(foto EPA)

il bi e il ba

Dalla reductio ad Hitlerum alla reductio ad genocidium

Guido Vitiello

Se tra i termini di una proporzione inserisci l’infinito, tutto il calcolo sballa e puoi anche chiudere il quaderno: è esattamente quello che sta succedendo discutendo di Gaza

A scuola non ero bravo in aritmetica, ma mi pare di ricordare che se tra i termini di una proporzione inserisci l’infinito, che non è propriamente un numero ma un concetto limite, tutto il calcolo sballa e puoi anche chiudere il quaderno. E’ uno dei motivi, accanto ai moltissimi di ordine fattuale, per cui resisto all’adozione del termine “genocidio” per nominare ciò che è accaduto finora a Gaza. Cerco di spiegarmi meglio. Il filosofo Vladimir Jankélévitch si opponeva all’ipotesi che i crimini nazisti potessero essere prescritti: “Non si può punire il criminale con una punizione proporzionale al suo crimine, poiché a cospetto dell’infinito tutte le grandezze finite tendono a equivalersi”. Che senso ha discettare su vent’anni o su un ergastolo, davanti a un massacro che non è su scala umana, “non più delle grandezze astronomiche e degli anni luce”? O anche, come dice Woody Allen in Anything else, “i crimini nazisti sono stati così enormi che se l’intero genere umano scomparisse la si potrebbe considerare una punizione giustificata”.

Sono iperboli che punteggiano da sempre il discorso sui campi di sterminio. La grande operazione politico-culturale in atto – fotocopiare la cultura memoriale della Shoah in ogni dettaglio, le pietre d’inciampo, le accuse di negazionismo, i gazawi come “Holocaust survivors” – include anche l’appropriazione di questa retorica. Ma anziché usarla come approssimazione dell’indicibile, se ne fa un capitale morale illimitato per un ricatto permanente: ma come, ti domandano, davanti a un genocidio ti preoccupi di uno striscione sbagliato, delle gaffe di Albanese, di qualche ebreo insultato, dell’affidabilità delle cifre di Hamas? Mettendo l’infinito nella proporzione, ogni calcolo appare come una piccineria. Leggevo giorni fa un pamphlet sull’espediente che fa deragliare tutte le discussioni, la famigerata reductio ad Hitlerum (François De Smet, Reductio ad Hitlerum. Une théorie du point Godwin, Puf 2014). Dovremmo ragionare anche sugli usi della Reductio ad genocidium.

Di più su questi argomenti: