell’occhio, corna di bue in fronte o statuine del Duce sulla credenza di casa, posso dire in tutta tranquillità che sulla contestazione di Emanuele Fiano all’università Ca’ Foscari di Venezia ha ragione Ignazio La Russa quando scrive che “almeno in questo caso citare il fascismo come principio guida per i pro Pal è un po’ azzardato”. Del resto, basta leggere l’intervista a Fiano su Repubblica – per tacere dei tanti messaggi di solidarietà che ha ricevuto, tutti sulla stessa falsariga – per notare una strana schizofrenia: i contestatori si sono presentati sotto la sigla Fronte della Gioventù Comunista, sullo striscione esibivano una bella falce e martello ma, racconta Fiano, “ho detto loro che sono dei fascisti. Lo sono tecnicamente, perché impedire a una persona di parlare è fascismo”. Ecco, su questo “tecnicamente” ho qualcosa da eccepire.
La destra postfascista ha i suoi problemi irrisolti di antisemitismo (che nell’ultima stagione si manifestano soprattutto in forma di campagne contro l’“usuraio” Soros e i suoi fantomatici piani di sostituzione etnica), ma chiamare “tecnicamente fascista” un gruppetto tecnicamente comunista rivela una ben nota sindrome, quella che lo storico Thierry Wolton diagnosticò a suo tempo come “complesso di sinistra” (Comment guérir du complexe de gauche, Plon 2003). Wolton la definiva un’“Opa su tutti i valori positivi”, in virtù della quale un intollerante di estrema sinistra diventa, per magia, un fascista o uno squadrista, quasi che la sinistra non avesse una sua tradizione di intolleranza autoctona, o che bisognasse preservare intatto, contro ogni evidenza fattuale, un ipotetico buon nome del comunismo. Questo occorre ricordarlo non per partecipare allo sfiancante giochino della palla avvelenata su chi ha le colpe storiche più gravi – sport molto praticato nell’ora di educazione fisica del nostro liceo classico a cielo aperto – ma per amore di chiarezza intellettuale: come guarire una malattia, se si sbaglia la diagnosi?